CASTOLDI, Mario
Nacque a Zibido San Giacomo (Milano) il 26 febbr. 1888 da Giovanni e Rosa Rossi. Laureatosi in ingegneria al politecnico di Milano nel 1913, allo scoppio della prima guerra mondiale entrò come sottotenente di complemento nei servizi tecnici dell'aeronautica, e subito dopo alla direzione tecnica dell'aviazione militare in Torino. Nel 1916, promosso tenente, fu comandato presso le officine della Società Pomilio, e l'anno dopo nominato addetto al settore aeroplani presso l'ufficio tecnico della stessa società. Nel 1911 venne trasferito alla direzione sperimentale dell'aviazione militare presso il campo di Montecelio (Roma), poi all'istituto sperimentale aeronautico, ove condusse a termine una serie di studi. È del 1921 il progetto di un aereo di grosso tonnellaggio, il biplano quadrimotore terrestre Breda-Castoldi (800 CV, 6.400 kg di peso totale in volo) previsto, nelle versioni passeggeri e bombardamento; la costruzione, iniziata nella primavera del 1922 dalla Breda Aeronautica, fu poi sospesa.
Nel settembre 1922 il C. passò come progettista alla Società anonima Nieuport Macchi (divenuta in seguito Aeronautica Macchi S.p.A.) di Varese, della quale sarà direttore tecnico fino alla fine della seconda guerra mondiale (1945). Dopo aver iniziato collaborando con l'ing. A. Tonini alla realizzazione dell'idrosilurante bimotore M. 24, a partire dal tipo M. 26 fino allo MC. 206 tutti i progetti della ditta portarono solo la sua firma. A questi vanno aggiunti gli studi e i progetti non passati in produzione, compresi quelli per il caccia MC. 207 (motore D.B. 603 da 1.500 CV) del quale erano stati ultimati i disegni costruttivi. La sigla MC (Macchi-Castoldi) contraddistinse gli aeroplani progettati dal C. a partire dal prestigioso MC. 72 del 1931 fino allo MC. 207 del 1944.
La gran mole di lavoro del C. riguardò principalmente due settori: gli idrovolanti da corsa (1925-1931) e gli aerei da caccia (1935-1943). Un terzo settore d'attività, intermedio ai due periodi, si tradusse in progetti e costruzioni di idrovolanti, di aerei anfibi e terrestri per impieghi vari, civili e militari.
Dall'autunno del 1924 il C. fu incaricato della progettazione degli idrocorsa per la annuale competizione internazionale Coppa Schneider, nella cui edizione del 1921 la casa Macchi si era classificata al primo posto con l'M. 7. Gli idrovolanti, tutti monoplani, furono: l'M. 33 (ultimo idrocorsa italiano a scafo centrale, motore Curtiss D. 12 da 400 CV, anno 1925,30 arrivato); l'M. 39 (primo idrocorsa italiano a galleggianti, motore Fiat A. S. 2 da 800 CV, anno 1926, vincitore della Coppa e di altri primati); l'M. 52 (motore Fiat A. S. 3 da 1.000 CV, anno 1927, primato di velocità sulla base di 3 km.); l'M. 52 R (M. 52 a cellula ridotta anno 1927,primato di velocità sulla base di 3 km nel 1928, e 2º arrivato alla Coppa del 1929); l'M. 67 (motore I. F. Asso 2-800 da 1.400 CV, anno 1929, primato di velocità sulla base di 3 km; l'MC. 72 (motore Fiat A. S. 6 da 2.300 CV, anno 1931, primato di velocità nel 1933 sulla base di 3 km, e sui 100 km; vincitore nel 1933 della Coppa di velocità L. Blériot); l'MC. 72 (motore potenziato Fiat A. S. 6 da 2.800 CV, anno 1933, record mondiale di velocità di 709, 209 km/h tuttora imbattuto nella classe degli idrovolanti a motore alternativo, su base di 3 km). L'MC. 72 non era stato messo a punto in tempo per la Coppa Schneider del 1931, e quell'anno il trofeo fu assegnato definitivamente alla Gran Bretagna, in quanto vincitrice per tre volte in cinque anni. Questo idrocorsa era dotato di un propulsore a due motori in tandem con due eliche trattive bipale coassiali controrotanti che, annullando l'effetto della coppia motrice e la sua influenza sullafase di decollo, consentirono la massima riduzione dei galleggianti diminuendo così la resistenza aerodinamica.
