MARINO
– Primo di questo nome, era figlio terzogenito del duca di Gaeta Docibile (II) e di Orania, forse appartenente alla famiglia dei duchi di Napoli; nacque intorno agli anni Venti del X secolo.
La più antica menzione di M. risale al febbraio del 945, data in cui ricevette in dotazione dal padre e dal fratello maggiore, Giovanni (II) – che dal 933 era stato associato da Docibile alla carica di ipato e duca di Gaeta – una serie di possedimenti nella valle del fiume Ausente. Nel documento M. è indicato come «dux civitatis fundanae», da cui si può dedurre l’avvenuta separazione in data precedente il 945 del Ducato di Fondi, di cui M. divenne titolare, da quello di Gaeta.
Il territorio di Fondi, come quello di Traetto, fu donato dal pontefice ai signori di Gaeta in cambio dell’appoggio contro i Saraceni. Risulta però impossibile stabilire la data di tale donazione, poiché un esame critico dei documenti ha evidenziato la possibilità che la più antica concessione agli ipati di Gaeta, Docibile (I) e Giovanni (I), da parte di papa Giovanni VIII, databile tra la fine dell’881 e gli inizi dell’882, possa essere un falso confezionato poco prima del 915, anno a cui risale la conferma di papa Giovanni X a Giovanni (I) e Docibile (II).
Nel 950 M. beneficiò di una nuova donazione da parte del padre e del fratello, che gli concedevano beni a Marana, Maranula, Soriana e Quadrantula in Flumetica. Si tratta in questo caso di terreni facenti parte del Demanio (publicus), inizialmente affidati dal pontefice agli ipati di Gaeta affinché li amministrassero in qualità di rettori del territorio.
Nei loro atti si rileva che solo raramente Docibile e i suoi discendenti distinguevano fra i beni pubblici e quelli della loro casata, governando il Ducato di Gaeta come una proprietà personale. Su tale commistione – che caratterizza anche altri casati coevi, come quelli di Napoli e Amalfi – si basa la spartizione dei terreni pubblici, nel corso delle successive generazioni, fra i vari membri del casato, dei quali veniva in tal modo comprata la fedeltà al duca.
Nel 954 Docibile (II) spartì la propria eredità tra i figli. M. ebbe una casa su due piani a Gaeta e vari beni nel territorio, tra cui terreni seminativi, vigneti e mulini ad acqua. Scarse sono le notizie per il periodo successivo alla morte di Docibile (II). In una prima fase il governo rimase nelle mani del figlio primogenito Giovanni (II), e dal 963, dopo che questi morì probabilmente senza lasciare figli, il potere passò al fratello Gregorio, e alla morte di questi a M. che le fonti documentano a capo del Ducato di Gaeta in associazione con il figlio Giovanni (III) dal 978.
Non è nota la ragione per cui non furono i figli, bensì M. a succedere a Gregorio. Fra le ipotesi avanzate, è quella che i tre figli fossero ancora tutti minorenni o, più probabilmente, che la morte di Gregorio fosse seguita da un conflitto nel casato, come sembra suggerire l’assenza di documentazione per il periodo dal 964 al 978. Lo stesso fatto che M. abbia immediatamente associato al potere il figlio Giovanni sembra suggerire che volesse in tal modo garantire una successione tranquilla, ed evitare dopo la sua morte nuove contestazioni da parte dei figli di Gregorio o dell’ultimo fratello, forse ancora in vita, Leone.
M. assurse al potere tra l’aprile e l’ottobre del 978, data in cui la moglie Maria risulta già defunta. Da tale data si ricompose l’unità territoriale dei Ducati di Fondi e Gaeta, come testimonia l’utilizzo del titolo attribuito a M. e al figlio Giovanni (III) di «consules et duces cajetani et fundani». Seguendo l’uso avviato all’epoca di Giovanni (II), nei documenti non sono più utilizzati titoli aulici quali patrizio o ipato, come risulta definitivamente abbandonata la datazione in base agli anni di governo degli imperatori bizantini.
Da un’analisi delle donazioni effettuate da M. e dal figlio Giovanni fra il 978 e il 984 emerge una sostanziale continuità nella gestione a uso privato di terre pertinenti al Demanio, coerentemente con quanto attuato dai predecessori. Rispetto al passato, però, si nota un progressivo allargamento delle tipologie di beneficiari ammessi alle concessioni ducali: non solo membri del casato, ma anche fideles, come nel caso delle famiglie dei Campoli e dei Mauri, ed enti ecclesiastici, come il monastero di S. Magno a Fondi e la chiesa di S. Martino. È stato ipotizzato che tale aumento del numero di donazioni sia dovuto alla necessità di acquisire un più largo consenso politico, requisito fondamentale per affrontare un periodo di trasformazione degli equilibri di potere.
Questa ricerca di adesione tramite concessioni territoriali può anche essere interpretata come il tentativo di M. di impadronirsi di terreni ad Aquino, attuato in collaborazione con i nipoti Docibile, figlio di Gregorio, e Docibile, figlio di Leone. Il monastero di Montecassino, però, chiese e ottenne la restituzione di tali beni, grazie all’intervento dell’imperatore sassone. Rimane incerta l’esatta datazione di tale placito imperiale a causa di alcune incoerenze interne al documento, pervenuto solo in una copia di Pietro Diacono. Alcuni studiosi datano il diploma al 12 nov. 983, attribuendolo dunque a Ottone II, altri invece a dieci anni dopo, all’epoca di Ottone III.
In data imprecisata, da porsi fra il 983 e il 984, M. separò nuovamente il Ducato di Fondi da quello di Gaeta, affidandone il governo al figlio Leone (II). Poco tempo dopo, nell’ottobre del 984, M. è ricordato per l’ultima volta in vita e dal gennaio del 986 i documenti lo indicano come defunto.
Successivamente alla morte di M., il Ducato di Gaeta fu spartito tra i suoi vari figli. Oltre ai già ricordati Giovanni (III) e Leone (II), nella documentazione posteriore alla morte di M. sono menzionati altri quattro figli di M., investiti di ben definite cariche all’interno del Ducato: Gregorio (II), primo conte di Castro Argento; Dauferio, ricordato dal 992 come conte di Traetto; Bernardo, di cui è noto che nel maggio del 997 era vescovo di Gaeta; Marino (II), che dal 999 risulta associato al fratello Leone (II) alla guida del Ducato di Fondi.
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