SOZZINI (Socini), Mariano il Giovane
SOZZINI (Socini), Mariano il Giovane. – Nacque da Alessandro di Mariano il Vecchio e da Laura Aringhieri in Siena, dove ricevette il battesimo il 27 marzo 1483.
Frequentò a lungo i corsi di arti liberali e di materie giuridiche nel patrio ateneo e forse si trasferì per qualche tempo a Bologna, dove disputava lo zio Bartolomeo, ma ancora studente fece ritorno a Siena e il 21 gennaio 1505 vi conseguì la laurea in diritto civile con votazione unanime dei promotori, tra i quali Bartolomeo Sozzini e Antonio Giordano da Venafro, che nello stesso giorno gli conferì le insegne dottorali. Intraprese la carriera accademica e in ottobre fu condotto all’insegnamento di istituzioni per un biennio, con lo stipendio di 25 fiorini annui. Era intanto entrato nella vita pubblica, risiedendo nel bimestre luglio-agosto 1501 nella magistratura suprema del Concistoro in rappresentanza del monte dei Gentiluomini per il terziere di San Martino e, poiché godeva della fiducia di Pandolfo Petrucci, signore di Siena, fu nominato capitano del popolo per il bimestre marzo-aprile 1508 e successivamente, nel semestre da luglio a dicembre 1511, fu uno dei quattro Regolatori, la magistratura contabile del comune di Siena. Scomparso il padre, aveva acquisito l’indipendenza economica, dopo avere stipulato nell’agosto del 1507 un accordo con i fratelli Francesco e Girolamo per la divisione dei beni. Nel gennaio del 1509 si unì in matrimonio con Camilla di Paolo Salvetti, ricevendo in dote dal padre, facoltoso imprenditore, la somma di 1666 fiorini. Dalla loro unione nacquero tredici figli.
Negli anni tra il 1508 e il 1517 Sozzini si dedicò prevalentemente all’insegnamento nell’Università di Siena e tenne, sino all’anno accademico 1512-13, la lettura straordinaria mattutina di diritto civile, con uno stipendio che nel 1511 passò da 25 a 40 fiorini, e dall’anno accademico 1513-14 la lettura ordinaria pomeridiana, sempre di diritto civile, con una retribuzione che salì dapprima a 65 fiorini e poi a 80. Nello stesso tempo continuò a sostenere i Petrucci anche dopo la morte di Pandolfo e quando, nel giugno del 1517, il nipote Raffaele, vescovo di Grosseto e signore di Siena, fu creato cardinale, Sozzini partecipò all’ambasceria inviata a Roma per ringraziare papa Leone X. Nell’autunno dello stesso anno, nonostante avesse ricevuto la conferma dell’insegnamento di diritto civile a Siena per il biennio 1517-19, optò per lo stesso incarico nello Studio di Pisa, dove continuò a insegnare ininterrottamente sino all’anno accademico 1522-23, tenendo corsi civilistici vespertini sul Digestum novum e l’Infortiatum, finché fece ritorno in patria. Il nuovo soggiorno senese, sebbene di breve durata, fu denso di impegni: tra il maggio 1524 e il marzo 1525 partecipò come promotore a cinque esami di laurea in diritto civile e in utroque iure, ricoprì nuovamente la carica di capitano del popolo per il bimestre luglio-agosto 1524 e nel 1525 fece parte, da aprile, del collegio dei ventuno Conservatori della libertà in rappresentanza del monte dei Gentiluomini e, in maggio, fu inviato come ambasciatore del governo senese a Firenze per trattare il rinnovo dei capitoli dell’alleanza tra le due città, nonostante il clima di ostilità creato dalle potenze europee e gli ostacoli frapposti da papa Clemente VII.
La fama conseguita da Sozzini in venti anni di insegnamento universitario gli aprì le porte della prestigiosa Università di Padova, dove nell’ottobre del 1525 fu chiamato a ricoprire la prima cattedra mattutina di diritto civile per leggervi il Codice giustinianeo con lo stipendio di 625 fiorini e dopo pochi mesi passò sulla seconda cattedra civilistica pomeridiana, il cui programma prevedeva la lettura del Digestum novum, sempre con la stessa retribuzione. Nel dicembre del 1528, il doge Andrea Gritti e il Senato veneziano, nel constatare che Sozzini si era comportato «sì egregiamente ch’ha superato ogni expectatione de lui», gli confermarono la condotta per altri tre anni accademici portandogli lo stipendio a 800 fiorini (Archivio di Stato di Siena, Diplomatico, Bichi-Borghesi, P 224).
Nell’ottobre del 1529 la fama di Sozzini si accrebbe ulteriormente, allorché i giuristi della facoltà patavina furono contattati dagli inviati di re Enrico VIII d’Inghilterra per dare il loro responso sul divorzio del sovrano da Caterina d’Aragona, ma la signoria di Venezia non poteva tollerare che docenti a suo carico ricevessero compensi per avere rilasciato pareri in una vicenda dai gravi risvolti politici. Dapprima Sozzini, unico tra i colleghi, si rifiutò di aderire alla richiesta, dichiarando di non poter retrocedere da quanto aveva già scritto, né rifiutare una consulenza a chiunque lo pagasse, ma il 17 maggio 1530 il Consiglio dei dieci, tramite il proprio inviato a Padova, gli intimò di non esprimersi più a favore dell’una né dell’altra parte in causa.