Altri velivoli costruiti nel periodo tra le due guerre mondiali su progetto del C. furono: l'M. 26 (prototipo di idrocaccia biplano, motore H. S. 42 da 300 CV,anno 1924); l'M. 40 (idrovolante ricognitore catapultabile per navi da guerra, motore Fiat A. 20 da 380 CV, anno 1928); l'M. 41 (prototipo del 1927) e l'M. 41 bis (idrocaccia biplano, motore Fiat A. 20 da 420 CV, anno 1928); l'M. 53 (prototipo di idromonoplano da ricognizione per imbarco su sommergibili, motore Cirrus Mark II da 75-80 CV, anno 1928); l'M. 70 (biplano biposto terrestre e idro, da turismo, motore Colombo S. 53 da 85 CV, anno 1928); l'M. 71 (prototipo di idrocaccia biplano, motore Fiat A. 20 da 420 CV, anno 1930); l'MC. 73 (biplano biposto terrestre e idro, da turismo, motore Colombo S. 63 da 120 CV, anno 1930); l'MC. 77 (idromonoplanoquadriposto da ricognizione e bombardamento, motore I. F. Asso 750 da 900 CV, anno 1935); l'MC. 94 (idromonoplano civile, 12passeggeri, versione anfibia, due motori Alfa Romeo 126R.C. 10 da 800 CV, anno 1936);l'MC. 99 (idromonoplano ricognitore, bombardiere e silurante, due motori I. F. Asso XI R. 2 C. 15 da 890 CV, anno 1937);l'MC. 100 (idromonoplano civile, 26passeggeri e 4 di equipaggio, tre motori Alfa Romeo 126 R. C10 da 800 CV, anno 1938).
La metodologia e la tecnologia elaborate per gli aerei da competizione consentirono al C. brillanti soluzioni per l'aereo da caccia, con un tipo nuovo per concezione aerodinamica, per struttura, per impiego di materiali e per adattamento alle necessità belliche dei reparti. I caccia progettati dal C., che costituirono la spina dorsale dell'aeronautica italiana nella seconda guerra mondiale, erano di tipo terrestre, con carrello retrattile, monoplani ad ala bassa a sbalzo, monomotore e monoposto. Furono: l'MC. 200 Saetta (da caccia e assalto, motore Fiat A. 74 R. C. 38 da 840 CV, anno 1938, robustissimo, estremamente maneggevole e rapidissimo in salita); l'MC. 201 (motore Fiat A. 76 R. C. 40 S da 1.000 CV, anno 1940); l'MC. 202 Folgore (motore Alfa Romeo R. A. 1.000 R. C. 41-1 da 1.000 CV, anno 1940); l'MC. 205 Veltro (caccia bombardiere, motore Fiat R. A. 1.050 R. C. 58 da 1.250 CV, anno 1942, tra i migliori velivoli da caccia della seconda guerra mondiale); l'MC. 205 N (motore Daimler Benz 605 A.R.C. 58 da 1.250 CV, anno 1942); l'MC. 206 (simile al 205 N, anno 1943, prototipo in fase di costruzione, distrutto nel 1944 per il bombardamento aereo degli stabilimenti).
Ritiratosi nel dopoguerra nella sua casa di Trezzano sul Naviglio (Milano), dove la passione per l'agricoltura, specie per la risicoltura, non gli impedì di continuare studi riguardanti la propulsione a reazione e gli aerei a getto, il C. vi morì il 31 maggio 1968.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. aeron. Caproni di Taliedo, ad nomen; L.Mancini, Grande encicl. aeronautica, Milano 1936, pp. 164 s.; G. Boffito, Biblioteca aeronautica ital.,Supplemento,Firenze 1937, p. 155; R. Abate-G. Lazzati, I velivoliMacchi dal 1912 al 1963, Milano 1963, pp. II, 17 s., 70-116, 144 ss.; J. W. Thompson, Italiancivil and military aircraft 1930-1945, Fallbrook, Calif. 1963, pp. 175-193; F. Pricolo, La RegiaAeronautica nella seconda guerra mondiale, Milano 1971, pp. 111 s., 186 ss.; E. Rebora, M. C.: una vita per la velocità, in Riv. aeron., XLVIII (1972), pp. 611-664; G. Valle, Uomini nei cieli, Roma 1973, p. 402; E. Bazzocchi, Aspetti tecnicidella Coppa Schneider e del primato mondiale divelocità per idrovolanti, in Atti del convegno dell'Unione giornalisti aerospaziali, Roma 1973, Roma 1974, fasc. XLI, pp. 9 s., 20 s., 28 s.