BECICHEMO (Bicichemo, Becichio, Bezicco), Marino
Da non confondersi con Marino Barlezio, suo compatriota e contemporaneo (cfr. A. Zeno, Dissertazioni vossiane, Venezia 1753, II, pp. 404 S.), il B. nacque molto probabilmente nel 1468 a Scutari in Dalmazia, allora sotto il dominio veneziano (dà una lettera di Bernardino Laurino si ricava che egli, quando nel 1484 pronunciò una orazione in onore del Morosini, aveva appena compiuto il sedicesimo amo di età: cfr. Zeno, p. 409). Probabilmente alla fine dell'anno 1500 acquistò la cittadinanza veneziana per interessamento di Domenico Trevisan, procuratore di S. Marco, ottenendola per i meriti suoi e dei suoi avi.
Il padre, Marino, per circa trenta anni era stato segretario della Repubblica veneta alla corte ottomana; il nonno Pietro era stato ambasciatore albanese con Stefano Ionina presso la Repubblica di Venezia. La madre, Bianca Pagnano, apparteneva probabilmente a una famiglia, di mercanti milanesi commercianti con la Dalmazia.
Nel 1477 Scutari cadde in potere dei Turchi, e il B. si rifugiò a Dolcigno, a breve distanza da Scutari, sulla costa, dove vivevano alcuni parenti della madre (è probabile che i genitori fossero allora rimasti uccisi). Con essi il B. si trasferì, a Brescia dove apprese il latino e il greco da Giovanni. Calfumio, al quale più che ad altri si sentì legato, e da Cristoforo Barzizio. Nel 1484 a Brescia pronunciò un'orazione in onore di Marco Antonio Morosini, podestà di quella città. Poco dopo ritornò a Dolcigno e qui sposò Caterina, figlia di Pasquale Dabro, appartenente ad una delle principali famiglie della città, da cui ebbe molti figli.
Nel 1492 (secondo S. Gliubich, Diz. biogr. d. uomini illustri della Dalmazia, Vienna-Zara 1856, p. 25) il B. fu chiamato dal Senato della Repubblica di Ragusa come rettore delle scuole. Durante il soggiorno in questa città, e precisamente nel 14951 dedicò al Senato le sue Castigationes et observationes in Virgilium, Ovidium, Ciceronem, Servium et Priscianum. Risulta che al principio dell'ottobre del 1496 si trovava a Napoli in qualità di segretario del patrizio veneziano Melchiorre Trevisan, provveditore della flotta veneziana venuta in aiuto del re Ferrandino. Il B. aveva ottenuto questo incarico per l'intervento della famiglia Manin (secondo il Gliubich), ed è possibile che si fosse trattato di un ufficio pubblico. Mentre era al servizio del Trevisan si recò in Francia, probabilmente nel 1499; nel settembre di quello stesso amo il Trevisan era nominato provveditore generale col compito di occupare quella parte del ducato di Milano assegnata ai Veneziani, e sembra probabile che il B. sia stato suo segretario durante la campagna.
Il 1500, anno in cui il B. prese la cittadinanza veneziana, segna un cambiamento radicale nella sua vita. Probabilmente verso la fine dell'anno aprì una scuola di umane lettere a Venezia (forse la sua lettera menzionata in Sanuto, Diarii, III, col. 786, sotto il 15 settembre, si. riferisce alla richiesta inoltrata), rivaleggiando con Raffaele Regio, e annoverando fra i suoi scolari Vittore Cappello, Gian Ludovico Navagero, Marc'Antonio Contarini e Agostino Beaziano. Il 28 nov. 1500 pronunciò nella chiesa di S. Maria Formosa in Venezia l'orazione funebre per Giambattista Scita davanti a un largo uditorio, fra cui probabilmente era Pietro Bembo, che stimava lo Scita, per il quale scrisse in questo tempo un epitaffio. A una data incerta, ma probabilmente fra il 1500 e il 1502, disputò nel convento di S. Stefano in Venezia col Regio sulla eccellenza di Cicerone o di Quiàtiliano. Aveva intanto stretti rapporti con patrizi e letterati venezíani, come Girolamo Donato, Marco Dandolo, Antonio Condulmer, Giorgio Emo e Bernardo Soranzo.
