MARIO da Venezia
MARIO da Venezia (al secolo Mario Bignoni). – Nacque a Venezia il 23 dic. 1601 dall’agiata famiglia Bignoni che lo avviò al sacerdozio nel seminario patriarcale. Nel 1618 entrò però tra i cappuccini di Bassano e il 3 sett. 1621 emise la professione dei voti.
Desideroso di dedicarsi alla predicazione, seguendo lo stile del celebre padre Emanuele Orchi da Como, durante gli anni di formazione affiancò allo studio della filosofia e della teologia quello della poesia, della medicina, della matematica, della geometria, della cosmografia, della mitologia e dell’astrologia, acquisendo quel sapere enciclopedico che caratterizzò le sue opere. Tornato a Venezia e specializzatosi sul pensiero di s. Tommaso, divenne lettore di teologia della locale provincia cappuccina.
In breve ottenne la reputazione di dotto religioso e oratore «famosissimus», ma una grave forma di gotta, contratta in età giovanile, ne limitò fortemente l’attività obbligandolo a vivere immobilizzato nel letto della cella del suo convento veneziano. Così condizionato, M. decise di continuare a predicare scrivendo. A tal fine, portando all’estremo l’arte oratoria concettualista, raccolse e pubblicò i suoi sermoni in tre volumi che ebbero ampia diffusione: i Serafici splendori da gli opachi delle più celebri accademie e rilucenti tra l’ombre di vaghi geroglifici compartiti in concetti tratti dalle divine lettere, contrapuntati dalle professioni humane per li giorni ordinari di quaresima, noto anche come Quadragesimale, edito a Venezia nel 1649 e poi nel 1651, 1654, 1660; gli Elogi sacri nelle solennità principali di Nostro Signore, della Beata Vergine Maria et altri santi celebrati dalla Santa Chiesa o Santorale, anch’esso stampato a Venezia nel 1652 da due editori diversi e ripubblicato nel 1655; le Prediche sopra le ventiquattro domeniche doppo la Pentecoste o Domenicale, uscito a Venezia nel 1661 e 1665. Poiché quest’ultimo libro apparve postumo, l’editore F. Storti aggiunse nella premessa un Ristretto della vita dell’auttore, scritto da Simone Negri.
Il titolo del Quadragesimale esemplifica bene lo stile ampolloso e retorico di M., che alle citazioni dei Padri della Chiesa e degli autori cristiani associa ogni sorta di simboli e paragoni astronomici e astrologico-mitologici, spesso a discapito della chiarezza dottrinale dell’esposizione. Va tuttavia precisato che i suoi scritti non erano destinati direttamente al pulpito, ma costituivano una sorta di corso di predicazione, dal quale i lettori-predicatori avrebbero dovuto attingere con un certo discernimento, evidente anche dal tono prudente con cui i superiori cappuccini redigevano le approvazioni di queste e altre simili opere.
M. morì a Venezia il 20 giugno 1660.
Tra il 1672 e il 1674 i tre libri di M. furono posti all’Indice (il Santorale il 5 luglio 1672, il Domenicale il 18 apr. 1673 e infine il Quadragesimale il 19 giugno 1674). Sulla condanna dei sermoni di M. giocò un ruolo decisivo la confusione nell’esposizione della dottrina cattolica (esito di un concettualismo portato all’estremo), dovuta a un uso oltremodo abbondante di immagini barocche, espressioni fiorite e metafore di ogni genere. Si pensi, per esempio, alla descrizione di s. Antonio da Padova nel Santorale, dove, volendo paragonare il santo a un cielo di perfezione, M. riteneva necessario dilungarsi in un fiume di richiami a concetti dell’astronomia, dell’astrologia e della mitologia, compresa l’analisi del segno zodiacale del venerato francescano. Gli stessi superiori cappuccini avevano accolto con qualche riserva questo tipo di pubblicazioni, come testimonia il cauto giudizio di approvazione espresso, a proposito del Santorale, dai teologi della provincia veneta cappuccina Bernardino da Novara e Semplice da Venezia, i quali, pur ammirando le citazioni dei Padri e dei dottori della Chiesa, adornate da «vaghe, ammirabili e non ordinarie erudizioni», precisavano che di queste ultime «gl’huomini troppo curiosi et poco fedeli, et molte volte con prosontione vana et temeraria si servono in mala parte» (cit. in Cargnoni, p. 17). Persino l’esponente principale di questo tipo di oratoria sacra, Emanuele Orchi da Como, aveva ritenuto più opportuno fare stampare postumi i suoi quaresimali. Tuttavia la fortuna editoriale di tali raccolte impedì anche ai cappuccini il contenimento degli eccessi per evitare le condanne. La morte di M., comunque, rese impossibile apportare quelle correzioni richieste dalla congregazione dell’Indice, sicché quelle opere conobbero un declino altrettanto rapido quanto il loro successo. Le condanne segnarono la fine del concettualismo tra i cappuccini, che fu completata dalle restrizioni introdotte nel 1675 dal padre generale Stefano Chiaramonti da Cesena, dalla condanna delle opere di Felice Brandimarte da Castelvetrano nel 1678 e dalla generale proibizione di Innocenzo XI nel 1680.
Dopo la condanna all’Indice, non vi furono più edizioni italiane dei libri di M., che invece conobbero un rinnovato successo in Germania a opera del francescano recolletto Brunon Neusser (un teologo autore di molte traduzioni e di testi nei quali il suo nome copriva quello di altri, a volte – non in questo caso – in funzione antigiansenista). Neusser li tradusse in latino riunendoli in una Encyclopedia Concionatoria, seu scientia universalis concionatorum… pubblicata in tre volumi a Colonia nel 1663 e nel 1676, 1713, 1721 e 1752. Nel 1668 Neusser fece pubblicare il solo Domenicale a Magonza col titolo Discursus praedicabiles super festum Pentecostes et sequentes Dominicas usque ad Adventum. Lo storico cappuccino Bernardo da Bologna attribuisce ancora a M. delle Conciones in reliquis anni dominicis et in Adventu, sconosciute o perse.
Fonti e Bibl.: G. Mazzuchelli, Gli scrittori d’Italia, II, 2, Brescia 1760, pp. 1221 s.; L. Wadding, Scriptores Ordinis minorum, editio novissima, Roma 1906, p. 167; G.G. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad Scriptores trium Ordinum S. Francisci, editio nova, II, Romae 1921, p. 218; A. Teetaert, in Dictionnaire d’histoire et de géographie ecclésiastiques, VIII, Paris 1935, col. 1460; G. Casati, L’Indice dei libri proibiti, III, Milano 1939, p. 102; Giovanni Crisostomo da Cittadella, Biblioteca dei frati minori cappuccini della provincia di Venezia (1535-1939), Padova 1944, pp. 200-205; Mariano d’Alatri, I cappuccini. Storia di una famiglia francescana, Roma 1994, p. 97; La predicazione cappuccina nel Seicento. Atti del convegno internazionale di studi dei bibliotecari cappuccini italiani, Assisi… 1996, a cura di G. Ingegneri, Roma 1997, ad ind.; C. Cargnoni, Antonio da Padova nella predicazione panegiristica cappuccina del Sei-Ottocento in Italia, in Collectanea Franciscana, LXVII (1997), pp. 7, 17, 33 s., 38-40, 76; J.M. De Bujanda, Index librorum prohibitorum, 1600-1966, Montréal-Genève 2002, p. 269; Lexicon Capuccinum, Romae 1951, coll. 1057 s.