MATTEI, Mario
MATTEI, Mario. – Nacque il 6 sett. 1792 a Pergola, allora nella Legazione di Urbino e Pesaro, dal conte Marco e da Francesca Orsini Bianchi. La famiglia paterna apparteneva alla piccola nobiltà delle Marche.
Svolse i suoi studi a Roma, dapprima presso il collegio Ghislieri, poi nel seminario romano e, tra il 1810 e il 1812, nella Pontificia Accademia dei nobili ecclesiastici, conseguendo, infine, il dottorato in utroque iure all’Archiginnasio della Sapienza. Il M. ricevette gli ordini sacri presumibilmente nel 1817; fu quindi canonico della basilica di S. Maria Maggiore. Svolse nel corso del 1819 un periodo di pratica legale presso l’uditore di Rota Cosimo Barnaba Corsi, futuro cardinale. A partire dallo stesso anno, fino alla nomina a tesoriere generale, fu agente a Roma della Comunità di Pergola.
Nel 1822 entrò in prelatura, dapprima come prelato domestico, quindi come referendario e ponente del Buon Governo. L’anno successivo entrò nella congregazione del S. Concilio, nel 1824 divenne prosegretario di quella del Buon Governo e nel 1825 segretario; nel 1825 inoltre fu nominato canonico della basilica Vaticana. Questa prima fase della carriera ecclesiastica del M. culminò con il raggiungimento, nel dicembre del 1828, della carica di tesoriere generale, che avrebbe mantenuto negli anni successivi almeno fino al 1833. Nel 1829 fu chiamato a far parte della congregazione per la ricostruzione della basilica di S. Paolo fuori le Mura. Nel novembre dello stesso anno si era espresso per una maggiore vigilanza nei confronti dei libri non autorizzati introdotti nello Stato pontificio.
Come tesoriere generale, il M. si trovò a gestire una carica importante in una fase delicata, quando dopo i moti del 1831 fu inoltrato alle autorità pontificie il memorandum volto a sollecitare una riforma dell’amministrazione. Il M. provò, in tal senso, a fornire alcuni contributi, in specie a favore di miglioramenti nel campo dell’agricoltura.
Nel concistoro del 2 luglio del 1832 fu creato cardinale, ricevendo il berretto rosso il 5 luglio e, il 17 dicembre, il titolo diaconale di S. Maria in Aquiro. Subito dopo la nomina cardinalizia fu ascritto alle congregazioni del S. Concilio, della Fabbrica di S. Pietro, del Buon Governo e di Loreto. Nel 1833 entrò a far parte della congregazione del Censo. Nel gennaio del 1834 divenne camerlengo del S. Collegio e nel novembre dello stesso anno fu nominato prefetto dell’economia della congregazione di Propaganda Fide. Nel 1836 fu chiamato a ricoprire la carica di presidente della commissione dei Sussidi e nel 1839 fu aggregato alla congregazione dei Vescovi e regolari. L’anno successivo, il 2 dic. 1840, fu promosso segretario di Stato per gli Affari interni. Tra il 1841 e il 1847 fu prefetto della S. Consulta e, sempre a partire dal 1841, fece parte delle congregazioni del S. Uffizio e Concistoriale.
Il 22 luglio del 1842 fu traslato al titolo di S. Maria degli Angeli e l’anno successivo, il 5 marzo 1843, divenne arciprete della basilica Vaticana e, dopo aver rinunciato alla prefettura dell’economia della congregazione di Propaganda Fide, prefetto della congregazione della Fabbrica di S. Pietro. Nel giugno del 1844 fu eletto alla diocesi di Frascati, che tenne fino al 1854.
Come vescovo di Frascati, nonostante i concomitanti impegni curiali, svolse un’azione degna di rilievo, riattivando il Monte di pietà, sul quale riservò al vescovo piena giurisdizione. Nel 1852 condusse una visita pastorale. In seguito rimase legato alla città di Frascati, divenendone protettore e intervenendo come mediatore in alcune questioni che contrapposero le autorità comunali al suo successore, cardinale A.M. Cagiano de Azevedo.
Il M. fu esecutore testamentario di papa Gregorio XVI. In seguito partecipò al conclave del 1846, che portò all’elezione di Pio IX. L’anno successivo fu membro della congregazione straordinaria di Governo e si ritiene che sia stato tra i cardinali che spinsero alla famosa allocuzione pronunciata nel concistoro segreto del 29 apr. 1848, con la quale Pio IX condannava la guerra all’Austria e invitava gli Italiani a restare fedeli ai propri governi. Nel 1854, divenuto sottodecano del S. Collegio, fu traslato alla sede vescovile di Porto e Santa Rufina, e nominato prefetto del tribunale della Segnatura.
