Caserini, Mario
Regista cinematografico e teatrale, nato a Roma il 26 febbraio 1874 e morto ivi il 17 novembre 1920. Fu uno dei principali registi del cinema muto italiano degli anni Dieci e diresse film storici (genere che predilesse) di accurata ambientazione, ma anche vivaci commedie e intensi melodrammi, ottenendo, soprattutto con questi ultimi, un grande successo.
Pittore e scenografo, fu capocomico di alcune compagnie teatrali minori e nel 1905 entrò come attore nella casa di produzione cinematografica Alberini & Santoni, che l'anno successivo si sarebbe trasformata in Cines. Nel 1906, nella stessa casa, ottenne la qualifica di direttore artistico (come all'epoca veniva definita la figura del regista) e realizzò Otello e Il romanzo di un Pierrot, ispirato alla pantomima di Mario Costa. Con il successivo Garibaldi (1907) cominciò a delineare un proprio stile registico, che maturerà in opere di ampio respiro scenografico e di robusta tenuta narrativa. Numerosi furono i film, cortometraggi più lunghi della media, prevalentemente di carattere storico, che C. diresse alla Cines: Dramma medioevale, Pia dei Tolomei e Romeo e Giulietta nel 1908, Beatrice Cenci (girato in esterni a Castel Sant'Angelo) e Bianca Capello nel 1909, Amleto, Cola di Rienzo, Il dottor Antonio, Giovanna la pazza, Giovanni dalle Bande Nere, Lucrezia Borgia e Messalina, tutti nel 1910. Di molti di questi e dei successivi film fu protagonista l'attrice Maria Gasperini, figura dal portamento elegante e dalle forme opulenti, che il regista sposò nel 1911. In quello stesso anno realizzò Napoleone a Sant'Elena, che ebbe particolare rilievo e nel quale i ricordi dell'imperatore esiliato vennero racchiusi in un unico grande flashback, introdotto e concluso da due dissolvenze incrociate. Sempre nel 1911, anno in cui il lungometraggio conobbe la sua prima affermazione grazie anche all'apporto di C., egli passò alla Società anonima Ambrosio di Torino per la quale diresse una trasposizione del Romanzo di un giovane povero di O. Feuillet, dal titolo L'ultimo dei Frontignac e, nel 1912, Santarellina, una vivace commedia, destinata a fare scuola, con Mario Bonnard e Gigetta Morano.
Nel breve periodo intercorso tra l'impegno per la Cines e quello per la Ambrosio, C. aveva fondato a Roma una propria casa, la Theatralia Film, e con Verso la colpa (1911) tentò di definirne il carattere puntando sulla valorizzazione di attori teatrali nel cinema. L'esperienza non ebbe successo, ma C. si era oramai specializzato in opere che sarebbero state elogiate dalla critica, italiana e straniera, per l'accuratezza degli ambienti e dei costumi, per il senso di realismo dovuto anche al frequente uso di esterni, per lo sfarzo e il buon gusto della messa in scena. Qualità, queste ultime, messe in evidenza in particolare da due film girati per la casa di produzione con cui lavorò dal 1913, la Film artistica 'Gloria' di Torino, della quale egli stesso fu tra i fondatori: Ma l'amor mio non muore! (1913) e Nerone e Agrippina (1914). Il primo, un melodramma interpretato da una delle maggiori dive dell'epoca, Lyda Borelli, che proprio con questo film si affermò definitivamente, divenne emblematico di uno stile dannunziano applicato al cinema, per l'eleganza degli abiti e degli ambienti, ma anche per un intrigante connubio di arte e vita, culminante nella rappresentazione di La signora delle camelie, che la protagonista interpreta in teatro morendo veramente al cospetto del pubblico e dell'uomo che aveva amato. Il secondo fu invece uno dei campioni d'incassi del genere storico-colossale all'italiana. A proprio agio tra generi diversi, C. ottenne un grande successo anche con l'amabile Florette e Patapon (1913), vivace storia di intrighi amorosi e di equivoci.
Raggiunto a metà degli anni Dieci l'apice del successo, C. non seppe poi ritrovare lo smalto dei suoi titoli migliori, sia quando nel 1915 fondò a Torino la Caserini Film, sia nel successivo ritorno alla Cines. Tuttavia, titoli come L'amor tuo mi redime (1916) e Flor de otoño (1916; Fiore d'autunno), interpretati da Leda Gys, mostrarono ancora alcune delle qualità di uno dei migliori registi del muto italiano.
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