MARINONI, Mario.
– Nacque a Mantova il 28 apr. 1885 da Giovanni e da Petronilla Riberri. Al seguito del padre magistrato visse in più città per stabilirsi, all’epoca dei suoi studi liceali, a Venezia, dove avrebbe dimorato stabilmente. Conseguita nel 1903 la licenza liceale, si iscrisse all’Università di Padova, dove si laureò nel 1907 in giurisprudenza con E. Catellani. Si recò in Germania per un corso di perfezionamento e al ritorno in Italia si dedicò alla carriera accademica. Nel 1910 conseguì la libera docenza in diritto internazionale, che insegnò dal 1912 presso l’Università di Pisa, come incaricato, e presso il R. Istituto di scienze sociali «Cesare Alfieri» di Firenze, come reggente. Nel 1914 vinse presso l’Università di Modena il concorso per professore straordinario di diritto internazionale, i cui atti furono annullati dal ministro della Pubblica Istruzione, ma poi validati dal Consiglio di Stato. Dal 1916 fino alla morte tenne l’insegnamento di diritto internazionale presso l’Università di Modena in qualità di professore straordinario, prima, e ordinario poi.
La produzione scientifica del M., comprendente circa trenta titoli oltre ad alcune recensioni continuò sino al 1921, ma è concentrata essenzialmente negli anni 1907-14. I primi studi vertono sul diritto penale e sul diritto pubblico, ma dal 1910 il M. si orientò decisamente verso il diritto internazionale, occupandosi, come era allora la regola, sia di diritto internazionale pubblico sia privato: in entrambe le discipline privilegiò i temi di teoria generale.
Nel 1910 pubblicò a Venezia la prima monografia, grazie alla quale conseguì la libera docenza: La rappresentanza di uno Stato da parte di un altro Stato e le relazioni giuridiche cui dà origine, in cui svolse un approfondito studio di diritto comparato sull’istituto della rappresentanza, per poi delinearne i caratteri differenziali nel diritto internazionale. Si tratta del primo studio sul tema. Del 1914 è la seconda opera per importanza: La responsabilità degli Stati per gli atti dei loro rappresentanti secondo il diritto internazionale (Roma), lavoro che fu premiato nel settimo concorso della Fondazione Bluntschli.
Seguace della teoria della volontà collettiva degli Stati e della separazione tra l’ordinamento internazionale e quello statale, il M. negava che il diritto internazionale potesse influire sulla struttura del rapporto tra lo Stato e il suo agente, che doveva essere disciplinato unicamente dal diritto interno. A differenza di altri autori, il M. non riteneva neppure che il diritto internazionale facesse al riguardo rinvio al diritto interno. L’organizzazione dei funzionari statali non era giuridicamente rilevante per il diritto internazionale. Era solo un fatto. Secondo il M., volontà e attività dello Stato per il diritto internazionale erano quelle di chi mostrava in fatto di essere parte dell’organizzazione statale. In questo risiedeva l’originalità della tesi, che sarebbe stata successivamente ripresa e approfondita dalla dottrina.
Tra gli altri scritti del M. in materia di diritto internazionale pubblico vanno anche ricordati il lungo saggio Della natura giuridica dell’occupazione bellica (in Riv. di diritto internazionale, V [1911], pp. 181-268, 373-476) e l’articolo su L’efficacia del diritto internazionale (ibid., X [1916], pp. 3-17).
Anche le problematiche di teoria generale del diritto internazionale privato appassionarono il Marinoni. Nel 1913 pubblicò, sempre nella Rivista di diritto internazionale, un articolo su La natura giuridica del diritto internazionale privato (VII, pp. 346-371, 449-501), che avrebbe costituito la base della terza monografia (Della condizione giuridica delle società commerciali straniere secondo gli articoli 230-232 del codice di commercio, Roma 1914), e che avrebbe ulteriormente ripreso nell’articolo L’universalità dell’ordine giuridico statuale e la concezione del diritto internazionale privato (in Riv. di diritto pubblico, VIII [1916], 1, pp. 225-249). In questi scritti il M. aderiva alla concezione che si andava facendo strada secondo cui le norme di diritto internazionale privato non erano di diritto internazionale, ma appartenevano ai vari ordinamenti statali. Essendo tali, non potevano avere la funzione di dirimere conflitti di leggi, bensì quella di delimitare il campo di applicazione delle norme interne e di far rinvio al diritto straniero per regolare rapporti che il legislatore interno non intendeva disciplinare direttamente, rinvio che non aveva natura formale ma sostanziale. La tesi della duplice funzione del diritto internazionale privato, che sarebbe stata seguita per lungo tempo dalla dottrina italiana.
