TOSCANO, Mario
– Nacque a Torino il 3 giugno 1908, figlio di Giacomo e di Armida, ed ebbe due fratelli: Aldo e Franco.
Il padre, di religione israelita, si suicidò quando il figlio era in tenera età. La madre si risposò con il magistrato Alberto Mazza, che esercitava le sue funzioni a Novara. Fu in quella città che Toscano crebbe in un ambiente borghese, frequentando il locale liceo classico. Sin da giovane aderì con entusiasmo al fascismo, divenendo un esponente di spicco del Partito nazionale fascista. Si iscrisse all’Università di Milano, dove si laureò in giurisprudenza con una tesi di diritto internazionale sulle minoranze all’indomani della prima guerra mondiale. Ben presto i suoi interessi si rivolsero alla politica internazionale e alla storia; decise così di frequentare la facoltà di scienze politiche dell’Università di Pavia, dove si laureò per la seconda volta, sotto la direzione di Arrigo Solmi, con un lavoro sul negoziato che aveva condotto alla firma del trattato di Londra dell’aprile del 1915.
Durante gli studi a Pavia trascorse un periodo presso l’Istituto di alti studi internazionali di Ginevra, esperienza che contribuì alla sua formazione. Dopo la laurea in scienze politiche Toscano conseguì la libera docenza in diplomazia e storia dei trattati. Nel 1932 partecipò al concorso per la carriera diplomatica,s ma, pur avendo superato la selezione, il ministero degli Esteri rifiutò la sua candidatura a causa del suicidio del padre, ritenendo che tale episodio avrebbe potuto avere conseguenze negative sull’equilibrio psicologico del figlio. Toscano decise quindi di far ritorno agli studi, pubblicando una versione rivista del lavoro sul Patto di Londra, e ben presto ottenne l’incarico dell’insegnamento di storia dei trattati e politica internazionale presso l’Università di Torino.
In quegli anni fu particolarmente attivo sia sul piano accademico sia su quello politico. Come altri giovani studiosi della sua generazione, Toscano non solo sottolineò l’importanza dello studio storico delle relazioni internazionali, ma attraverso questa disciplina mirò a individuare le ragioni che sembravano giustificare le aspirazioni italiane a giocare un ruolo di grande potenza, sulla base di una visione che in ampia misura si rifaceva alle correnti del pensiero nazionalista. Nel luglio del 1934 il giovane storico venne nominato vicepodestà di Novara.
Nel 1938 sposò Carla Amalia Bottino, da cui nel 1943 avrebbe avuto una figlia, Fabrizia.
La proclamazione delle leggi razziali interruppe la sua carriera politica, ma i forti legami con influenti ambienti del fascismo piemontese favorirono la sua ‘arianizzazione’, cosa che gli consentì di proseguire nella vita universitaria, tanto che nel 1939 risultò uno dei vincitori della terna per il concorso dell’insegnamento di storia dei trattati e politica internazionale e l’anno successivo venne chiamato a insegnare presso l’Università di Cagliari. Ben presto però, con l’inasprimento delle leggi razziali, Toscano fu dichiarato ebreo e privato dell’insegnamento universitario, per quanto nei primi anni del secondo conflitto mondiale egli continuasse a godere dell’amicizia di vari colleghi, fra cui Federico Chabod, rapporti che gli consentirono non solo di studiare, ma di pubblicare su riviste specializzate e collaborare con l’Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI).
In quegli anni si manifestò comunque il progressivo allontanamento di Toscano dal fascismo. All’indomani dell’armistizio del settembre del 1943 si rifugiò in Svizzera, dove, dopo un breve periodo di internamento, rimase sino alla primavera del 1945. In quella fase ebbe modo di frequentare Luigi Einaudi, con il quale strinse un rapporto di amicizia, avvicinandosi al pensiero liberale. Subito dopo la fine delle ostilità, rientrato in Italia, Toscano riprese la cattedra all’Università di Cagliari, abbandonando al contempo il Piemonte e stabilendosi a Roma. Grazie al rapporto di amicizia e di stima creatosi con Einaudi e ai contatti formatisi sin dagli anni Trenta con alcuni influenti diplomatici, nel 1946 fu chiamato a ricoprire il ruolo di consulente del servizio studi e documentazione del ministero degli Affari esteri; in quella funzione fu uno dei promotori della collana I documenti diplomatici italiani, entrando a far parte della commissione preposta a questo compito; inoltre riprese o avviò la collaborazione con alcuni dei maggiori storici italiani, fra i quali Chabod, Walter Maturi, Federico Curato.
