SBRICCOLI, Mario
– Nacque a Macerata il 2 marzo 1941 da Luigi, ispettore della locale Cassa di Risparmio, e da Landas Ciampichini, casalinga. Fu il quarto di cinque figli: con lui Americo (nato nel 1933), chirurgo, primario ospedaliero e presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Macerata; Enrico, cantante e autore di canzoni con lo pseudonimo di Jimmy Fontana; Rita (nata nel 1938), casalinga; Silvio (1943-2004), pubblicitario.
Nel 1960 conseguì la maturità classica presso il liceo Giacomo Leopardi. Si laureò in giurisprudenza il 27 ottobre 1964 (voto 110 e lode) presso l’Ateneo maceratese con una tesi in storia del diritto italiano, avendo come relatore Paolo Grossi. Il suo lavoro era dedicato alle annotazioni di Antonio Genovesi alla prima edizione italiana dell’Esprit des lois di Montesquieu. Fu sotto la guida del giovane maestro fiorentino (Grossi, 2004-2005, p. 1392) – al quale sarebbe restato sempre legato da profonda amicizia e stima – che Sbriccoli senza indugio intraprese la carriera universitaria presso l’Università di Macerata, nella quale restò attivo, tra le figure di maggior spicco, per quarant’anni. Assistente volontario dal 1° dicembre 1964, assistente ordinario dal 1° novembre 1966, abilitato alla libera docenza nel maggio del 1971, professore incaricato di diritto comune dall’anno accademico 1970-71, vinse nel 1975 il concorso a cattedra per professore straordinario di storia del diritto italiano (G. Pene Vidari, I recenti concorsi universitari: nota quantitativa, in Rivista di storia del diritto italiano, LXXVII (2004), p. 287). Nel 1969 aveva sposato Annabianca Zammit, insegnante di liceo in materie umanistiche, con la quale ebbe due figli: Francesca (nata nel 1971) e Giacomo (nato nel 1974).
Preside della facoltà di giurisprudenza per due mandati (1979-85), ha sempre tenuto la cattedra di storia del diritto italiano (poi storia del diritto medievale e moderno), insegnando inoltre, per lunghi periodi, storia del diritto penale e, presso il corso di scienze politiche, storia delle istituzioni politiche e la storia moderna. Ha fondato e diretto l’Istituto di studi storici.
Non aveva ancora trent’anni quando pubblicò L’interpretazione dello Statuto. Contributo allo studio della funzione dei giuristi nell’età comunale (1969). Dopo un lustro diede alle stampe il Crimen laesae maiestatis. Il problema del reato politico alle soglie della scienza penalistica moderna (1974).
Queste due monografie hanno offerto un contribuito significativo al programma di rinnovamento della storia del diritto in Italia lasciando segni profondi nella tradizione disciplinare e nel più ampio dibattito culturale. Sbriccoli dimostrò subito di saper individuare e affrontare questioni cruciali, tanto per la centralità dei temi che per la capacità (poi ampiamente dispiegata) di saper pensare e praticare la storia del diritto in stretta connessione con la dimensione giuridica, ma costantemente integrata da un’autentica visione interdisciplinare. Il primo volume indaga la funzione dei giuristi nella complessa realtà comunale delle città italiane ed è dedicato alla straordinaria stagione della scientia iuris medievale considerata nell’ambito dell’esperienza costituzionale del mondo urbano. L’autore ricostruisce i rapporti di potere, le ideologie politiche, gli strumenti di mediazione che l’interpretatio iuris ha messo in scena attraverso la scrittura, l’uso e la revisione degli statuti comunali.
Non è casuale il fatto che Sbriccoli innesti poi sullo stesso «già avviato itinerario di ricerca» (Crimen laesae maiestatis, cit., p. 3) l’ampio studio sul ‘crimenlese’. «Al centro di esso starà ancora il giurista», ovvero l’intellettuale che è chiamato in età moderna a costruire un sistema di obbedienze e di discipline a fondamento di un diverso ordine politico.
Questi due studi non soltanto rivelano una precoce capacità di Sbriccoli di controllare fonti, materiali, apparati critici e simbolici, ma individuano già un ‘progetto’, ovvero le ‘opzioni fondamentali’ che prefigurano le convinzioni profonde e le linee portanti di un suo lungo e coerente percorso di ricerca.
Negli stessi anni Sbriccoli partecipò attivamente alle iniziative promosse da Paolo Grossi – rientrato nel 1966 all’Università di Firenze (L. Lacchè, Introduzione, in Laurea honoris causa in studi politici e internazionali a Paolo Grossi, Macerata 2013, p. 7) – che portarono nel 1972 al varo dei Quaderni fiorentini, rivista-progetto destinata a lunga e feconda vita e, nel 1980, alla nascita del Centro di studi per la storia del pensiero giuridico moderno. Commentando la prima ‘Pagina introduttiva’ di Grossi, l’allievo maceratese (Lettera a Paolo Grossi, 18 agosto 1971, cit. in P. Cappellini, I segni del tempo, prefazione a P. Grossi, Trent’anni di pagine introduttive. Quaderni Fiorentini 1972-2001, Milano 2009) aderiva al progetto ma con motivazioni che rivelano le sue personali convinzioni.