Il M. non fu solo un uomo di studio. Durante la prima guerra mondiale operò instancabilmente per la difesa civile di Venezia. Fondò il Comitato di difesa e di assistenza civile di Venezia, istituzione privata che svolse compiti di assistenza pubblica, in particolare a favore delle famiglie dei richiamati. Il M. sostenne l’istituzione di posti di lavoro per le mogli dei richiamati e per i reduci della guerra, e ideò la Giunta dei consumi con funzione di calmiere dei prezzi. Dopo Caporetto (1917) fu chiamato a far parte della giunta comunale e fu anche grazie alle sue capacità di organizzatore e all’opera del Comitato di assistenza e difesa civile da lui diretto se l’esodo di parte della popolazione da Venezia si svolse ordinatamente.
Terminata la guerra, si impegnò con altrettanta energia nell’opera di ricostruzione politica ed economica della città. Nel 1919 fondò l’Istituto per il lavoro, che mirava a facilitare lo sviluppo delle piccole industrie del Veneto con particolare riguardo all’artigianato, ideò il Provveditorato per il porto di Venezia e collaborò alla creazione dell’Istituto federale di credito per il risorgimento delle Venezie.
Uomo di grande dirittura morale, fu definito il «santo laico». La cittadinanza di Venezia lo amò molto e vide in lui durante gli anni del conflitto e nell’immediato dopoguerra un punto di riferimento essenziale. Anticlericale, mazziniano, ebbe della politica una concezione in cui i doveri sono anteposti ai diritti. Militante nel partito radicale prima della guerra, successivamente, assieme a S. Trentin – di cui era grande amico – e a R. Manzato, fu tra i promotori del Partito della democrazia sociale veneta. Molto sensibile alle questioni sociali, ma contrario alla lotta di classe e al collettivismo, intendeva dar vita a un partito che fosse mazzinianamente e italianamente sociale. La sua carriera politica non fu fortunata. Si presentò alle elezioni politiche del 1921 per il collegio di Venezia-Treviso, nel cartello elettorale Blocco nazionale democratico ma, con la sconfitta dei partiti minori, nessuno dei candidati della lista fu eletto.
Il M. morì a Venezia il 27 febbr. 1922.
I suoi funerali furono seguiti da una folla immensa e, in ricordo della sua attività per Venezia, fu costituita con una sottoscrizione popolare una fondazione di beneficenza. Il Comune gli dedicò un campiello, quello dove sorge il teatro La Fenice, che durante la guerra era stato sede del Comitato di difesa e assistenza civile. Era sposato con Luisa Vivanti, da cui ebbe una figlia, Marina.
Le opere del M. sono indicate in Rivista di diritto internazionale, XIV (1921-22), pp. 398 s. (in appendice al necrologio). Parte degli scritti brevi è raccolta nel volume Scritti vari di Mario Marinoni, Città di Castello 1933.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Dir. generale istruzione superiore, Divisione prima, Fascicoli personali dei professori ordinari, 2° versamento, b. 91; G. S. [G. Salvioli], Necrologio, in Riv. di diritto internazionale, XIV (1921-22), pp. 395-399; M. M., in Il Gazzettino di Venezia, 1° marzo 1922, p. 3; M. M., in L’Ateneo veneto, XLV (1922), pp. 53-57; M. M. commemorato da Silvio Trentin e dalla cittadinanza veneziana…, Venezia 1924; S. Romano, Prefazione, in Scritti vari di Mario Marinoni, cit., pp. V-XIII; A. Gavagnin, Commemorazione di M. M., San Servolo 1948.