MARIANO da Alcamo
MARIANO da Alcamo. – Nacque ad Alcamo, in Sicilia, da Nicolò Bonafini, originario di Savoca, nel Messinese, e da Caterina Russo, tra il 1555 e i primi anni Sessanta del Cinquecento, poiché i genitori si erano sposati il 26 nov. 1554 e M. fu compagno di scuola del poeta alcamese Sebastiano Bagolino.
Avviato alla vita religiosa presso i cappuccini della provincia palermitana, pronunciati i voti e ricevuta l’ordinazione sacerdotale continuò gli studi diventando predicatore e già nel giugno 1591 fu eletto provinciale. Terminato l’incarico nell’agosto 1594, chiese di essere destinato alle missioni.
Nel novembre 1599 fece parte del gruppo di dodici cappuccini che accompagnò Lorenzo da Brindisi nella sua prima missione in Boemia.
La missione aveva lo scopo di introdurre l’Ordine cappuccino nei territori imperiali dove erano fortemente penetrate le dottrine protestanti e contribuire così alla restaurazione del cattolicesimo. Mentre è noto il ruolo carismatico svolto dal santo brindisino, dell’operato di M. gli annali cappuccini ricordano solo pochi aneddoti di carattere agiografico per comprovare la fama di santità che si diffuse al suo ritorno in Sicilia, come quelli relativi allo scampato attentato a colpi di archibugio e al rifiuto delle insidie di quattro prostitute. In quanto resta della sua corrispondenza in latino con l’amico Bagolino, risalente all’inizio del 1600, si legge invece che la missione procedeva con successi e fatiche, appoggiata dall’imperatore Rodolfo II, e che lui stava per dare l’ultima stesura a un’ampia raccolta di prediche intitolata In orationem Dominicam seu Mare oceanum concionatorum pauperum.
Tornato in Sicilia, M. si dedicò a un intenso apostolato mariano. La sua devozione verso la Madonna, già esplicitata nel nome scelto da religioso e dal suo sostegno dell’immacolata concezione di Maria, col tempo era stata accresciuta dalla convinzione di aver ricevuto grazie dalla Vergine e, dopo la missione in Boemia, dalla visione della «Madonna dello Stellario» che asserì di aver avuto nel convento della sua città natale. Egli promosse il culto di questa Madonna in varie chiese di Alcamo, Trapani e altre località siciliane, con esito alterno perché non tutti, neppure tra i confratelli, credevano all’autenticità dell’apparizione. A essa seguirono ulteriori fatti considerati soprannaturali, tra cui la predizione della contemporanea guarigione della nobile alcamese Paola Frangi e della morte della figlia di lei, colpite dalla stessa malattia.
Nel 1608 M., definitivamente ristabilitosi nella provincia cappuccina di Palermo (non ha riscontro una sua presunta seconda missione in Persia), già godeva di una certa fama di santità: per quattro mesi predicò ogni giorno nella cattedrale di Palermo e poi, con fra Agostino da Mazara, andò a Trapani, dove si trovava il viceré marchese Juan Fernández Pacheco de Vigliena che gli aveva chiesto di pregare per lui, a svolgere un altro ciclo di predicazioni nel Santuario dell’Annunziata. Nominato primo definitore, alla morte del provinciale Gianmaria da Castelvetrano, nel 1611, svolse le funzioni di vicario provinciale e poi quelle di qualificatore del S. Uffizio, maestro dei novizi, guardiano dei conventi di Trapani, nel 1614, e Marsala, nel 1615. L’imperatore Mattia, che aveva conosciuto M. da arciduca, chiese il suo ritorno in Boemia, ma M. rinunciò anche perché soffriva di gotta.
M. morì a Palermo, in concetto di santità, il 27 luglio 1621.
M. lasciò manoscritta la parte più rilevante delle sue opere: la citata raccolta di orazioni, una Elucidatio in primam partem d. Thomae, completata nel 1612, e un Quaresimale, che dopo la sua morte fu dispersa tra i conventi di Genova e di Palermo finché non se ne perse traccia unitamente a un suo ritratto e a un’immagine della «Madonna dello Stellario» dipinta da lui. Invece pubblicò, per l’importanza che attribuiva alla diffusione della venerazione della Madonna sotto tale appellativo, una serie di libri devozionali in prosa e in versi: il Modus contemplandi coronam beatissimae Virginis Mariae (Palermo 1608), tradotto in italiano dal sacerdote Michele Caruso (Modo di contemplare la corona della b.V. nello Stellario Gaudioso predicato… nel duomo di Palermo nel 1608, Palermo 1608 e 1611), i Poemata varia et devotissima in laudem beatissimae Virginis Mariae e i Plures palmulae in folio et alia diversa opuscula carmine et prosa (entrambi Palermo 1612), l’Officium parvum stellari gaudiosi, dolorosi et gloriosi beatissimae Virginis Mariae e il Labyrinthus beatissimae Virginis Mariae (entrambi ibid. 1615).
Fonti e Bibl.: G. Mazzuchelli, Gli scrittori d’Italia, I, 1, Brescia 1753, pp. 352 s.; Rocco da Cesinale, Storia delle missioni dei cappuccini, II, Roma 1872, pp. 635 s.; F.M. Mirabella, Una lettera del p. M. Bonofino da A., in Arch. stor. siciliano, n.s., IX (1884), pp. 404-408; F. Nicotra, Diz. illustrato dei Comuni siciliani, I, Palermo 1907, p. 198; Antonino da Castellammare, Storia dei minori cappuccini della provincia di Palermo, II, Palermo 1922, pp. 343-353; Egidio da Modica, Catalogo degli scrittori cappuccini della provincia di Palermo, Palermo 1930, pp. 107-109; C. von Oberleutasch, Die Kapuziner in Österreich zum 350jährigen Bestand der Wiener Kapuzinerprovinz (1600-1650), in Collectanea Franciscana, XX (1950), 3-4, p. 264; Lexicon Capuccinum, Romae 1951, col. 1054; Melchior a Pobladura, De cooperatoribus in compositione annalium Ordinis fratrum minorum Capuccinorum, in Collectanea Franciscana, XXVI (1956), 1, pp. 22, 41; T. Papa, Memorie storiche del clero di Alcamo, Alcamo 1968, pp. 57, 64 s.; E. Kusin, Die Anfänge des Kapuzinerordens in Erzherzogtume Österreich unter und ob der Enns (1600-1630), in Collectanea Franciscana, XXXIX (1969), 3-4, p. 249.