Forse durante i primi mesi del 1501 il B. trasferì la sua scuola a Padova, ma nel novembre accettò una condotta di tre anni per la cattedra dello Studio di Brescia, con l'annuale stipendio di 112 ducati (un salario più alto che mai ad altri sborsato). Nello stesso periodo aveva ricevuto una richiesta da Vicenza per insegnare nella scuola pubblica di quella città, ma scelse Brescia forse perché lo stipendio era più alto e perché Brescia era la città dove egli aveva studiato. Pronunciò l'orazione pubblica nello studio bresciano il 30 luglio 1503. Moriva intanto Giovanni Calfurnio, lettore di rettorica nello Studio di Padova (gennaio 1503): il B. pronunciò una commossa orazione funebre. I rettori padovani lo raccomandarono per la successione del Calfurnio, ma ottenne il posto il Regio.
Durante il periodo in cui il B. insegnò a Brescia preparò una raccolta di opere per la stampa, e dal privilegio concesso il 26 sett. 1505 sembra che egli avesse già pronte: Collectanea in Plinium, Artificium Orationum Ciceronis, Centuriae tres Variarum Observationum, Adnotationes Virgilianae, Observationes in Livium et Fabium, Commentarii in Persium, In Libros de Oratore et Rhetoricos Ciceronis.
Non tutte queste opere ci sono state tramandate, e forse non furono neanche mai portate a termine dall'autore. In quest'epoca il B. aveva già stampato i Variarum observationum collectanea, Brescia 1504 (v. Brunet, Manuel..., I, 730) raccogliendovi i suoi lavori già editi. Pubblicò, si crede, a Brescia forse nel 1503, In Primum Plinii observationum librum collectanea (cfr. il catalogo del British Museum) e forse la prima edizione di Praelectio in C. Plinium... Collectanea in primum Naturalis Historiae librum (cum epistola nuncupatoria, Brixiae anno. 1503 conscripta); altre edizioni di quest'ultimo lavoro sono: Oratio qua Brix. Senatui praelectio in C. Plinium, Ferrariae 1504 (nella Bibl. Bodleiana di Oxford) e Oratio qua florentissimo Senatui Brix. gratias agit...[Venetiis o Brixiae 1504?] (nella Bibl. Vaticana). Successivamente varie ristampe riproducono le. osservazioni pliniane del B. unitamente alle opere sullo stesso argomento di Niccolò Perotti e di Cornelio Vitelli: Marini Bechichemi... Elegans ac docta in C. Plinium praelectio. Eiusdem Plini praefatio in libros Historiae Naturalis diligenter ac cum iudicio recognita. Eiusdem Scodrensis collectanea in primum Plinii...Luteciae 1519. Sembra che dell'anno 1504 sia la prima edizione del Panegyricus serenissimo principi Leonardo Lauretano et illustrissimo Senatui Veneto dictus [Brixiae 1504](cfr. catalogo della Bibl. Vaticana). Nel 1505 si ristampò il Panegyricus con Epistolicarum Quaestionum: Centuria prima, curata da Angelo Britannico [Brixiae 1505].I l B. si lamentò che questa edizione fosse stampata con troppi errori, e perciò, diede, il manoscritto del testo ad Antonio Moretto per una ristampa che apparve come: Marinus Bechichemus... Opera... Panegyricus... Centuria epistolicarum quaestionum... Castigationes multae... Artes de componenda epistola, de componendo dialogo, de imitatione, de componenda funebri oratione, de componenda nuptiali oratione, Venetiis, Bernardo de' Vitali, 1506 (anche questa è piena di errori tipografici). A seguito di tale produzione letteraria non è da meravigliarsi se nel novembre 1505 la condotta del B. fu rinnovata dal Senato bresciano per tre anni e con lo stesso stipendio. Nel giugno 1508 egli chiese licenza di recarsi temporaneamente, a Roma, per una visita resa necessaria dal fatto che il padre di un suo studente aveva dato a un figlio del B. (Marco, un ragazzo di dodici anni) un canonicato della Chiesa bresciana. Sembra che, ottenuta regolare licenza, egli non ritornasse più ad insegnare a Brescia: certamente alla fine dell'anno 1508, Francesco Arigoni fu nominato al suo posto. I tre studenti più illustri del B. a Brescia erano stati Filippo Donato, figlio di Girolamo, Pietro Soardo e Gian Antonio Cattaneo.
