Bellini, Mario
Architetto e designer, nato a Milano il 1° febbraio 1935. Laureatosi in architettura al Politecnico di Milano nel 1959, nel 1963 ha aperto uno studio di progettazione in società con M. Romano. Responsabile (dal 1963) per il disegno industriale delle macchine per scrivere e dei piccoli computer alla Olivetti, ha fondato nel 1973 lo studio Bellini di architettura e industrial design. Dal 1978 al 1983 è stato consulente per la produzione e la ricerca sui nuovi veicoli presso la Renault e, sempre all'interno del settore automobilistico, ha collaborato con FIAT e Lancia (plancia della Beta, 1977). Fra i più noti e affermati esponenti del design italiano, si è distinto per le sue ricerche di ordine formale, per l'attenzione riservata al rapporto fra design e antropometria e per la costante tensione verso la definizione di standard progettuali universalmente condivisi. Ha ricevuto più volte il premio SMAU (l'ultimo nel 1992) e il Compasso d'oro (il primo nel 1962 e l'ultimo nel 1986); e inoltre: la medaglia d'oro della Biennale di disegno industriale di Lubiana (1969); il premio Bolaffi per il design (Torino 1973); il premio Delta de oro ADIFAD (Barcellona 1977 e 1979); il premio INArch (Roma 1979). Fra il 1979 e il 1981 è stato vice presidente dell'ADI (Associazione per il Disegno Industriale, Milano). Membro della giunta esecutiva della xvii Triennale di Milano, ha curato tra l'altro le due importanti mostre Il progetto domestico (1986) e Le città del mondo e il futuro della metropoli (1989). È stato direttore della rivista Domus dal 1986 sino al 1991. Un gran numero di prodotti da lui disegnati sono esposti nella collezione permanente del Museum of Modern Art di New York.
Dalla metà degli anni Sessanta ha tenuto corsi presso importanti istituzioni accademiche in tutto il mondo. Notevole è anche la sua attività in campo architettonico: tra i molti edifici realizzati in Italia e in Giappone si ricorda il complesso del Design Center (Tokyo, 1992), al cui interno è stata allestita una grande mostra dedicata alla sua attività professionale. Dal 1970 in poi ha esposto nei maggiori musei.
Per Olivetti ha disegnato, fra l'altro, la calcolatrice scrivente Divisumma 18 (1972), le macchine per scrivere Tes 401 (1978) ed ET 111 (1983), il personal computer portatile Quaderno (1992). E inoltre: per Brionvega i televisori Triangolare e Aster 22 (1968) e il sistema stereo Totem (1971); per Yamaha apparecchi hi-fi e organi elettrici; lampade per Artemide (Area, 1974) e Flos; per Marcatrè il sistema di arredi Pianeta ufficio, con G. Origlia (1974); per Cassina le sedie Break e Cab (1976) e i tavoli Colonnato e Rotonda (1977); per C&B la poltrona modulare Amanta (1966); per Ideal Standard il rubinetto Class (1978); per B&B sistemi di arredi; per Vitra la sedia Persona (1979-84); per Rosenthal le porcellane Cupola (1985-87). Vedi tav. f.t.
bibliografia
G. Dorfles, Il disegno industriale e la sua estetica, Bologna 1963.
P. Fossati, Il design in Italia, 1945-1972, Torino 1972.
A. Grassi, A. Pansera, Atlante del design italiano 1940-1980, Milano 1980.
Mario Bellini: designer, ed. S. Weiley, New York, Museum of Modern Art, New York 1987 (catalogo).
Designer italiani (interviste di S. Giacomoni, testo di A. Marcolli), Milano 1988.
Mario Bellini. Architetture 1984-1995, a cura di E. Ranzani, Milano 1996.