MELLINI, Mario
MELLINI (Millini, de Millinis), Mario.– Nacque, probabilmente a Roma, intorno al 1440 da Pietro e da Agnese di Cola Margani. In data imprecisata sposò in prime nozze una Faustina di cui si ignora il nome di famiglia, con la quale ebbe almeno una figlia, Emilia.
L’ascesa sociale della famiglia, promossa dal padre del M., e l’ingresso nella cerchia delle famiglie curiali, già sancito dalla promozione al cardinalato dello zio paterno Giovanni Battista nel 1476 (insieme con i Cesarini, i Mellini furono i soli dell’aristocrazia municipale romana a ottenere la porpora nel XV secolo), trovarono ulteriore conferma nel prestigioso matrimonio contratto dal M., il 26 ott. 1491, con Ginevra di Domenico Cibo, nipote di papa Innocenzo VIII, che portava una dote di 3000 ducati. In tale circostanza il M. pose in pegno dotale alcuni casali e la casa che confinava sul retro con piazza Navona. Con Ginevra il M. ebbe tre figli: Girolamo, Celso e Pietro.
Il livello raggiunto dal M. nella società romana e nella Curia è ulteriormente attestato dal titolo di conte di Monterano, concessogli da Sisto IV, e dalla qualifica di «magnificus vir» – generalmente riservata all’alta aristocrazia baronale – che comunemente accompagnava il suo nome.
Come il padre, il M. ottenne incarichi municipali e curiali e si mosse con abilità sia nell’ambiente cittadino sia alla corte dei diversi pontefici. Ricordato per aver partecipato ai giochi di Agone e Testaccio durante il carnevale del 1462, scrittore apostolico tra il 1470 e il 1487 e abbreviatore dal 1472, il M. fu nominato, il 18 dic. 1481, «perpetuus Urbis cancellarius» subentrando in questa prestigiosa carica a Marcello de’ Rustici. Fu maestro delle strade nel 1490-91 e nel 1514; nel 1513 ricoprì l’incarico di conservatore di Roma. Membro della Società del Salvatore ad Sancta Sanctorum, ne fu guardiano nel 1484-85, nel 1494-95 e nel 1507-08. Anche le scelte matrimoniali compiute dal M. per i figli attestano il raggiungimento di uno status sociale molto elevato e l’avvicinamento alle famiglie curiali più potenti a Roma alla fine del Quattrocento: nell’aprile del 1482 la figlia Emilia sposò Angelo Benedetto Pamphili e portò una dote di 1000 ducati.
Il M. ebbe la residenza nel palazzo che il padre Pietro aveva costruito, durante il pontificato di Sisto IV, sulle antiche case della famiglia. Al 1491, in occasione delle nozze del M. con Ginevrina, risale la decorazione a graffito che ne impreziosisce l’esterno. In un documento del 1503 (Archivio di Stato di Roma, Trenta notai capitolini, Uff. 4, vol. 6, c. 305v) si dice che il M. aveva costruito la casa per l’ornamentum e il decus della città: testimonianza importante, che indica da un lato l’intervento di arricchimento apportato dal M. alla residenza familiare, dall’altro il suo atteggiamento nei confronti di Roma.
Il M. ebbe una riguardevole collezione di antichità: le statue e le iscrizioni che si potevano ammirare nella sua casa sono ricordate sia nell’Opusculum de mirabilibus novae et veteris urbis Romae di Francesco Albertini, del 1510, sia nell’Itinerarium di fra’ Mariano da Firenze del 1518. La casa del M. era sempre aperta a visitatori illustri e letterati. Il 30 ag. 1486 l’ambasciatore del re di Napoli Antonio da Alessandria si recò a Roma in visita a Innocenzo VIII. Dopo essere stato accolto dal papa e dai cardinali, fu accompagnato alla casa del M., dove avrebbe alloggiato. Nel novembre del 1503, quando Guidubaldo da Montefeltro, duca di Urbino, si recò a Roma per congratularsi con Giulio II della sua elezione a pontefice, il corteo ducale fu accolto in casa del Mellini. Un rapporto di amicizia e di stima legò il M. al cardinale Bernardino Lopez de Carvajal, che abitò con tutta la sua famiglia nel «palatium commune familie de Mellinis» dal 1496 al 1504 e ancora nel 1517.
Il 31 dic. 1494 – racconta Johannes Burckard (p. 558) – il M., insieme con illustri personaggi della Curia e della città, quali l’uditore di Rota Girolamo Porcari, Coronato de Planca, il cancelliere di Roma Cristoforo Del Bufalo e Giacomo Sinibaldi, come rappresentante del Popolo romano, andarono incontro al re di Francia Carlo VIII a ponte Galeria. Ma il re rispose appena alle parole dei romani e mostrò di non gradire i loro omaggi. Il 2 maggio 1501 il M. partecipò al banchetto dei Conservatori per festeggiare il Natale di Roma.
Il M. ereditò la villa Mellini a Monte Mario, costruita dal padre; nella piccola chiesa dedicata alla S. Croce, distrutta alla fine dell’Ottocento, padre e figlio fecero scolpire nel 1470 un elogio della Croce. Nella villa spesso si riunivano gli intellettuali della seconda Accademia romana: ospiti del M. furono Mario Maffei, vescovo di Aquino, Camillo Porcari, vescovo di Teramo, e Bernardino Capella. Nel testamento dell’11 marzo 1523 il M., che risiedeva ancora nella casa di famiglia ai margini di piazza Navona, stabiliva che quella e altre due case confinanti non potessero essere alienate dagli eredi, sottolineando così il significato simbolico e la visibilità sociale legati a quel palazzo. Tra gli esecutori testamentari figurava anche il cardinale Carvajal.
Il M. morì a Roma il 6 apr. 1524 e fu sepolto in S. Maria del Popolo.
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A. Modigliani