Fubini, Mario
Critico letterario (n. a Torino nel 1900), professore alla Scuola Normale di Pisa. Anche nel campo dantesco è venuto sperimentando le indicazioni del suo importante lavoro esegetico e i frutti della sua elaborazione metodologica, rivolta soprattutto all'arricchimento dell'estetica idealistica con gli apporti dell'indagine stilistica. La sua interpretazione dei canti XXVI dell'Inferno - svolgimento di una precedente nota polemica sulla lettura del Nardi - e XXXIII del Paradiso (Due studi danteschi, Firenze 1951 e successivamente, arricchiti del saggio Rileggendo " La poesia di Dante " di B. Croce, riapparsi col titolo Il peccato di Ulisse e altri studi danteschi, Milano - Napoli 1966); quella del canto XXVIII dell'Inferno (in Studia philologica et litteraria in honorem L. Spitzer, Bari 1958; poi in Lectura scaligera, Firenze 1962), offrono, nel quadro dell'esegesi dantesca del Novecento, un'articolata e convincente prova dell'importanza e delle possibilità di un'indagine stilistica anche metrica applicata al testo della Commedia (Il metro della D.C., in Metrica e poesia, Milano 1962, 185-221). Né vanno dimenticate le pagine del saggio Il mito della poesia primitiva e la critica dantesca di G. B. Vico (Stile e umanità di G. B. Vico, Milano - Napoli 1965, II ediz.), in cui è esaminato come il filosofo napoletano " mediante i canoni storiografici da lui scoperti " penetrasse in maniera nuova il mondo poetico di Dante. Ha contribuito a questa Enciclopedia con alcune importanti voci.
Se i risultati sono caratterizzati dalla fede nella poesia, " assoluta e piena ", come categoria distinta dalla retorica, dalla tecnica, dall'atteggiamento gnoseologico dell'artista, la rivalutazione antiromantica del momento stilistico e la disamina del suo procedimento hanno avuto la funzione di ricondurre l'attenzione dalla psicologia dei personaggi al tono del canto, nell'ambito del quale essi assumono rilievo. Così, nella lettura del canto XXVIII dell'Inferno, in polemica coi precedenti indugi psicologizzanti, il critico, attraverso la considerazione dell'alta sapienza retorica della scrittura, può dar rilievo al valore esemplare dei personaggi esistenti non autonomamente, ma in funzione dell'orrore della loro colpa e della loro pena di fronte alle quali scaturisce lo stupore religioso e polemico del poeta-protagonista, il cui proposito di sottoporre all'esperta e raffinata arte sua l'alta prova della poesia delle armi, è governato dalla severa coscienza etica di chi le " armi " considera nei loro " tragici effetti ", nei loro " movimenti remoti ". Così, attraverso lo stesso tipo d'indagine, il F., nell'esegesi del canto XXVI dell'Inferno, può sottrarre Ulisse al romantico mito dell'eroe ammirato da D. poeta in contrasto col D. teologo. Così, sviluppando con più ampio respiro la lettura del Casella del canto XXXIII del Paradiso, può sottolinearne il valore e mettere in rilievo, soprattutto, il significato e la bellezza della preghiera di s. Bernardo alla Vergine, mostrando l'unitaria ispirazione poetica del canto che era apparso al Croce dottrinario nell'insieme e lirico solo in brevissimi tratti.
Bibl. - M. Marti, in " Gior. stor. " CXXXII (1955) 627; A. Vallone, in Studi sulla D.C., Firenze 1955.