MELLONI, Mario (Fortebraccio). –
Nacque il 25 nov. 1902 a San Giorgio di Piano, presso Bologna, da Luigi e Clara Carlani.
Dopo aver frequentato il liceo nel collegio S. Carlo di Modena, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza di Bologna. Qui non tardò a militare nelle file dell’antifascismo cittadino.
Un rapporto prefettizio del marzo 1932 segnala che – a causa della sua partecipazione alle manifestazioni contro lo squadrismo e ai fatti di palazzo d’Accursio (21 nov. 1920) – «i fascisti […] lo bastonarono e lo misero al bando da Bologna, unitamente a tutta la sua famiglia» (Arch. centr. dello Stato, Polizia politica, Fascicoli personali, f. Melloni, Mario).
Trasferitosi a Genova, portò a termine gli studi universitari e si laureò in legge. Nel 1923 iniziò a collaborare con il Corriere mercantile, giornale ligure di proprietà della Piaggio. Per non essere costretto a prendere la tessera del Partito nazionale fascista (PNF), abbandonò tuttavia il mondo della carta stampata, si spostò a Milano e cominciò a lavorare nell’industria privata come impiegato di concetto, ricoprendo successivamente ruoli dirigenziali.
Nel capoluogo lombardo continuò a svolgere attività antifascista: oltre a contribuire alla diffusione della stampa di opposizione al regime e a mantenere i contatti con gli ambienti del fuoruscitismo, si occupò di raccogliere fondi per la Resistenza tra i banchieri e gli industriali del Settentrione.
Aderì nel 1944 alla Democrazia cristiana (DC), fu membro del Comitato di liberazione nazionale per l’Alta Italia (CLNAI) e responsabile dell’edizione milanese e per il Norditalia de Il Popolo, di cui sarebbe rimasto alla guida fino al gennaio 1951.
Fin dai giorni immediatamente successivi alla Liberazione, il M. si dedicò a un’opera di rinnovamento dell’organo di stampa del partito di A. De Gasperi, mirante ad ampliarne la cerchia dei lettori oltre i confini dei militanti democristiani. Per rilanciare il quotidiano il M. puntò non soltanto su un approfondimento dell’orientamento progressista e popolare della fase resistenziale ma anche sull’assunzione di redattori «capaci di scrivere e di compilare un giornale» (Murialdi, p. 184), in sintonia con l’impegno nelle attività di riqualificazione e de-fascistizzazione della professione, che ne fece uno dei protagonisti della ricostruzione dell’Associazione lombarda dei giornalisti e uno tra i componenti del comitato speciale per l’epurazione del Corriere della sera.
La sua presenza sulla scena pubblica negli anni di nascita della Repubblica non si limitò, del resto, al campo del giornalismo. Membro di diritto del Consiglio nazionale della DC, venne eletto deputato nel collegio Como-Sondrio-Varese alle elezioni del 1948 e confermato in quelle del 1953.
Nel corso della permanenza alla Camera prese attivamente parte ai lavori assembleari partecipando, al tempo stesso, alla vita di partito e, da posizioni di sinistra, alla dialettica tra correnti, che ne qualificò l’evoluzione fin dai tempi del centrismo.
La carriera politica del M. subì una brusca interruzione il 23 dic. 1954, in occasione della discussione parlamentare sull’adesione dell’Italia all’Unione europea occidentale (UEO).
Fermamente contrario a un’alleanza politico-militare che avrebbe consentito il riarmo della Repubblica federale tedesca e ulteriormente esacerbato le logiche dello scontro bipolare sul piano internazionale come su quello interno, il M. – insieme con il collega e compagno di partito U. Bartesaghi – presentò un emendamento che proponeva di procrastinare l’entrata in vigore degli accordi di tre mesi, nel nome «dell’urgenza politica di sperimentare fino all’ultima ora, fino all’ultimo minuto, tutte le possibilità di trattare che la situazione, prima di divenire gravissima o addirittura irreparabile, ancora avaramente ci consente» (Melloni - Bartesaghi). La proposta dei due deputati venne respinta ed entrambi votarono contro la ratifica dell’adesione alla UEO; qualche ora dopo la conclusione della seduta della Camera, la direzione centrale della DC – presieduta dal neosegretario A. Fanfani – deliberò all’unanimità la loro immediata espulsione dal partito.
Il M. e Bartesaghi aderirono al gruppo parlamentare misto e fondarono e codiressero il quindicinale, poi settimanale, Il Dibattito politico (aprile 1955 - dicembre 1959).
