MUZZARINI, Mario
– Nacque a San Polo d’Enza il 31 marzo 1892 da Guglielmo e da Rosa Ferrari, possidenti agrari.
Partecipò alla prima guerra mondiale militando nel corpo degli alpini, prima con il grado di sottotenente, poi con quelli di tenente e capitano. Due volte ferito in combattimento, venne insignito di due medaglie d’argento e due medaglie di bronzo al valor militare. Il 15 novembre 1920 si iscrisse ai Fasci di combattimento. Nel 1921 si laureò in Scienze agrarie all’Università di Pisa, divenne segretario del fascio di San Polo d’Enza – carica che mantenne fino al 1927 – ed entrò a far parte del Direttivo federale del Partito nazionale fascista (PNF) di Reggio Emilia.
Nel 1922 il peso di Muzzarini nelle vicende politiche di Reggio non era ancora di primissimo piano, tanto che alla vigilia della marcia su Roma furono Giovanni Fabbrici e Antonio Bigliardi a recarsi a Modena e Bologna per concordare i dettagli della partecipazione dei fascisti di Reggio Emilia all’evento, mentre lui rimase in città, pur facendo parte del Comitato segreto per la difesa della patria. Tre giorni dopo Ottavio Corgini fu nominato sottosegretario all’Agricoltura dal neopresidente del Consiglio Benito Mussolini, a riconoscimento del ruolo degli agrari reggiani nella fascistizzazione di una delle zone più rosse d’Italia. Tuttavia, Muzzarini non era un personaggio marginale: oltre agli incarichi menzionati, il 22 aprile 1921 era divenuto sindaco di San Polo d’Enza, carica che mantenne fino al 17 giugno 1923, quando si dimise per cause non «determinate da dissensi né da disaccordi amministrativi, ma per esplicito e preciso desiderio di amici fascisti della Federazione reggiana» (Gianolio, 1997, p. 165). Continuò di fatto a esercitare il ruolo di sindaco per interposta persona negli anni successivi e intanto accrebbe il suo potere: il 4 giugno 1923 diventò presidente della Deputazione provinciale di Reggio Emilia e alle elezioni politiche del 6 aprile 1924 risultò terzo degli eletti nel collegio di Reggio Emilia con 1444 preferenze, dopo Fabbrici e Bigliardi. Oltre all’incarico provinciale (che si tramutò in quello di presidente della Provincia nel 1927) ebbe così inizio la sua partecipazione alla politica nazionale. Mantenne entrambe le posizioni a lungo: fu presidente della Provincia quasi ininterrottamente fino al 1935 e fu deputato per tre legislature fino al 1939, anno in cui entrò a far parte della Camera dei fasci e delle corporazioni.
La vicende del PNF reggiano furono assai travagliate. Corgini fu espulso dal partito già nell’estate del 1923 e negli anni successivi diventò molto conflittuale il rapporto tra Fabbrici – segretario federale del partito – e Bigliardi, il quale fu radiato nel 1926 poiché ritenuto filomassone. Nel 1927, però, Fabbrici entrò in contrasto con il prefetto locale, Dino Perrone Compagni, vicino a Muzzarini, e per porre rimedio alle lotte intestine, il PNF reggiano venne commissariato. Commissario straordinario fu nominato Muzzarini, che il 3 gennaio 1928 divenne a tutti gli effetti segretario federale, trovandosi dunque a ricoprire contemporaneamente quasi tutti gli incarichi di vertice della città emiliana, oltre ad altri ruoli minori quali la presidenza della cattedra ambulante di Agraria di Reggio Emilia, che lo impegnò dal 1923 al 1930. Facendo valere le proprie competenze di agronomo, si impegnò per la realizzazione dell’acquedotto di San Polo d’Enza, per i lavori di bonifica della Bassa reggiana e per il progetto di una diga lungo il corso dell’Enza, mai iniziata .