Nel 1948 pubblicò il volume Le origini del Patto d’acciaio, opera di successo che lo rese noto negli ambienti storici internazionali; a tale libro fece seguito nel 1950 la pubblicazione dello studio Guerra diplomatica in Estremo Oriente (1914-1931). I trattati delle ventun domande.
Questo lavoro, fondato su un’ampia gamma di fonti diplomatiche, viene considerato uno dei più importanti risultati della produzione scientifica di Toscano e lo confermò, nella valutazione dei più noti studiosi stranieri di storia diplomatica, quale il più significativo esponente di questa disciplina in Italia.
Nel 1953 ottenne il trasferimento presso la facoltà di scienze politiche dell’Università di Roma, dove mantenne l’insegnamento di storia dei trattati.
La ricerca e l’insegnamento non furono però le sole attività di Toscano. Sin dal 1947 era divenuto uno dei consiglieri di Einaudi quando questi fu eletto presidente della Repubblica; stretti furono i rapporti con altri esponenti del mondo culturale e politico di matrice laica e liberale, fra i quali Giovanni Spadolini, Salvatore Valitutti e Gaetano Martino. Lo storico piemontese si era ormai convertito pienamente al pensiero liberal-democratico e, pur essendo critico delle scelte di politica estera del fascismo, si mostrò alieno dagli eccessi di condanna nei confronti del regime, continuando inoltre a esprimere rispetto e considerazione per alcuni storici, fortemente legati al fascismo e alla tradizione nazionalista, quali Gioacchino Volpe. Quanto alla politica estera inaugurata dall’Italia repubblicana, Toscano fu sin da subito un convinto assertore della scelta occidentale compiuta tra il 1947 e il 1948 da Alcide De Gasperi e da Carlo Sforza, riconobbe negli Stati Uniti il punto di riferimento per l’azione internazionale dell’Italia e si mostrò fortemente avverso al comunismo e all’Unione Sovietica.
Tra la fine degli anni Quaranta e la metà degli anni Cinquanta, a partire dal negoziato sul trattato di pace, l’influenza di Toscano all’interno del ministero degli Affari esteri divenne sempre più forte, confermandolo come uno dei più ascoltati consiglieri sia dei vertici della carriera diplomatica sia di una serie di ministri; particolarmente significativo fu il rapporto che instaurò con alcuni uomini politici, in particolare con il liberale Gaetano Martino e il democristiano Attilio Piccioni. Nei primi anni Cinquanta divenne responsabile dell’Ufficio studi, poi Servizio studi e documentazione del ministero, una struttura che con Toscano acquisì una funzione di particolare rilievo nell’elaborazione della politica estera italiana; grazie a tale funzione gli fu concesso il rango di ambasciatore.
Lo storico piemontese fu di frequente inviato in missioni all’estero, fra cui alle Nazioni Unite, fu membro di varie commissioni e comitati operanti all’interno della struttura ministeriale e soprattutto a lui si rivolgevano sia i diplomatici sia i politici per studi, suggerimenti e pareri.
Al centro dell’attenzione e dell’azione di Toscano vi furono tutti i principali temi e momenti dell’azione internazionale dell’Italia tra il centrismo e il centrosinistra: dalle questioni legate al trattato di pace alla scelta occidentale, a quella europea, al rinnovato interesse per l’area del Mediterraneo e del Medio Oriente, alle sfide poste dalla ‘distensione’, al delicato problema dell’Alto Adige. Egli inoltre sembrò interpretare, per quanto sempre con prudenza, i cambiamenti manifestatisi nella politica estera del Paese anche a seguito dell’evoluzione degli equilibri politici interni, quali ad esempio l’‘apertura a sinistra’ e l’emergere di Amintore Fanfani, espressione, fra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, di un’azione dell’Italia sullo scenario internazionale più attiva e ambiziosa. I documenti conservati presso l’Archivio storico diplomatico del ministero degli Affari esteri testimoniano in maniera evidente questo ruolo centrale di esperto, ma anche di ispiratore, giocato per circa un ventennio dallo studioso piemontese.