Nel frattempo aumentava il numero degli studenti che seguivano le sue lezioni e nell’ottobre del 1532 il governo veneziano, ritenendo che «la partita sua da Padoa senza dubbio faria gran danno al Studio, essendo grandissima penuria di doctori excellenti», gli elevò lo stipendio a mille fiorini all’anno (Archivio di Stato di Siena, Diplomatico, Bichi-Borghesi, P 231). Inoltre, in settembre, il cardinale Lorenzo Campeggi, legato in Germania, lo aveva creato motuproprio e mera liberalitate conte del sacro palazzo lateranense. In realtà non tutti gli studenti erano entusiasti del suo metodo didattico, che consisteva nell’interpretare i testi di diritto comune utilizzando il metodo dialettico e discutendo le opinioni dei giureconsulti, e di conseguenza invocavano la chiamata del giurista umanista Andrea Alciato, mentre i professori patavini e i senatori veneziani ritenevano che l’insegnamento del diritto dovesse avere per oggetto le dottrine degli interpreti e non l’analisi filologica dei testi e pertanto, anziché assumere Alciato, nel settembre del 1535 il Senato della Serenissima preferì concedere ulteriori aumenti di stipendio a Sozzini, per il successivo triennio, portandolo a mille ducati all’anno, e nel marzo del 1540, per il biennio seguente, pagandogli mille scudi. Intanto, il 5 marzo 1537 il patriarca alessandrino Cesare Riario gli aveva confermato il titolo di conte palatino, attribuendogli anche la facoltà di conferire i dottorati, privilegio del quale il giurista senese si avvalse in diverse occasioni, tra l’aprile 1538 e il maggio 1541, presiedendo le commissioni d’esame e approvando i candidati nelle sue dimore patavine.
Nel settembre del 1539 i Savi dello Studio senese tentarono senza successo di riportare Sozzini all’insegnamento in patria, affidandogli la cattedra civilistica pomeridiana per la modesta cifra di 200 fiorini; il tentativo fu ripetuto nel 1541. Nel 1542 anche i funzionari del governo mediceo si adoperarono per ricondurlo a Pisa, ma egli preferì trasferirsi a Bologna, dove si era liberata la cattedra di Alciato e pertanto fu assunto, nell’estate del 1542, per tenere il corso straordinario serale sull’Infortiatum. Nel successivo anno accademico passò alla lettura del Digestum novum e così, sino all’anno accademico 1555-56, commentò ad anni alterni le stesse parti del Digesto. Invano, nell’agosto del 1545 il segretario del duca Cosimo, Giovan Francesco Lottini, gli aveva offerto più dei 1300 scudi che gli versavano i bolognesi.
Mentre soggiornava nella città felsinea, dal 1547 al 1549, vi si trasferì il concilio tridentino e Sozzini ebbe modo di stringere proficue relazioni con alti prelati, a cominciare dal presidente, cardinale Giovan Maria Ciocchi del Monte, e gli furono affidate importanti consulenze. Allorché lo stesso del Monte fu eletto papa con il nome di Giulio III, gli concesse la sua protezione, nominandolo nel 1551 avvocato concistoriale e, agli inizi del 1554, facendolo assolvere segretamente da una non meglio specificata «imputatione d’heresia». Inoltre, gli venne conferita la cittadinanza petroniana e ottenne l’esenzione dal pagamento delle tasse locali, a condizione che non interrompesse l’insegnamento per fare ritorno in patria. In realtà, anche se avesse concepito un disegno del genere, non avrebbe potuto realizzarlo a causa della lunga guerra che dal 1552 al 1555 afflisse Siena e il suo Stato, tanto che nell’ottobre del 1554 Sozzini si trovò costretto a implorare il potente ministro del duca Cosimo, Lelio Torelli, affinché facesse avere alla figlia Porzia un salvacondotto per uscire da Siena, stretta d’assedio, con i nipoti Scevola e Giovanni.
Morì a Bologna il 19 agosto 1556 e fu sepolto nella chiesa di S. Domenico sotto un monumento funebre fatto erigere dai figli.
La sua attività di commentatore, ligio ai criteri del mos Italicus iuris docendi, si era concentrata sulla lettura del Digestum novum e dell’Infortiatum e infatti i suoi Commentaria in quattuor lecturas vespertinas, relativi ad alcuni titoli delle due parti del Digesto, vennero dati alle stampe, a cura del figlio Celso, a Venezia dallo stampatore senese Francesco de Franceschi nel 1566 e 1571 e poi a opera di altri stampatori negli anni 1575, 1576, 1585 e 1603. Sempre a Venezia nel 1571 e 1580 fu pubblicata anche la raccolta dei suoi Consilia, dove si trova (I, cons. 122, Venezia 1571, cc. 211r-212r) il celebre parere dal quale avrebbe tratto origine l’istituto della ‘cautela sociniana’ in materia di successione, discusso dalla dottrina civilistica italiana sino a metà del secolo scorso.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Mediceo del Principato, 364, c. 690rv, 373, c. 400rv, 434, c. 619r; Archivio di Stato di Siena, Balia, 79, cc. 3v, 4r, 7v-8r, 13v, 20v, 27r-v, 37v, 43v, 51r, 53r, 68r, 77v, 81v, 86v, 93r, 95r, 116r; 563, lettere nn. 62, 66, 70, 71, 73, 75, 78, 79, 82, 84, 88; Biccherna, 1133, c. 489v col. a; Concistoro, 849, c. 2r, 946, cc. 1r, 8v-10r, 12v, 18v-19r, 23v, 29v-30r; Consiglio generale, 242, c. VIIrv; Diplomatico, Bichi-Borghesi, P 183, 224, 231, 233, 234, 241, 278, 288; Gabella dei contratti, 332, c. 23r; Notarile antecosimiano, 713 n. 129; Regolatori, 82; Mss., A 65, cc. 89v, 90r; Siena, Biblioteca comunale, Mss., C.IV.11, cc. 31r-39v; P.III.4, cc. 154r-155v.
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