CHÉNIER, Marie-Joseph-Blaise
Poeta drammatico e uomo politico francese, fratello di André, nato l'11 febbraio 1764 a Costantinopoli, morto a Parigi il 10 gennaio 1811. Diciassettenne appena, interruppe gli studî per entrare come cadetto nel reggimento dei dragoni di Montmorency, donde usciva due anni dopo. A Parigi si mise allora a scrivere per il teatro, ma con scarso successo, (1785-1786). Viceversa la sua tragedia Charles IX, rappresentata tre anni dopo (1789), ottenne un successo trionfale, dovuto alle illusioni politiche e al talento del Talma. Così lo Ch. raggiunse la celebrità e l'accrebbe poi con Henri III (1791) e Caïus Gracchus (1792), proibito sotto il Terrore per la famosa invocazione: "des lois et non du sang", come furono sospese e proibite le rappresentazioni delle tragedie successive, Fénelon (1793) e Timoleon (1794). Oltre a questi ed altri numerosi lavori letterarî e politici, lo Ch. compose gl'inni À la Raison, À l'Être suprême, Au Neuf Thermidor, Au Dix Août e il popolarissimo Chant du Départ (1794). Membro della Convenzione, del Consiglio dei Cinquecento, del Tribunato, spiegò pure una grande attività nel campo politico e protesse le lettere e le arti. Appartenne al Club dei Giacobini e seguì la Rivoluzione fino alla vigilia del Termidoro, in dissenso col fratello André, cui fu tuttavia legato da sincero affetto e che cercò invano di salvare, quand'egli stesso era ormai sospettato di moderatismo e minacciato di proscrizione. Caduto Robespierre, lo Ch. si dedicò esclusivamente alla politica, prima a fianco dei termidoriani, poi tra i fautori del Bonaparte; ma allorché conobbe i propositi del Primo Console, si schierò contro la dittatura e nel 1802 venne allontanato dalle cariche statali. Ebbe tuttavia poi una pensione annua e l'incarico di continuare l'Histoire de France del Millot. Tracciò allora un Tableau historique de l'état et des progrès de la littérature française depuis 1789, in cui combatté le nuove correnti; ma continuò a scrivere anche per il teatro: l'ultima delle sue tragedie, Tiberio, è tra le più notevoli della vecchia scuola classica. Le opere dello Ch. vennero raccolte in otto volumi da D. Ch. Robert (Parigi 1824-26).
Bibl.: Daunon, Notice biographique, introduz. all'ediz. del Théâtre de M. J. Ch., Parigi 1818; L. G. Chénier, La vérité sur la famille de Ch., Parigi 1844; C. labitte, Études littéraires, 1846; Sainte-Beuve, Lundis, V e VI; H. Welshinger, Le théâtre révolutionnaire (1789-1790), Parigi 1881; W. Küchler, M. J. Chénier's dramatische und lyrische Dichtung, Lipsia 1900; A. Lieby, Étude sur le théâtre de M. J. Chénier, Parigi 1902 S. Panella, Il Caio Gracco di Monti e di Chénier, in La Romagna, I (1904); O. Tognozzi, V. Alfieri e M. J. Chénier, Pistoia 1906; C. de Courten, La fortuna del teatro di G. M. Ch. in Italia, in Giornale storico della letteratura italiana, LXXXII (1923).