MARINO da Fregeno
MARINO da Fregeno (Marinus Nicolai de Fregeno). – Originario di Fergino di Cerreto di Spoleto, in Umbria, se ne ignorano la data di nascita, collocabile nella prima metà del XV secolo, le origini familiari e il percorso di formazione.
È tramandato il nome di un fratello, Anantius, poi suo erede; altri due suoi parenti, Petrus Antonii de Fregeno e Antonius Benedicti de Fregeno, furono suoi collaboratori nella predicazione della crociata intorno al 1470. Ebbe come stemma un cavallo rampante. Nel 1457 entrò al servizio della Curia; le fonti lo indicano per lo più come iuris canonici peritus. Tra il 1457 e il 1459 è attestato come suddiacono della diocesi di Parma, poi come chierico in quella di Spoleto. Il 22 giugno 1467 acquisì il magisterium sacrae theologiae (Pellegrini).
Il 26 marzo 1457 fu nominato nuntius et collector per Svezia, Norvegia e Lituania, le province ecclesiastiche di Magdeburgo e Leopoli, le diocesi di Bamberga e Münster e fu incaricato della predicazione dell’indulgenza concessa da Callisto III per la crociata contro i Turchi. Fornito di credenziali per i re di Polonia e Danimarca, per il principe elettore Federico II di Sassonia e suo fratello il duca Guglielmo III, M. giunse verso la fine del 1457 in Sassonia e Turingia, dove iniziò la predicazione della crociata e la vendita delle indulgenze. È improbabile che egli abbia ottemperato a un richiamo a Roma del dicembre 1457.
Il 1° marzo 1458 M. concluse un accordo con Federico II di Sassonia, che gli concesse la predicazione delle indulgenze nei territori a lui sottoposti a condizione che metà del denaro raccolto finisse al Fisco del principe e Federico si impegnò a utilizzare quella parte per la lotta contro gli hussiti, che gli offriva la possibilità di estendere alla Boemia i suoi interessi politici. M. fu anche attivo come rappresentante diplomatico del principe sostenendo le ambizioni al trono boemo di Guglielmo III di Sassonia. Poiché gli inviati sassoni non erano riusciti a impedire l’elezione di Giorgio da Podĕbrady, il 2 marzo 1458, si tentò di ostacolare l’incoronazione servendosi di M. che cercò di fare schierare il papa contro l’eletto. Dopo quest’azione, nel giugno M. ricevette dure critiche da Roma per aver superato le sue competenze e operato anche contro gli intenti politici di Callisto III e del suo cardinal legato, Juan de Carvajal, i quali nel frattempo avevano deciso di riconoscere Giorgio.
Tra marzo e settembre 1458 M. dispiegò una vivace campagna di vendita delle indulgenze, per la quale ebbe a disposizione un seguito insolitamente numeroso di quasi 40 collaboratori. Con il loro aiuto la predicazione della crociata contro i Turchi nei territori di Sassonia e Meissen abbracciò tutta la zona centrale tedesca.
Lo stesso M. a marzo si recò da Lipsia a Zwickau, a maggio era a Torgau, Wittenberg, Luckau e Grossenhain, a giugno si diresse a Görlitz passando per Bautzen. Le entrate provenienti dalla vendita delle indulgenze erano depositate nelle chiese delle città principali; M., però, da maggio non aveva più regolato i conti con il Fisco e aveva anzi cercato più volte di trasferire per intero il denaro alla Camera apostolica tramite la banca Baumgartner di Norimberga, probabilmente soprattutto perché la Curia aveva intanto messo in discussione l’accordo con Federico II. Si giunse quindi a un aperto conflitto con il sovrano, che era ben informato delle mosse del collettore, essendo riuscito a imporre la presenza, tra i sostituti di M., di persone di sua fiducia, tra cui teologi dell’Università di Lipsia. Nell’estate 1458 le somme derivanti dalle indulgenze furono confiscate da Federico II, senza che ciò, peraltro, impedisse una ulteriore fuga di denaro. Lo stesso M. – persona irascibile, secondo la testimonianza del suo voluminoso epistolario con Federico – provocò, nel settembre 1458, il suo arresto. Dalla prigionia M. riuscì a fuggire a Roma nell’ottobre 1458.
