Berti, Marina
Nome d'arte di Elena Maureen Bertolino, attrice cinematografica, nata a Londra il 29 settembre 1924 e morta a Roma il 29 ottobre 2002. Caratterizzata da un'aria sognante e malinconica, alternò durante la sua carriera ruoli in cui espresse la sua sensibilità di interprete moderna e problematica, soprattutto nei due film diretti dal marito Claudio Gora (con il quale stabilì anche un sodalizio artistico), ad altri più legati alla sua bellezza altera. Per la parte della moglie di Doberdò (Ugo Tognazzi) in La Califfa (1970), diretto da Alberto Bevilacqua, vinse il Nastro d'argento come miglior attrice non protagonista.Figlia di un italiano emigrato in Gran Bretagna e di un'inglese, tornò in Italia nel 1936 e studiò a Firenze. Ottenne il primo ruolo da protagonista in Giacomo l'idealista (1944) di Alberto Lattuada, dove propone un tipo di donna a lei congeniale, Celestina, introversa, schiva e incompresa. Si rivelò ancora acerba in La donna della montagna (1943) di Renato Castellani e in La porta del cielo (1945) di Vittorio De Sica, ma apparve più sicura nella parte di Linda in Il testimone (1946) di Pietro Germi. L'ottima conoscenza dell'inglese (per alcuni film aveva utilizzato anche il nome di Maureen Melrose) le consentì di ricoprire ruoli minori in due film statunitensi girati in Italia: fu infatti Angela in Prince of foxes (1949; Il principe delle volpi) di Henry King, accanto a Tyrone Power e Orson Welles, e si rivelò toccante nella parte della schiava Eunice in Quo vadis (1951) di Mervyn LeRoy. Si recò quindi a Hollywood, ma i due film interpretati (Deported, 1950, Il deportato, di Robert Siodmak e Up front, 1951, Marmittoni al fronte, di Alexander Hall) si rivelarono deludenti. Fu Gora ‒ con cui avrebbe peraltro avuto cinque figli, tra i quali l'attore Andrea Giordana ‒ che, incontrato nel 1943 sul set di Storia di una capinera (1945) di Gennaro Righelli, ne seppe valorizzare le doti di interprete originale in due bei film: Il cielo è rosso (1950), dal romanzo di G. Berto, in cui l'attrice rende ricca di forza e vitalità la figura di Carla, una prostituta travolta da una realtà priva di speranze, e Febbre di vivere (1953), opera che denuncia il disordine morale giovanile nel dopoguerra, in cui la B. appare nel ruolo di Lucia, al fianco di Massimo Serato e Marcello Mastroianni. Successivamente si cimentò nel cinema in costume: fu la cinica Beatrice in Casta diva (1954) di Carmine Gallone e, quindi, la contessa di Polignac in Marie-Antoinette (1956; Maria Antonietta regina di Francia) di Jean Delannoy. Ricoprì poi il fugace ruolo di Flavia in Ben-Hur (1959) di William Wyler, e quello di Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone, in Madame Sans-Gêne (1962) di Christian-Jaque, con Sophia Loren. Dopo essere apparsa in numerosi sceneggiati televisivi, con gli anni diradò la sua attività.