I contrasti interni al partito non accennavano tuttavia a calare. L’espulsione nel marzo 1929 di Fabbrici e di altri dieci uomini politicamente a lui vicini non rappresentò una vittoria per Muzzarini, il quale concentrava in sé troppi incarichi per poterli seguire al meglio. Per questo nel 1929 alla guida della segreteria federale del PNF fu chiamato a succedergli Franco Fontanili, fino ad allora suo vice. Nello stesso anno Muzzarini fu comunque rieletto alla Camera con a Dante Giordani. Nel 1930 toccò a Perrone Compagni essere sostituito alla guida della prefettura reggiana da Luigi Miranda. Sempre nel 1930, Mussolini in persona ricevette Muzzarini e Fabbrici – nel frattempo riammesso nel partito – al fine di ricomporre le divisioni in seno al PNF di Reggio Emilia.
Nel 1931, Muzzarini, Villy Bagnoli e Attilio Savi furono i liquidatori della Banca di Reggio che, fondata nel 1908 e arrivata nel 1926 a detenere depositi per quasi 20.000.000 di lire, non aveva resistito alla crisi economica.
Il 25 marzo 1934 fu rieletto alla Camera assieme a Fabbrici – nel frattempo divenuto presidente della Cassa di risparmio di Reggio – e a Celio Rabotti, e il 27 ottobre dello stesso anno divenne presidente della Confederazione nazionale fascista degli agricoltori, associazione della quale era stato nominato commissario straordinario il 31 ottobre 1933. Rivestì questo ruolo fino al 31 ottobre 1941, garantendosi così anche un posto in seno al Gran Consiglio del fascismo.
Come presidente della Confederazione degli agricoltori, firmò tra l’altro l’accordo interconfederale del Littorio con cui venne trasformato il sistema salariale vigente nelle maggiori aziende agrarie in una forma reddituale basata sulla compartecipazione dei lavoratori. Sedette anche nel consiglio d’amministrazione della SAIGA (Società agricola industriale gomma anonima), costituita il 30 dicembre 1937 per la fabbricazione della gomma naturale, ricavata dal guaiule coltivato nelle regioni meridionali e nelle colonie libiche, uno dei tanti progetti autarchici del fascismo non andati a buon fine.
Nei suoi scritti di quel periodo Muzzarini, che pure la storiografia è piuttosto unanime nel giudicare alieno da forme di fanatismo, esprimeva un’adesione incondizionata, sua personale e di tutto il mondo agricolo italiano, al fascismo, la cui legislazione aveva conquistato «un primato internazionale […] malgrado le imitazioni, spesso pietose, che le così dette democrazie ne vanno tentando» (Gli agricoltori per i lavoratori, 1937, p. 418) ed era stato capace di realizzare l’armonia tra le classi sociali.
Dopo il 31 ottobre 1941 rivestì incarichi all’interno del mondo corporativo e dal 1942 alla prima parte del 1944 fu alla guida della Banca nazionale dell’agricoltura. Tuttavia, il suo peso politico andava scemando. Durante la guerra di liberazione, in data 17 luglio 1944, fu catturato dai partigiani reggiani e condotto presso il distaccamento di Villa Minozzo, ma fu rilasciato dopo pochi giorni.
Nel dopoguerra entrò a far parte del personale tecnico del ministero dell’Agricoltura e il 21 dicembre 1946 fu nominato direttore generale dell’amministrazione centrale del dicastero, insieme a Guido De Marzi. Continuò anche a esercitare il ruolo di consigliere della Banca nazionale dell’agricoltura, tenendosi distante dalla politica e conducendo vita molto riservata.
Morì a Roma il 26 aprile 1965.
Opere:L’organizzazione sindacale degli enti rurali, con F. Angelini, Roma 1934; Gli agricoltori e le corporazioni, in Le corporazioni fasciste, a cura di L. Lojacono, Milano 1935, pp. 178-182; Gli agricoltori per i lavoratori, in I dieci anni della Carta del lavoro, Roma 1937, pp. 418-422.
Fonti e bibl.: R. Cavandoli, Le origini del fascismo a Reggio Emilia 1919-1923, Roma 1972, pp. 233-263; A. Gianolio, Gerarchi e gregari durante il fascismo, in Millenni sampolesi. II parte. Atti del convegno… San Polo d’Enza … 1995, Reggio Emilia 1997, pp. 149-208; A. Cianci, Saiga. Il progetto autarchico della gomma naturale, Arrone 2007, pp. 27-45.