Il 5 luglio 1459 M. ricevette da Pio II l’incarico di proseguire la predicazione della crociata in Svezia, Norvegia, Lituania e nella provincia ecclesiastica di Leopoli. Prima tornò ancora una volta in Sassonia, dove dall’autunno 1459, controllato da commissari papali, recuperò le entrate delle indulgenze confiscate. Nella primavera 1460 M. riuscì a realizzare un accordo amichevole con il principe, che si era dichiarato disponibile alla Dieta dei principi convocata a Mantova nel dicembre 1459 da Pio II. La Curia approvò questa volta il contratto di spartizione concluso nel marzo 1458, e nell’aprile 1460 M. si impegnò a un versamento definitivo di 600 fiorini al principe, che rinunciò a ogni altra richiesta.
Dalla fine del 1460 M. proseguì la campagna per le indulgenze in Scandinavia, dove rimase sino all’estate 1464, pur avendo trascorso l’inverno 1463-64 a Lubecca per motivi di salute. L’8 marzo 1463 fu nominato chierico di Camera; nel gennaio 1464 è citato per la prima volta come cappellano papale e nel marzo 1464 ricevette un canonicato nel capitolo del duomo di Strängnäs. Lubecca divenne la più importante piazza di trasferimento di denaro a Roma, che era effettuato soprattutto attraverso la filiale locale della banca fiorentina di Francesco Rucellai. Nell’estate 1464 M. si recò, senza il consenso papale, nei Paesi baltici e in Polonia e in seguito a ciò, nel febbraio 1465, fu minacciato di arresto dalla Curia per sottrazione di denaro. In realtà M. finì allora prigioniero del re polacco, ma nell’estate 1465 poteva adoperarsi liberamente per il trasferimento a Roma del denaro che era in deposito in Svezia. Anche Cristiano I di Danimarca in quel periodo sequestrò alcune somme di denaro di M. che – come già nel caso del principe elettore – aveva promesso al re la metà degli introiti, ma ancora una volta non aveva rispettato l’accordo. Nel tardo autunno 1467 tornò a Roma per una generale resa dei conti con la Camera apostolica.
Il 31 dic. 1471 Sisto IV lo nominò di nuovo collettore per i Regni di Cristiano I di Danimarca (Danimarca, Norvegia e la Svezia ormai perduta) e lo incaricò di predicare la crociata in Livonia, nelle diocesi di Münster, Verden, Schwerin, Kammin e Lubecca, in Frisia orientale e occidentale, Dithmarschen e Meclemburgo. M. dovette aver ricevuto allora la nomina a protonotario apostolico, attestata per la prima volta nell’agosto 1472.
Nel gennaio 1472 trovò un accordo con il re danese per la spartizione del denaro delle indulgenze. Nell’estate dello stesso anno visitò la diocesi di Lubecca; nella primavera-estate del 1474 era in Meclemburgo e Pomerania, a dicembre in Danimarca; nel 1475 in Svezia, dove, per incarico papale, contribuì alla riforma dei monasteri; nell’estate 1477 si trovava a Lubecca. Nel 1475 e 1476 apparvero a Lubecca e a Rostock due edizioni a stampa di un suo Tractatus indulgentie (cfr. Madsen).
Come già in Sassonia, M. fu anche rappresentante diplomatico; nel 1478 come oratore del re danese si recò a Roma, dove in agosto ottenne dal papa l’autorizzazione ad avere sino a tre benefici vitalizi. In realtà egli aveva, accanto al canonicato di Strängnäs, anche due parrocchiali in diocesi di Fermo e la custodia del duomo di P¢ock. Poche settimane dopo fu nominato vescovo di Kammin in Pomerania.
Qui la situazione era tesa da quando Sisto IV il 16 dic. 1471, dopo una lunga vacanza, vi aveva trasferito il vescovo di Ermland (Warmien) Nikolaus di Tüngen; in contrapposizione a questo, alla fine del 1472, il capitolo del duomo aveva eletto il conte Ludwig di Eberstein, che nel conflitto tra il duca Boghislao (X) di Pomerania e il margravio di Brandeburgo si schierò subito al fianco di quest’ultimo. Il sovrano di Pomerania si adoperò a Roma per avere il sostegno papale a un altro candidato e il 16 nov. 1478 ottenne la nomina di M., che il 25 novembre acquisì il diritto a ricevere gli ordini, compreso quello presbiterale che gli era sempre mancato, e il 21 marzo 1479, in S. Giacomo degli Spagnoli a Roma, fu consacrato vescovo. Alcuni giorni più tardi il papa gli affidò di nuovo l’incarico di collettore per Norvegia, Danimarca e Svezia e in giugno lo nominò legatus de latere con ampi poteri. Presumibilmente in quelle settimane fu composta, su incarico del cardinale Ausias Despuig (de Podio), la Descriptio provinciarum Alamanorum attribuita a M., che rappresenta una significativa testimonianza dei suoi interessi culturali (cfr. Voigt).