«Io credo» – scriveva – «che debba finire il tempo in cui storici e ‘giuristi’ (ma soprattutto i primi) cercano in tutti i modi di trovare e poi di salvaguardare la loro ‘identità’ separandosi dagli altri con le muraglie cinesi del linguaggio, della filologia, delle tecniche o delle fughe nei rispettivi specialismi» (pp. XIX-XX). «Tutta la cultura di oggi» – osservava – «tiene conto del dinamismo storico-politico, delle forze sociali, delle influenze ideologiche e delle metodologie che su di esse si fondano» (p. XX).
Lo studio sul reato politico in età moderna rappresentò il punto di partenza per un più vasto disegno che sanciva, tra l’altro, l’incontro con l’età contemporanea. Il problema del dissenso e della coeva riflessione dottrinale tra Ottocento e Novecento, assieme agli studi pionieristici sul diritto penale sociale e sul socialismo giuridico italiano rivelano un interesse profondo per la penalistica. Pensando a quel periodo Sbriccoli riconobbe debiti intellettuali anche verso due studiosi innovatori come il filosofo e storico del diritto Giovanni Tarello e il penalista Franco Bricola. Ormai orientato sempre più allo studio del fenomeno penale, Sbriccoli partecipò ai comitati scientifici delle riviste La questione criminale (diretta da Alessandro Baratta e Franco Bricola) e Dei delitti e delle pene (diretta da Baratta). A partire dagli anni Ottanta si collegò a importanti reti di ricerca internazionali: il Centre de recherches sociologiques sur le droit et les institutions pénales e più tardi il Groupe européen de recherches sur les normativités e l’International Association for the history of crime and criminal justice. Questo impegno lo portò ad ampliare gli orizzonti, a confrontarsi con prospettive e metodi diversi, ad affinare, in ultima istanza, le sue stesse ipotesi di ricerca.
Già nel corso degli anni Settanta Sbriccoli era diventato un punto di riferimento per tutti coloro che si interessavano al penale, alla storia della giustizia e della criminalità.
La sua idea di ‘storia del penale’ non si limitava alla pur indispensabile ricostruzione tecnico-giuridica, ma più in profondità analizzava il ‘problema penale’ inteso come problema ‘globale’ e spia degli assetti politici, sociali, economici, costituzionali nelle diverse esperienze storiche. Anche per questo riteneva che il penale e la storia della giustizia criminale fossero un terreno privilegiato di incontro e di collaborazione tra storia giuridica e storia della società: «In poche parole si vuol dire che il diritto (e forse il diritto penale in modo più vivo ed evidente), rimanda segni che non possono essere ignorati da chi studia il contesto, ed è fatto di condizionamenti provenienti dal contesto che non possono essere ignorati da chi studia il diritto» (Storia del diritto e storia della società. Questioni di metodo e problemi di ricerca, 1986, ora in Storia del diritto penale e della giustizia, II, p. 1126).
Risale al 1988 un dibattito di carattere metodologico con Edoardo Grendi sulle pagine di Studi storici e di Quaderni storici. Sbriccoli ricordava agli storici della società che la dimensione giuridica è un dato complesso, una peculiare manifestazione di razionalità fatta di categorie, terminologia, ordine mentale, di fonti e di pratiche sociali: «L’insegnamento che ci è venuto [da Sbriccoli] riguarda i vari e ramificati aspetti dello studio delle norme e delle pratiche sociali, dove le norme codificate, le procedure, la stessa dottrina aprono spazi di conflitto, di negoziazione, risarcimento con i vari soggetti dell’ordine sociale e di quello politico, così ricomponendo la frattura scolastica tra norma e pratica, e ancora quella tra diritto, economia, politica e dando alle fonti, scritte e d’archivio, una eccezionale capacità ermeneutica» (Romanelli, 2005).
Nell’ultimo quindicennio di attività Sbriccoli espresse un più vasto e organico disegno di storia penale. Nel saggio del 1990 La penalistica civile. Teorie e ideologie del diritto penale nell’Italia unita egli riprese le fila, aggiornò (con talune significative revisioni critiche) e organizzò in maniera esemplare i risultati delle sue ricerche dedicate al penale otto-novecentesco. La penalistica civile si è rivelata una chiave di lettura forte, già abbozzata negli scritti degli anni Settanta, per mettere al centro della contemporaneità il ‘problema penale’ che chiama in causa lo sviluppo della società. In questa prospettiva di lungo periodo fece emergere i caratteri originari e i tratti permanenti del sistema penale italiano. Nello stesso periodo Sbriccoli riprese a fondo in diversi saggi (e anche con il sussidio dell’iconografia e dell’iconologia della giustizia) il tema delle ‘origini’ del penale pubblico in età medievale analizzando in parallelo e nelle reciproche tensioni e interferenze la forma della ‘giustizia negoziata’ che ha come fine anzitutto la soddisfazione della vittima o del suo entourage e la ‘giustizia egemonica’ che cominciò, tra Due e Trecento, a imporre un ‘formato’ pubblico basato sull’idea che chi delinque danneggia la vittima ma, prima ancora, la respublica. Il processo a carattere inquisitorio, governato dal giudice e finalizzato alla irrogazione della pena, fu il principale dispositivo della giustizia egemonica, che progressivamente assorbì in sé pure le forme negoziali per costruire un ordine composito ma ormai orientato dal principio del ne crimina remaneant impunita.
