Mori, Mariko
Artista giapponese, nata a Tōkyō nel 1967. Dopo aver frequentato il Bunka Fashion College di Tōkyō (1986-1988) e aver contemporaneamente lavorato come modella e creatrice di moda, si è trasferita a Londra (1988), dove ha studiato alla Byam Shaw School of Art e al Chelsea College of Art and Design (1989-1992); nel 1992 a New York, dove si è stabilita, ha partecipato all'Independent Study Program del Whitney Museum of American Art. Dedicatasi alla ricerca artistica, nei suoi primi lavori ha risentito delle esperienze acquisite nell'ambito della moda. Ha partecipato nel 1993, presso l'Aldrich Museum of Contemporary Art di Ridgefield, alla collettiva Fall from fashion con l'opera Art as fashion i, ii, iii e nello stesso anno a un'altra collettiva (New York, Project Room) con l'opera Close-up. Pur fondando il suo lavoro sulla cultura giapponese tradizionale, si è servita delle tecnologie avanzate e della fotografia per realizzare opere anche di grandi dimensioni. Influenzata dall'arte contemporanea occidentale, soprattutto dalla Pop Art, si è ispirata anche ad A. Warhol e a C. Sherman. Dopo il successo della personale Made in Japan, presentata a Tōkyō e a New York nel 1995-96, l'artista ha raggiunto la notorietà internazionale. M. ha ritratto sé stessa ambientandosi in spazi urbani contemporanei, mentre assume diversi ruoli oppure si immedesima in personaggi sorprendenti.
Sempre al centro delle opere da lei ideate e interpretate, ha creato anche gli abiti con i quali si è camuffata; pertanto, nelle sue performances è apparsa come una donna-geisha tra spiritualità antica e high-tech (Subway e Play with me, 1994; Tea ceremony 111 e Birth of a star, 1995); ha lavorato poi su luoghi, intesi come metafore di incontri tra universi opposti (Empty dream, 1995; Miko no Inori, 1996); infine, ha indagato nel mondo della magia e dell'ignoto (Entropy of love, 1996; Burning desire, 1996-1998; Kumano, 1997-98; Alaya, 1998). Dopo avere abbandonato la ricerca che verteva sulla spettacolarizzazione della sua figura, ha impostato un'altra indagine nell'ambito dello spirituale e della meditazione, ricercando una nuova espressione artistica nei video e nelle installazioni elaborati al computer con sistemi che afferiscono alla realtà virtuale. Tra questi, notevole Nirvana (1996-97), presentato alla Biennale di Venezia (1997) e in seguito (1998) nell'ambito della personale Contemporary projects: Mariko Mori al Los Angeles County Museum of Art, in cui M. appare nelle vesti della dea Kichijōten agli spettatori che, muniti di occhiali speciali, si ritrovano nello spazio illusoriamente tridimensionale.
Attraverso i mezzi tecnologici più sofisticati ha realizzato spazi ideali di meditazione e di trascendenza ispirati alle pratiche zen; dal 1995 ha lavorato al progetto Beginning of the end, costituito da tredici immagini panoramiche, divise in tre serie, in cui l'artista è presente al centro di tutte sotto una capsula trasparente: l'opera completa è stata presentata in una mostra, Link (Parigi, 2000, Centre G. Pompidou, Musée National d'Art Moderne e una serie di fotografie al Centre National de la Photographie). Notevole la mostra Garden of purification (1999), sul concetto di spazio finalizzato alla ricerca della perfezione e della trascendenza.
M. è stata presente a numerose manifestazioni e rassegne internazionali quali le biennali di Venezia, di Lione, di Montréal; è stata protagonista di mostre in celebri musei del mondo, quali il Museum of Contemporary Art di Chicago (1998) e il Museum of Contemporary Art di Tōkyō (2002).
bibliografia
Appearance, a cura di A. Bonito Oliva, D. Eccher, Bologna, Galleria d'arte moderna, Milano 2000 (catalogo della mostra); Mariko Mori: wave ufo, Kunsthaus Bregenz, Bregenz-New York 2003 (catalogo della mostra).