ACCORAMBONI, Mario
Primogenito di Claudio, fu detto "monsignor l'abate" perché possedeva in beneficio l'abbazia di Costacciaro. Fu il consigliere della sorella Vittoria nelle nozze segrete con l'Orsini. Venne perciò arrestato e condotto nelle carceri di Corte Savelli nel giugno 1581. Trasferito in quelle del Sant'Uffizio, fu accusato di complicità con la maga greca che, secondo una diceria, avrebbe propinato un filtro d'amore all'Orsini. Rilasciato il 1 luglio 1581, si stabilì a Gubbio e poté tornare a Roma solo verso la fine del 1582. Dal cardinale Luigi d'Este ebbe la nomina di gentiluomo di tavola. Nel 1585 il cardinale lo mandò a rendere omaggio a Carlo Emanuele I, di ritorno in Piemonte con la sposa, l'infanta Caterina, figlia di Filippo II. L'A. sposò nel 1588 Teodora di Vincenzo Vannelli, che gli portò la cospicua dote di 15.000 scudi. Acquistò il bel palazzo del cardinale Rusticucci, opera del Fontana e del Maderno. Fu infine conservatore di Roma nei mesi di luglio, agosto e settembre del 1601, insieme con Laerzio Cherubini e Antonio Mattei. Un ricordo della sua magistratura è in una iscrizione marmorea posta nella grande aula del Palazzo dei Conservatori. Morì a Roma nel 1625. Suo figlio Ottavio (nato il 30 nov. 1605 e morto il 27 nov. 1647) fu refendario delle Due Segnature e governatore di Forli.
Bibl.: B. Capogrossi Guarna, Ricordi storici della famiglia Accoramboni, Roma 1896, pp. 76 ss., 80; G. Brigante Colonna, La nepote di Sisto V, Milano 1936, p. 19.