In Sbriccoli il tema del diritto penale come fuoriuscita dalla vendetta, il profilo controverso dell’incivilimento e della costituzionalizzazione del penale rappresentano questioni irriducibilmente intrecciate con il governo della società, con la dimensione politica e ideologica del potere, con il processo volto ad assicurare che il penale, nel duplice versante dei diritti e delle libertà dei soggetti e delle necessità della giustizia e della sicurezza, resti ancorato a scelte di civiltà e di garanzia.
Il suo è stato un contributo, di metodo e di pratica della ricerca, prezioso tanto per gli storici che per i giuristi. Non a caso, in uno degli ultimi inediti, affermava la necessità di un «approccio “plurale, dinamico ed integrato” che permette allo storico di “vedere” in tutta la sua rilevanza la specificità della “dimensione penale” della vita associata ed il reale funzionamento dei sistemi penali storicamente rilevati. Intendo il loro concreto dispiegarsi, e non soltanto la loro conformazione, quale è possibile desumere dalle norme e dalle dottrine. Penso alla implicazione di sistemi normativi diversi dal giuridico, alle mentalità ed alle culture, alla criminalità in presenza, alle inclinazioni della giustizia praticata, all’orientamento dei poteri politici, alle sinergie dispiegate dai poteri diffusi, dalla chiesa, dalle comunità e dalle oligarchie locali. Penso alle logiche economiche che si intrecciano con la più generale economia del penale, alle interferenze morali ed ai condizionamenti religiosi, al ruolo giocato in direzioni diverse dal moral panic, dalla incostante efficienza degli apparati repressivi, dall’anomia e dall’osservanza» (ora in Storia del diritto penale e della giustizia, II, 2009, p. 1312).
Morì a Macerata il 1° agosto 2005.
Opere. Si segnalano: L’interpretazione dello statuto. Contributo allo studio della funzione dei giuristi nell’età comunale, Milano 1969; Crimen laesae maiestatis. Il problema del reato politico alle soglie della scienza penalistica moderna, Milano 1974; tutti i suoi scritti di storia del diritto penale sono stati pubblicati in Storia del diritto penale e della giustizia. Scritti editi e inediti (1972-2007), I-II, Milano 2009. Questa raccolta contiene anche l’elenco di tutti gli scritti editi di Sbriccoli (alle pp. 1313-1318). Suoi saggi sono stati pubblicati o tradotti in francese, inglese, tedesco, spagnolo e giapponese.
Fonti e Bibl.: La biblioteca scientifica (circa 10.000 volumi) e l’archivio di Sbriccoli sono stati acquisiti dall’Università di Macerata, dove sono consultabili.
Per inquadrare la sua opera, vedi P. Grossi, Ricordo di M. S., in Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno, 2004-2005, n. 33-34, pp. 1391-1399; L. Lacchè, M. S. (1941-2005), in Rivista di storia del diritto italiano, LXXVIII (2005), pp. 402-421; R. Romanelli, Ricordo di M. S., in Sissco, 13 agosto 2005; S. Trombetta, Mario Da Passano (1946-2005) e M. S. (1941-2005), in Le Carte e la storia, 2005, n. 2, pp. 203-207; C. Dolcini, Tre ricordi. M. S..., in Pensiero politico medievale, 2005-2006, n. 3-4, pp. 275-277 e soprattutto Penale giustizia potere. Metodi, ricerche, storiografie. Per ricordare M. S., a cura di L. Lacché et al., Macerata 2007 (la bibliografia di Sbriccoli alle pp. 463-469); M. Meccarelli, La dimension doctrinale du procès dans l’histoire de la justice criminelle: la leçon historiographique de M. S., in Crime, histoire & sociétés, XIII (2009), 1, pp. 73-89; Procesos, inquisiciones, pruebas. Homenaje a M. S., a cura di E. Conte - M. Madero, Buenos Aires 2009; i due tomi dell’annata 2009 dei Quaderni fiorentini su Principio di legalità e diritto penale, a cura di P. Costa, dedicati a Sbriccoli; L. Lacchè, S., M., in Dizionario biografico dei giuristi italiani (XII-XX secolo), II, Bologna 2013, pp. 1810 s.; Id., Einführung: Die Bürgerliche Strafrechtswissenschaft - Zur Interpretation der Geschichte des Strafrechts und der Strafjustiz im zeitgenössischen Italien, in M. Sbriccoli, Die Bürgerliche Strafrechtswissenschaft. Theorien und Ideologien des Strafrechts im vereinigten Italien, Berlin 2014, pp. VII-XVIII.