Da Roma il B. passò a Venezia forse in seguito a qualche attrito di cui ebbe a risentire al tempo della lega di Cambrai. Alla metà del luglio 1509 fu, nominato lettore di umanità per, gli studenti della Cancelleria, reggendo la scuola con Girolamo Calvo di Vicenza e leggendo Plinio, le orazioni di Cicerone e Virgilio: ". do lection la matina et una poi disnar, demum la sera disputano insieme, ch'è bel veder", secondo Marin Samito (Diarii, XII, Col. 296).
Nel maggio del 1514 il B. da Venezia cercava un posto come professore a Mantova ed era in relazione con Isabella d'Este, che scriveva: "Messer Marino non è persona suspecto in conto alcuno, prima per essere stato retenuto contro suo volere in Venetia de' Venetiani, poi per essere homo che attende a lettere senza impazare d'altro" (lettera del 16 maggio 1514 al conte di Caiazzo, pubbl. da A. Luzio e R. Renier, in Coltura e relazioni letterarie d'Isabella d'Este, in Giorn. stor. di letter. ital., VII[1901], p. 226). Il 19 maggio 1514 Isabella mandò al B. un salvacondotto, ma egli restò a Venezia, forse per una causa pendente in quella città. In seguito fu occupato nella stesura di un poemetto (ora perduto), nel quale lodava il marchese, la marchesa e tutti i letterati del circolo mantovano: forse per questo ottenne una copia della Cronaca di Mantova di Mario Equicola per mezzo di Gian Giacomo Calandra, segretario di Isabella. Il 6 genn. 1515 scriveva al Calandra che egli stava cercando un protettore cui dedicare il poema. Nel marzo. seguente il figlio Marco, canonico, "docto e accostumato", fu ucciso a Venezia (cfr. Sanuto, Diarii, XVIII, col. 166; XL, col. 778) e il B., rivolse alla marchesa di Mantova una commossa lettera in cui diceva che si sarebbe di lì a poco recato a Mantova portando due sue opere degne di essere pubblicate. Sembra tuttavia che egli sia rimasto a Venezia, mantenendo l'incarico di docente presso la Cancelleria.
Nel settembre del 1517 il B. fu promosso lettore di retorica allo Studio di Padova con lo stipendio di 60 fiorini annui; l'anno seguente fu rinnovato l'incarico e il suo stipendio aumentato a 80 fiorini perché leggeva "con gran concorso" (cfr. Sanuto, Diarii, XXVI, col. 14). Nel concorso del 1519 fu confermato ancora una volta e lo stipendio arrivò a 100 fiorini annui; Romolo Amaseo, che sembra abbia aspirato all'incarico e allo stipendio del B., fu nominato lettoredi greco (cfr. L. e G. Amaseo e G. A. Azio, Diarii udinesi dall'anno 1508 al 1541, a cura di A. Ceruti, in Monumenti storici d. Dep. Veneta di storia patria, s. 3, IX, Cronache e diarii, II, Venezia 1884-85, pp. 255, 261).
Nell'agosto, 1520 morì il Regio, professore di umane lettere a Venezia, e il B. cercò di ottenere il suo posto: il 2 ottobre "poi vesporo B.... lezè publice una lection in l'auditorio a San Marco; e fo assa' persone... Fece prima una oratione, poi lezè una oratione di Ciceron in versi" (Sanuto, Diarii, XXIX, col. 257); tre giorni dopo le sue conclusioni furono attaccate da Terenzio Zanco in un'altra orazione pubblica in Venezia, e nel concorso che si tenne a dicembre Giovan Battista Egnazio gli fu preferito (Sanuto, Diarii, XXIX, coll.271, 456, e cfr. E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni Veúeziane, Venezia 1827, II, p. 439). Nel 1521 lo stipendio del B. come lettore allo Studio di Padova fu aumentato di altri 20 fiorini e a lui e all'Amaseo fu concessa anche facoltà di dare pubbliche lezioni nelle scuole dei legisti. L'anno seguente lo stipendio fu portato a 140 fiorini annui e dal 1524 l'incarico divenne permanente.