Sostenuto da F. Rodano, il periodico rappresentò un laboratorio politico originale, improntato alla promozione del dialogo tra il mondo cattolico e quello comunista e socialista; vi intervennero – tra gli altri – G. Chiarante, U. Baduel, L. Magri, G. Gioggi, E. Salzano, A. Tatò, F. Sacconi, V. Tranquilli, G. Bachelet, U. Zappulli e R. Cacopardo.
La qualità dei corsivi pubblicati in terza pagina con lo pseudonimo «emme» e i legami con il gruppo dei cattolico-comunisti condussero successivamente il M. ai vertici de Il Paese di Roma, «quotidiano democratico del mattino» fondato nel 1948 su iniziativa del Partito comunista italiano (PCI), e della sua edizione del pomeriggio, Paese sera (1957-61). Nel novembre 1961 passò alla direzione di Stasera (novembre 1961 - ottobre 1962), l’esperimento attraverso cui A. Terenzi provò a far rinascere, nel capoluogo lombardo, un’informazione pomeridiana di sinistra; eccessivamente dipendente dalle risorse e dai redattori di Paese sera, il foglio milanese non sopravvisse tuttavia al deficit accumulato nel corso del primo anno di vita, né alla crisi della stampa seguita alla morte improvvisa di E. Mattei.
Dopo un periodo di collaborazioni con differenti testate di area comunista, tra cui Vie nuove e Rinascita, il M., che non si era candidato nelle elezioni politiche del maggio 1958, entrò nel PCI; nel maggio 1963 venne eletto deputato nel collegio Milano-Pavia, riprendendo quindi l’attività parlamentare interrotta quasi dieci anni prima, e nel corso della IV legislatura fu membro della commissione Affari esteri ed emigrazione della Camera. Pur non ripresentandosi alle elezioni del 1968, non abbandonò la scena politica, che avrebbe commentato ogni giorno dalle pagine de L’Unità per circa quindici anni: dal 1967 al 1982 il M. si trasformò in Fortebraccio, una delle firme più apprezzate e maggiormente popolari del corsivismo italiano.
Con lo pseudonimo ispirato al personaggio dell’Amleto di W. Shakespeare – Fortinbras, il principe di Norvegia dal «temperamento barbaro di impunito allo sbaraglio» – o, secondo altri, al capitano di ventura Andrea Fortebracci detto Braccio da Montone, il M. usò siglare la propria rubrica quotidiana sull’organo di stampa del partito comunista: trenta righe contro «Lorsignori», formula «nata dal mio proposito di comprendere in una sola e rapida espressione i padroni e i ricchi, i potenti e i governanti, palesi o occulti, tutti coloro, insomma, che (indegnamente) ci comandano» (M. Melloni, La galleria di Fortebraccio, Roma 1985, p. 24). Dall’ironia di Fortebraccio venne colpita l’intera classe dirigente del paese e, con essa, la retorica e le miserie della vita pubblica nazionale: dotato di una scrittura chiara e raffinata e di un’arguzia comparabile al pungente sarcasmo delle vignette satiriche, l’ex democristiano passato al PCI seppe avvalersi di tutta l’efficacia pedagogica del «convertito con l’orgoglio di esserlo», senza nascondere il proprio spirito di parte e pervenendo a «somministrare alle grandi masse la chiave per interpretare la cronaca» (N. Ajello, Populista e gentiluomo, in La Repubblica, 30 giugno 1989). I suoi articoli, periodicamente raccolti in antologie pubblicate a grande tiratura dagli Editori Riuniti, costituiscono ancora oggi un documento prezioso: essi testimoniano non solo lo straordinario talento giornalistico dell’autore, ma anche l’evoluzione della Repubblica Italiana negli anni in cui il sistema dei partiti andava progressivamente modificandosi in partitocrazia.
Il M. cessò la propria collaborazione con L’Unità nel 1982. Ritiratosi dalla professione giornalistica, trascorse gli ultimi anni a Milano, dove morì il 29 giugno 1989.
