BOCCANEGRA, Marino
Fratello di Guglielmo, capitano del popolo, è ricordato per la prima volta nel 1248 come consigliere del Comune di Genova. Gli eventi più rilevanti della sua lunga carriera di ammiraglio e di pubblico amministratore lo vedono esecutore della politica orientale del fratello volta a spostare, dopo la sconfitta di Acri del 1258, il centro degli interessi coloniali genovesi dalla Siria verso il Bosforo e il Mar Nero. Una clausola del trattato di Ninfeo concluso con Michele VIII Paleologo prevedeva infatti l'invio di una flotta genovese nel Bosforo per affiancare l'imperatore nella riconquista di Costantinopoli. Avvenuta la ratifica del trattato il 10 luglio 1261, al B. fu affidato il comando di sei galee e dieci navi minori, primo nucleo della flotta promessa al Paleologo.
Già prima che giungesse nel Bosforo, un colpo di mano aveva fatto cadere la città, ponendo fine all'Impero latino d'Oriente. Nonostante lo scalpore suscitato in Europa dall'avvenimento e le minacce di gravi sanzioni spirituali da parte del pontefice, i Genovesi decisero di proseguire la fortunata politica diretta a sostituire Venezia negli empori commerciali tra l'Egeo e il Mar Nero. La flottiglia comandata dal B. rimase però inattiva finché, all'inizio del 1262, il grosso della flotta genovese, forte di trentadue galee, al comando di Lanfranco Spinola, venne inviato a raggiungere l'avanguardia comandata dal Boccanegra. I Genovesi erano ormai in condizione di agire contro i possedimenti veneziani dell'Egeo.
L'improvviso colpo di stato che pose fine al capitanato di Guglielmo (maggio 1262) provocò anche l'esonero del B. dal comando della flotta. L'esilio di Guglielmo e l'uccisione di un altro fratello, Lanfranco, determinarono però soltanto una pausa nella sua carriera politica.
Nel decennio successivo egli appare nuovamente investito di importanti cariche pubbliche. Nel 1273 (8 febbraio) è chiamato, insieme con altri influenti personaggi genovesi, a far parte di un'ambasceria incaricata di ricevere le garanzie convenute nell'atto di tregua con Venezia. Nel 1279, nella qualità di sindaco del Comune, vendette alcune terre ai signori di Vezzano. Si dedicò nel frattempo a speculazioni commerciali nelle quali appaiono interessati anche la moglie Giacomina e il figlio Antonio.
L'ultima parte della sua vita è legata all'attività svolta come operarius del Molo vecchio nel porto di Genova.
Le funzioni dell'operarius sono state spesso identificate con quelle dell'architetto, ma probabilmente tale termine deve essere ritenuto equivalente a quello di amministratore. In questo ufficio egli sostituì intorno al 1280 il cisterciense frate Filippo del monastero di S. Andrea a Sestri. Provvide alla costruzione nel 1283 del pons lignorum, detto anche pons cetariorum o dei pescivendoli, più tardi chiamato "ponte della Mercanzia", che, situato in prossimità del mercato dei pesci, era destinato soprattutto allo sbarco del legname. Di ben maggiore rilievo fu l'altra opera portuale del B., che proseguì la costruzione del Molo vecchio iniziata anni addietro da frate Oliverio e continuata da frate Filippo. Di questa attività si trova notizia in due epigrafi rispettivamente del 1295 e del 1299, conservate nel museo di Palazzo Bianco di Genova. La prima parte dei lavori venne ultimata nel 1300, ma la costruzione, sotto la sovrintendenza del B., proseguiva ancora nel 1302.
Il B. morì probabilmente all'inizio del sec. XIV, in età molto avanzata. Certo è che nel 1317 le funzioni di operarius al porto erano svolte da altre persone.
Fonti e Bibl.: Georgii Stellae Annales genuenses, in L. A. Muratori, Rer. Ital. Script., XVII, Mediolani 1730, coll. 976, 1020; Cod. dipl. delle relaz. fra la Liguria, la Toscana e la Lunigiana ai tempi di Dante, a cura di A. Ferretto, in Atti della Soc. ligure di storia Patria, XXXI (1901), n. 1; XXXI (1903), n. 2, ad Indices; Annali genovesi di Caffaro e dei suoi continuatori, a cura di C. Imperiale di Sant'Angelo, IV, Roma 1926, p. 43; A. Giustiniani, Ann. della Repubbl. di Genova, Genova 1854, p. 504; L. T. Belgrano, Doc. ined. riguardanti le due crociate di San Ludovico IX re di Francia, Genova 1859, pp. 334 ss.; G. Caro, Genua und die Mächte am Mittelmeer, I, Halle 1895, pp. 109, 125, 301; U. Assereto, Genova e la Corsica (1358-1378) in Giorn. stor. e letter. della Liguria, I (1900), p. 269; C. Manfroni, Storia della marina italiana dal trattato di Ninfeo alla caduta di Costantinopoli, Livorno 1902, I, pp. 4 ss.; F. Podestà, Il Porto di Genova, Genova 1913, pp. 108 s., 195; G. Bratianu, Recherches sur le commerce génois dans la Mer Noire au XIIIe siècle, Paris 1929, p. 83; G. Salvi, Frate Oliverio architetto o amministratore?, in La Casana (1967), pp. 25 ss.