Durante il tempo in cui insegnò allo Studio di Padova il B. pronunciò diverse orazioni. Ne recitò una nelle scuole pubbliche di Padova in nome dei Collegio de' filosofi il 17 dic. 1520, nel giorno in cui Andrea Priuli conseguì il dottorato; un'altra il 21 ag. 1521 per il cardinale Cornelio venuto in Padova come nuovo vescovo; altre tre a Venezia: il 10 ag. 1521 fu inviato dal Collegio de' filosofi per congratularsi con Antonio Grimani eletto doge; due anni dopo pronunciò un'orazione in nome del Collegio degli artisti per l'elezione al dogato di Andrea Gritti; il 14 ag. 1523 recitò a Venezia l'orazione funebre in onore di Gian Pietro Stella, segretario della Repubblica, "perché cussì detto canzellier ordinò lui facesse l'oration" (Sanuto, Diarii, XXXIV, col. 363). Le orazioni furono così raccolte: Oratio tres. Prima habita est ad Ser. Venetorum principem Antonium Grimanum. Altera ad Card. Cornelium... Tertia in publ. Patavini Gymnasii... ad Andream Priolum... habita (Romae 1524); Orationes duae... Prima est gratulatio quam ad Serenissimum Venetorum Principem Andream Grittum... habuit; altera est funeralis Laudatio quam litteris publicis accitus Venetiis in aede DIVì Zachariae de meritis Ioannis Petri Stellae, magni Venetiarum cancellerii, habuit (Venetis 1529).
Il B. morì a Padova nel 1526.
Sull'insegnamento del B. a Padova si espressero in forma totalmente negativa Gregorio Amaseo e Tietro Bembo. Il primo scrisse al figlio Romolo nel 1519: "il B. è tanta disg-razia, che non potrà esser più per esser inertissimo, che sarebbe senz'altro cacciato per una bella bestia, come lo è" T. Scarselli, Vita Romuli Amasei, Bononiae 1769, p. 129); il Bembo, in una lettera a G. B. Ramusio del 6 ott. 1525, giudicò severamente il suo insegnamento, "il quale nessuno vuole udire, né apprendere della sua doctrina" (P. Bembo, Opere, Milano 1809, VI, p. 103), e l'anno seguente, dopo la morte del B., scrisse a Romolo Amaseo consigliandolo di otteneme il posto (ibid.,VII, Milano 1810, pp. 183 s.). In realtà, entrambi erano mal disposti contro di lui, e il Bembo. in particolare, che si interessava molto dello Studio di Padova, era in contrasto con altri patrizi veneti, soprattutto con Marino Giorgio e Francesco Bragadin, che avevano appoggiato il B. per fargli ottenere la cattedra (cfr. V. Cian, Un decennio della vita di P. Bembo..., Torino 1885, pp. 111-18). Da una testimonianza meno interessata, come quella di Marin Sanuto, sembra che il B. avesse invece molto successo, ciò che èconfermato dal fatto che il governo veneto gli concedeva aumenti di stipendio e altri privilegi. Anche non brillando per profondità di dottrina, egli sapeva piacere al pubblico ed al tempo stesso riusciva ad ottenere l'amicizia dei patrizi veneti più potenti. Durante il soggiorno padovano aveva stretto rapporti epistolari con l'umanista dei Paesi Bassi Christophe de Longueil (cfr. C. de Longueil, Epistolarum libri III, Basileae 1540, I, p. 26). Godeva insomma della reputazione di uomo dotto: Gianfrancesca Boccardo gli affidò il testo della sua edizione di Plauto, e lo stesso avvenne per le opere di Mario Fabio Vittorino. Dei lavori ciceroniani del B. ci rimane un commento delle epistole familiari (ristampato a Venezia nel 1568), un commento della Rhetorica ad Herennium e del De inventione (Venetiis 1522, 1554, 1557). Sembra infine che egli avesse l'intenzione di scrivere una storia di Venezia, ottenendo il permesso di consultare i documenti della Cancelleria segreta (cfr. Sanuto, Diarii, XXXI, col. 199; XL, col. 778); forse per questa ragione egli ebbe occasione di far la conoscenza di Gian Pietro Stella.