Dei lavori e delle raccolte del M. si ricordano (tutti editi a Roma se non diversamente indicato): Storia di un voto, Lecco 1955 (in collab. con U. Bartesaghi); Figure e fatto: 24 corsivi di emme, 1956; I corsivi di Fortebraccio, 1970; Lor signori. Corsivi 1971-1972, 1972; Dalla nostra parte: corsivi 1973, 1973; Il Belpaese, Milano 1973 (in collab. con A. Chiappori); I nodi al pettine. Corsivi 1974, 1974; Fanfaneide, 1975; Se questo è un mondo. Corsivi 1975, 1975; Cambiare musica. Corsivi 1976, 1976; Non siamo gentili. Corsivi 1977, 1977; Partita aperta. Corsivi 1978, 1978; A carte scoperte. Corsivi 1979, 1979; Detto tra noi. Corsivi 1980, 1980; A chiare note. Corsivi 1981, 1981; È già tempo. Corsivi 1982, 1982; Fortebraccio e lorsignori: i corsivi su l’Unità di un grande maestro di satira politica, a cura di W. Settimelli, Milano 2002.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centrale dello Stato, Polizia politica, Fascicoli personali, f. Melloni, Mario; Ibid., Fondazione Lelio e Lisli Basso - ISSOCO, Marco Palmerini, 1, ff. 8: Miscellanea 1954; 9: Miscellanea 1955; 2, f. 3: «Il dibattito politico». Ada Alessandrini; 2/1, f. 88: Mario Melloni; 7/5, ff. 28: CED-UEO 1950-1955; 29: Campagna sul disarmo 1950-1962; 11, f. 58: Stampa, 1958-1980; 14, f. 33: Personaggi politici 1978-1989; Gerardo Bruni, 2/2, f. 25: Cartelle scelte da M. P. [Marco Palmerini] con corrispondenza di Antonio Pozzi 1950-1971; 5/7, f. 52: Mario Melloni 1959; Ibid., Fondazione Ugo Spirito, Camillo Pellizzi, 5, f. 51: Corrispondenza; Ibid., Istituto Luigi Sturzo, Giuseppe Spataro, VII, f. 32; IX, f. 115; IX/2, f. 70; X, ff. 112, 513; Democrazia cristiana, 1/1, f. 155: Seduta della direzione centrale, 23 dic. 1954 (17 dic. 1954 - 29 dic. 1954); 6/1/4/3/, Comunismo, f. 22: Mario Melloni 1989; Giovanni Gronchi, 4, f. 107: Seduta della direzione centrale, 23 dic. 1954 (17 dic. 1954 - 29 dic. 1954); Guido Gonella, 2/13, f. 55: Melloni; 3/1, f. 5: Lettere, appunti, relazioni, promemoria 1946-1948. Si vedano inoltre: P. Murialdi, La stampa italiana del dopoguerra 1943-1972, Roma-Bari 1973, pp. 92, 107, 184, 337, 386, 478 s., 576; G. Galli, La crociata di re Ferendum: con i corsivi di Fortebraccio, Roma 1974; N. Ajello, Intellettuali e PCI (1944-1958), Roma-Bari 1979, pp. 167, 313, 433; Storia della Democrazia cristiana, a cura di F. Malgeri, I, Dalla Resistenza alla Repubblica (1943-1948), Roma 1987, p. 81; II, De Gasperi e l’età del centrismo (1948-1954), ibid. 1988, p. 109; III, Gli anni di transizione: da Fanfani a Moro (1954-1962), ibid. 1988, pp. 15 s., 19; M. Grandinetti, I quotidiani in Italia 1943-1991, Milano 1992, ad ind.; Storia dell’Italia repubblicana (Einaudi), I, La costruzione della democrazia. Dalla caduta del fascismo agli anni Cinquanta, Torino 1994, p. 990; E. Marcucci, Giornalisti grandi firme, Roma 1998, pp. 317-321; G. Gozzini - R. Martinelli, Storia del Partito comunista italiano, VII, Dall’attentato a Togliatti all’VIII congresso, Torino 1998, p. 385; G. Chiarante, Tra De Gasperi e Togliatti. Memorie degli anni Cinquanta, Roma 2006, pp. 15, 61, 90, 124-127, 158; I deputati e i senatori del primo Parlamento repubblicano, Roma-Milano-Catania 1949, ad ind.; Deputati e senatori della Democrazia cristiana, a cura di A. Verrina, Roma 1950, ad ind.; G. Vaccaro, Panorama biografico degli Italiani d’oggi, II, Roma-Firenze 1956, ad ind.; Diz. storico del movimento cattolico in Italia (1860-1980), I, I fatti e le idee, 1, Casale Monferrato 1981, p. 293; Gli ex parlamentari della Repubblica, Roma 1985, ad ind.; L. Arbizzani - N.S. Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel Bolognese (1919-1945), IV, Bologna 1995, p. 61.
M. Carli
(Fortebraccio).
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