MARINEO, Vincenzo Beccadelli di Bologna marchese di
– Nacque in data non nota nella prima metà del Cinquecento. Era il primogenito di Gilberto, barone di Cefalà e di Capaci e, dal 1565, marchese di Marineo, e di Elisabetta Mastroantonio Bardi.
«Giovanetto fu avventuriero di guerra» (Descrittione della famiglia e casa Bologna, p. 50) e partecipò alla battaglia di Lepanto con don Giovanni d’Austria nel 1571, fu generale nella battaglia di Navarrino contro i Turchi l’anno successivo. Fu nominato «capitano dei cavalli pagati a guerra» nel 1573; fu inviato come ambasciatore presso Filippo II nel 1584 e nel 1588. Fece parte del Consiglio di guerra del re; fu pretore di Palermo nel 1592-93 e nel 1597-98, strategoto di Messina nel 1593-94, 1595-97 e 1603-04. Fu quattro volte deputato del Regno, tre volte governatore della Compagnia dei bianchi e vicario del Regno contro i banditi nel 1604.
Il M. successe al padre nel marchesato di Marineo nel 1577, e dovette affrontare il declino economico del casato, che cercò di contrastare con un’oculata politica matrimoniale sposando, in data imprecisata, Emilia Aragona Tagliavia, sorella di Carlo, principe di Castelvetrano.
Il M. fu coinvolto nelle indagini svolte dal visitatore Ochoa de Luyando: dal 1610 al 1613 questi e la giunta appositamente istituita portarono a termine più di 600 processi contro ufficiali e funzionari della Corona, condannando 151 persone, cioè il doppio delle condanne della visita precedente, nelle cui maglie era incappato Francesco Beccadelli di Bologna, il nonno del Marineo. Il M. fu condannato anche per le irregolarità commesse come strategoto di Messina «a una grossa pena pecuniaria e all’inabilitazione perpetua dagli uffici» (L’Archivio dei Visitatori…, p. 62). Ereditò anche i debiti risalenti al nonno Francesco e alla moglie di questo, Antonella di Magistroantonio (o Mastroantonio) sulla baronia di Montefranco e Motta Sant’Agata. Soprattutto per questa ragione, il M. continuò ad alienare i beni ereditati: «vendette il feudo Mendoli e Masseria di Villafrati, membri di questo marchesato a Vincenzo Spucches che si investì a 7 ag. 1600 […]; il feudo di Casacca col suo fondaco, membro di questo Marchesato a Marco Mancino […] a 12 settembre 1600» (De Spucches, p. 421). Sui feudi di Corrioli, Molinazzo, Casonarita, Casacca e la Torretta, acquistati dai Bologna per 12.000 onze, Marco Antonio Mancino ottenne la licentia populandi, mero e misto impero, la facoltà di nominare ufficiali e vi costruì Bolognetta (forse in onore dei vecchi proprietari).
Il M. morì, non è noto il luogo, nel 1615.
Gli successe il figlio primogenito, Francesco, che sposò Ippolita Larcan; il secondogenito, Giovanni, potrebbe avere sposato la figlia del fratello, Beatrice, ma morì senza eredi nel 1635. Si estinse così – dopo il tentativo di trasmissione femminile, rafforzato da quel matrimonio con lo zio paterno (il modo con cui si poteva «masculiare» un’erede secondo il diritto feudale siculo) – la linea maschile dei Beccadelli di Bologna di Marineo. Delle figlie del M., Elisabetta sposò Nicolò Bardi Mastrantonio; Giulia sposò Vincenzo Pilo Calvello; Susanna sposò Diego Oliveri. Dell’ultima femmina, Antonia, nulla si conosce, ma si può supporre la sua destinazione in convento. Nel 1616 il tribunale della Gran Corte aggiudicò feudo e titolo di marchese di Marineo a Vincenzo Pilo per il matrimonio con Giulia (1606) e la successione di lei, disposta dal testamento della madre (1615), in caso di mancanza di eredi di Francesco, il quale fece testamento il 1° luglio 1634.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Palermo, Arch. Camporeale, Marineo, voll. 260, cc. 177 (debiti del M.), 361 (testamento di Francesco); 983, c. 207 (contratto dotale di Giulia); Palermo, Biblioteca comunale, Mss., 2QqE.166-167: M. Pluchinotta, Genealogia della nobiltà siciliana; Descrittione della famiglia e casa Bologna nella città di Palermo in Sicilia e in Napoli…, raccolta da don Baldassare Bologna di don Bernardino dell’istessa famiglia, l’anno 1598, Palermo 1600 (edita a cura di L. Pinzarrone in Mediterranea Ricerche storiche, IV [2007], pp. 355-398); F. Mugnos, Teatro genealogico delle famiglie nobili titolate feudatarie e antiche del fedelissimo Regno di Sicilia, I, Palermo-Messina 1647, p. 145; F. De Spucches San Martino, La storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia, IV, Palermo 1941, pp. 420 s.; L’Archivio dei Visitatori generali di Sicilia, a cura di P. Burgarella - G. Fallico, Roma 1977, p. 62.