Dall’Annuario pontificio del 1856 si desume che il M. sommava un notevole numero di cariche. Oltre a quelle principali di prefetto del tribunale della Segnatura e della congregazione della Fabbrica di S. Pietro, era visitatore apostolico dell’abbazia di Grottaferrata, dei luoghi pii dei catecumeni e della Congregazione silvestrina e direttore supremo dei lavori per la riedificazione della chiesa di S. Venanzio martire nella città di Camerino. Partecipava, inoltre, a 11 congregazioni cardinalizie e gli erano attribuite le protettorie di numerosi ordini religiosi e città dello Stato pontificio: tra queste, in particolare, è da ricordare Gubbio, della quale era stato nominato protettore nel 1843. Durante la solenne cerimonia per la presa di possesso del cardinale, il 7 maggio 1843, il gonfaloniere della città, marchese Francesco Ranghiasci Brancaleoni pronunciò un’orazione pubblica poi stampata (Pel solenne possesso del nuovo protettore di Gubbio…, Gubbio 1843).
Nel 1858 Pio IX lo nominò prodatario. Divenuto decano del S. Collegio cardinalizio, il 30 sett. 1860, fu trasferito sulla sede vescovile di Ostia e Velletri nel dicembre successivo. Partecipò al primo concilio Vaticano (1869-70).
Gli osservatori contemporanei, nei dispacci inviati da Roma, forniscono del M. un’immagine controversa e spesso non positiva: secondo alcuni era un mediocre, intrigante, filogesuita, conservatore o addirittura oscurantista, secondo altri onesto, buon conoscitore dell’amministrazione laica ed ecclesiastica dello Stato pontificio, valido candidato al soglio pontificio in caso di un conclave (Weber, II, pp. 542, 563, 593, 623, 672).
Il M. morì a Roma il 7 ott. 1870 (il 9 secondo Weber, p. 484) e fu sepolto nella basilica Vaticana.
Del M. si conosce la locuzione In funere Mariae Primae Lusitaniae Brasiliae Algarbiae reginae fidelissimae…, Romae 1820.
Fratello del M. fu Nicola, nato a Pergola, dove fu battezzato il 13 sett. 1780. Aggiunse al proprio cognome quello di Baldini probabilmente quando, nel 1792, il padre Marco e i suoi due fratelli, Filippo e Camillo, furono insigniti del titolo di conte palatino pontificio. Fu ordinato sacerdote il 28 ag. 1803. Studiò anch’egli a Roma, convittore della Pontificia Accademia dei nobili ecclesiastici vi conseguì il dottorato in teologia il 29 sett. 1815; nel luglio 1816 si laureò in utroque iure nell’Archiginnasio della Sapienza. Nominato da Pio VII arcivescovo di Camerino il 14 apr. 1817, fu consacrato il 20 aprile dal cardinale A. Mattei. Il 27 genn. 1842 fu trasferito alla sede di Montefiascone e Corneto. Ammalatosi durante una visita pastorale, morì a Montefiascone il 24 ott. 1843 (Nicoletti, pp.537s.: riporta il testo di una lapide funeraria nella cattedrale di Pergola).
Fonti e Bibl.: L. Nicoletti, Di Pergola e dei suoi dintorni, Pergola 1899, pp. 534-538; Ch. Weber, Kardinäle und Prälaten in den letzten Jahrzehnten des Kirchenstaates. Elite-Rekrutierung, Karriere-Muster und soziale Zusammensetzung der kurialen Führungsschicht zur Zeit Pius IX. (1846-1878), II, Stuttgart 1978, pp. 483 s. e ad ind.; M.I. Palazzolo, «Per impedire la circolazione dei libri nocivi…», in Roma fra la Restaurazione e l’elezione di Pio IX. Amministrazione, economia, società e cultura, a cura di A.L. Bonella - A. Pompeo - M.I. Venzo, Roma-Freiburg i.B.-Wien 1997, p. 705; Ph. Boutry, Souverain et pontife. Recherches prosopographiques sur la Curie romaine à l’âge de la Restauration (1814-1846), Rome 2002, pp. 422 s.; G. Moroni, Diz. di erudizione storico-ecclesiastica…, XXXIII, p. 163; Notizie per l’anno 1856, pp. 30 s.; Hierarchia catholica, VII, pp. 26, 39, 42, 45 s., 129, 270; VIII, p. 44; V. Spreti, Enc. storico-nobiliare…, Appendice II, pp. 291 s.