Opere ed Edizioni: Manca una bibliografia moderna delle edizioni, ma intanto è ancora utile quella data da A. Zeno, Dissertazioni vossiane, II, pp. 415-20, e cfr. anche: C. Gesner, Bibliotheca Universalis, sive catalogus omnium scriptorum..., Tiguri 1545, p. 498, e I. A., Fabricius, Bibliotheca Latina mediae et infimae aetatis..., V, Hamburgi 1736, lib. 12, pp. 87 s. Importante è D. E. Rhodes, Rettifiche eaggiunte alla storia della stampa a Padova..., in Studi... in onore di T. De Marinis, IV, Verona 1964, p. 31, che corregge B. Saraceni Fantini, Prime indagini sulla stampa padovana, in Miscellanea... in memoria di Luigi Ferrari, Firenze 1952, p. 431, ed a nche A. Serra-Zanetti, L'arte della stampa in Bologna..., Bologna 1959, pp. 189, 319. Una pregevole raccolta delle opere del B. esiste nella Biblioteca Marciana di Venezia e nella Biblioteca Vaticana; due ediz. bresciane sono nella Biblioteca Queriniana di Brescia (cfr. C. Pasero, Le xilografle dei libri bresciani, Brescia 19, 28, pp. 170-72). Il British Museum di Londra ha cinque diverse edizioni e la Biblioteca Bodleiana di Oxford tre fra cui una non ricordata altrove: Oratio qua Brix. Senatu praelectio in C. Plinium, Ferrariae 1504. Vale la pena di indicare che l'edizione del In C. Plinium praelectio..., pubblicata a Parigi a cura di Niccolò Beroaldo, ha una lettera di Erasmo come prefazione (cfr. Opus Episolarum D. Erasmi Roterdami, a cura di P. S. Alien e H. M. Allen, Oxonii 1922, IV, pp. 73 s., lettera n. 1016).
Il testo di M. B... peritissimis quibusque Raetoribus proponit has quaestiones in oratoria facultate, ex Tullianis orationibus, Venetiis discutendas in publico auditorio, XI Kal. Sept., con la data: in Venetiis, Quarto Id. Aug.1520, si trova in M. Sanuto, Diarii, XXIX, coll. 101-103. Due lettere del B. in italiano, del 7 e 8 ott. 1496, da Napoli al governo veneto sono copiate in M. Sanuto, Diarii, I, col.347-50. Lettere ad Isabella d'Este e a G. C. Calandra per gli anni 1514-1515 sono nell'Arch. di Stato di Mantova, Arch. Gonzaga, filza E. XLV. 3, e furono in parte stampate da A. Luzio e R. Renier, in La Coltura...(cfr. P. O. Kristeller, Iter Italicum..., I, London-Leiden 1963, p. 267).
Rimangono alcuni titoli di opere sconor sciute: un poema in sette libri col titolo De morte et exilio Iasonis, tres et triginta Christianae historiae libros (Zeno, II, p. 420); il poema in onore della corte di Mantova; Laudatio ad Robertum Sanseverinatem et Franciscum Gonzagam Peritissimos rei militari Imperatores; Orationes ad Serenissimos Venetorum Duces Augustinum Barbadicum et Leonardum Lauretanum Principes; Oratio ad Marcum Antonium Maurocenum et Sebastianum Baduarium equestris ordinis oratores, Brixiaeque Praetores clarissimos (per tutte queste cfr. Zeno, II, pp. 418-419).