Nel gennaio 1480 partì per la Pomerania dove il 7 maggio, nel duomo di Kammin, prese solennemente possesso della diocesi. Il 3 settembre concluse un’intesa con Boghislao (X) che rinnovò l’alto patrocinio sulla diocesi di Kammin; il 5 settembre si giunse a un accordo con l’eletto Ludwig di Eberstein, formalmente rifiutato dal papa. Poiché M. aveva concluso questi accordi senza l’approvazione del capitolo del duomo e – nel corso di un sinodo tenuto ancora nello stesso mese – aveva imposto al clero diocesano un gravoso subsidium charitativum, entrò in conflitto con gran parte del clero. La crisi giunse alla rottura quando M., nella sua funzione di collettore, nel novembre 1480 si recò presso Cristiano I. Il 3 maggio 1481 i suoi avversari lo dichiararono deposto e lo accusarono, presso la Curia romana, di aver arbitrariamente alienato beni del capitolo e di aver trascurato i doveri pastorali.
Il testo della citazione lascia intendere che tra il vescovo straniero e il suo clero esisteva una distanza quasi incolmabile, da ricondurre alle scarse conoscenze linguistiche di M., che sul suo sigillo si connotava espressamente come Italicus, ma anche al suo personale scarso spirito conciliante. Nell’agosto 1481 M. partì per Roma dove, in stretto contatto con i suoi sostenitori, cercò l’appoggio del papa.
M. morì a Roma il 7 luglio 1482, forse vittima di un’epidemia che imperversava in città.
Fonti e Bibl.: Dresda, Sächsisches Staatsarchiv - Hauptstaatsarchiv, 10001, nn. 7570, 7573 a, 7598 b, 7621; 10003, vol. 92, nn. 15, 16, 121, c. 106b; 10005, loc. 4369 B; 10024, loc. 7384/2; loc. 8285/22; Politische Korrespondenz des Kurfürsten Albrecht Achilles, a cura di F. Priebatsch, II, Leipzig 1897, p. 588 n. 2; III, ibid. 1898, pp. 94 s., 100 n. 1; Akten und Briefe zur Kirchenpolitik Herzog Georgs von Sachsen, I, a cura di F. Gess, Leipzig-Berlin 1905, pp. LXVII-LXIX; Acta pontificum Danica, a cura di A. Krarup - J. Lindbaek, III-IV, Kopenhagen 1908-10, s.v.; O. Grotefend, Die Siegel der Bischöfe von Kammin…, in Baltische Studien, n.s., XXVI (1924), pp. 220 s.; V. Madsen, Katalog over det Kongelige Biblioteks inkunabler, II, Kopenhagen 1938, nn. 2656 s.; Acta pontificum Svecica - Acta cameralia, II, 1351-1492, Holmiae 1957, s.v.; K. von Weber, Instruction des Kurfürsten Friedrich…, in Archiv für die Sächsische Geschichte, V (1867), pp. 116-121; M. Wehrmann, Bischof Marinus von Kammin, in Baltische Studien, n.s., XVIII (1914), pp. 118-160; A.A. Strnad, Francesco Todeschini-Piccolomini, in Römische historische Mitteilungen, VIII-IX (1964/65-1965/66), pp. 279 s.; K. Voigt, Der Kollektor Marinus de F. und seine «Descriptio provinciarum Alamanorum», in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, XLVIII (1968), pp. 148-206; Repertorium Germanicum, VII, 1, a cura di E. Pitz, Tübingen 1989, s.v.; VIII, 1, a cura di D. Brosius - U. Scheschkewitz, ibid. 1993, s.v.; J. Petersohn, Marinus de F., in Die Bischöfe des Heiligen Römischen Reiches 1448 bis 1648, a cura di E. Gatz - C. Brodkorb, Berlin 1996, pp. 195-197; P. Wiegand, Diözesansynoden und bischöfliche Statutengesetzgebung im Bistum Kammin, Köln-Weimar-Wien 1998, pp. 124, 204; C. Schuchard, Die päpstlichen Kollektoren im Mittelalter, Tübingen 2000, pp. 54, 71, 124, 133; J. Møller Jensen, Denmark and the crusades 1400-1650, diss., Syddansk Universitet 2005, pp. 73-76, 79-82, 86-89, 97-109; Marino da Venezia, in Diz. biogr. degli Italiani, LXX, Roma 2008, s.v. (P. Pellegrini).