Fonti e Bibl.: Varie indicazioni sono nel repertorio bibliogr. di M. Cosenza, Biographical and Bibliogr. Dictionary of Italian Humanists..., Boston, Mass., 1962, 1, pp. 478-80; V, n. 231. Fondamentale resta A. Zeno, Dissertazioni vossiane, II, Venezia 1753, pp. 404-20, perché utilizza gli scritti del B. stesso. Le informazioni da aggiungere si trovano in M. Sanuto, Diariis Venezia, 1879-1903, I, 347-350; III, 786; IV, 643; XII, 296; XVIII, 166; XX, 391; XXIV, 671; XXVI, 14, 467; XXVIII, 118, 463, 517; XXIX, 100, 101-103, 125, 128, 179, 257, 271, 313, 456; XXXI, 199, 383, 484, 485; XXXIV, 363; XXXV, 182; XXXVI, 442; XL, 778; A. Zanelli, Del pubblico insegnamento in Brescia nei secc. XVI e XVII, Brescia 1896, pp. 9-11(pubblica documenti dei Registri dell'Archivio Comunale di Brescia relativi al B. in Brescia negli anni 1502-08); G. Marangoni, Lazzaro Bonamico e lo Studio Padovano..., in Nuovo arch. veneto, n.s., I, 1 (1901), pp. 135-37; II, I, pp. 175-76 (pubblica documenti dai registri del Senato Terra di Venezia per il periodo 1517-26, quando il B. era a Padova); A. Luzio e R. Renier, Coltura e relazioni..., pp. 225-28 (con i documenti intorno al B. e Mantova). Una lettera di Vittore Fausto al B. nell'aprile 1519si legge in Epistolae Clarorum Virorum..., Venetiis 1556, pp. 91v-92r. Cfr. ancora L. e G. Amaseo e G. A. Azio, Diarii udinesi..., pp. 255, 261; F. Scarselli, Vita R. Amasei, p. 192; P. Benibo, Opere, Milano 1809-10, VI, p. 103; VII, pp. 183 s. Altri, riferimenti, non sempre attendibili sono in Bologna, Bibl. universitaria, ms. misc. Tioli, vol. 18 (cfr. P. O. Kristefier, Iter Italicum..., I, p. 21); P. Giovio, Elogia Doctorum Virorum..., Antverpiae 1557, p. 265; A. Riccoboni, De Gymnasio Patavino, Patavii 1598, p. 28v; G. P. Tomasini, Gymnasium Patavinum, Utini 1654, p. 340; G. J.Vossio, Duo tractatus Aurei: Unus De Historicis Latinis..., Francofurti 1677, lib. III, p. 564; N. C. Papadopoli, Historia Gymnasii Patavini..., Venetiis 1726, I, p. 299; A. M. Querini, De Brixiana Literatura...: Specimen Variae Literaturae..., Brixiae 1739, I, p. 84; II, pp. 31-33, 232; D. Czvittingeri, Specimen Hungariae literatae..., Francofurti et Lipsiae 1740, pp. 29 s.; G. Degli Agostini, Notizie istorico-critiche intorno la vita e le opere degli scrittori venez., Venezia 1752-54, I, p. XLIV; II, pp. 203, 215, 238, 292, 307, 471; S. Dolci, Fasti literari. Ragusini... prospectus, Venetiis 1767, p. 39; Bibl. Apostolica Vaticana: G. M. Mazzuchelli, Notizie Per gli scrittori d'Italia, ms. Vat. lat.9288, c. 60; I. Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini, Patavii 1777, I, p. 56; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Roma 1784, VI, 2, pp. 363, 364, 366, 371; E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane, I, Venezia 1824, pp. 171, 190; II, ibid. 1827, p. 439; III, ibid. 1830, pp. 207, 379; IV, ibid. 1834, pp. 18, 48; T. Simcari Christophe de Longueil humaniste, Louvain 1911, p. 87; D. E. Rhodes, The British Museum's copy of a rare book from Brescia..., in Studies in Bibliography: Papers of the Bibliogr. Society of the Univ. of Virginia, 1954, ed. Fredson Bowers, VI, Charlottesville, Virginia, 1953, pp. 231 s.; M. Pecoraro, Per la storia dei carmi del Bembo, Venezia-Roma s. d. [ma 1959], pp. 92, 132; Mantova. Le lettere, ed. E. Faccioli, Mantova 1962, II, p. 206.