In quegli anni Toscano non trascurò l’attività accademica e la ricerca. In primo luogo si adoperò affinché in Italia si riaprisse un dibatto culturale sui temi di politica estera. Significativo fu il sostegno dato alla rinascita dell’ISPI, dal 1949 fino al 1970 guidato dall’economista Gerolamo Bassetti, con il quale lo storico piemontese ebbe un rapporto di cooperazione. Fra le iniziative che vanno ascritte a Bassetti e a Toscano vi fu la pubblicazione dell’Annuario di politica internazionale, al quale avrebbero collaborato alcuni fra i più promettenti studiosi della storia politico-diplomatica. Importante fu anche la collaborazione di Toscano con la Nuova antologia, grazie al rapporto con Spadolini, e alla Rivista di studi politici internazionali.
Va notato come nei suoi interventi egli affrontasse spesso temi di attualità, oltre ad argomenti di carattere storico. Toscano continuò inoltre a pubblicare, ed è possibile ricordare i due volumi delle Pagine di storia diplomatica contemporanea, il primo dedicato alle Origini e vicende della prima guerra mondiale, il secondo alle Origini e vicende della seconda guerra mondiale, basati sulla profonda conoscenza delle fonti diplomatiche italiane e di altri Paesi. Nel 1966 apparve l’opera Dal 25 luglio all’8 settembre. Nuove rivelazioni sugli armistizi fra l’Italia e le Nazioni Unite, che rappresentava il primo serio tentativo di ricostruzione dei complessi eventi politico-diplomatici succedutisi fra la caduta di Benito Mussolini e il tentativo di far uscire l’Italia dalla guerra, tenendo conto anche della documentazione statunitense resa da poco disponibile. Poco prima della sua scomparsa, nel 1967 Toscano pubblicò il volume Storia diplomatica della questione dell’Alto Adige, una ricerca di carattere storico che si legava però strettamente all’opportunità di illustrare la posizione dell’Italia in una fase delicata del problema sudtirolese, su cui lo storico piemontese aveva avuto modo di esprimere i suoi pareri e il cui complesso negoziato si sarebbe concluso nel 1969 con l’approvazione del cosiddetto ‘pacchetto’ sull’Alto Adige, con i connessi provvedimenti circa l’autonomia a favore della comunità di lingua tedesca della provincia di Bolzano. In questo quadro non può essere trascurata l’attività didattica svolta da Toscano all’Università di Roma: dalle sue lezioni sarebbe nato il testo Lezioni di storia dei trattati e politica internazionale, I, Parte generale. Introduzione alla Storia dei trattati e politica internazionale. Le fonti documentarie e memorialistiche.
Presso la facoltà di scienze politiche Toscano raccolse attorno a sé alcuni giovani studiosi destinati a seguire le orme del ‘maestro’ in varie sedi universitarie, in particolare Pietro Pastorelli. Quest’ultimo, scomparso nel 2013, era destinato a rappresentare la continuità della ‘scuola’ di Toscano, ricoprendo a partire dal 1974 la cattedra di storia dei trattati all’Università di Roma, nonché divenendo nel 1990 il responsabile del Servizio studi e documentazione del ministero degli Affari esteri.
Colpito da un infarto, Toscano morì il 17 settembre 1968, lasciando un’impronta significativa e duratura nel panorama storiografico italiano.
Opere. Le origini del Patto d’acciaio, Firenze 1948; Guerra diplomatica in Estremo Oriente (1914-1931). I trattati delle ventun domande, Torino 1950; Lezioni di storia dei trattati e politica internazionale, I, Parte generale. Introduzione alla Storia dei trattati e politica internazionale. Le fonti documentarie e memorialistiche, Torino 1958; Pagine di storia diplomatica contemporanea, I, Origini e vicende della prima guerra mondiale, II, Origini e vicende della seconda guerra mondiale, Milano 1963; Dal 25 luglio all’8 settembre. Nuove rivelazioni sugli armistizi fra l’Italia e le Nazioni Unite, Firenze 1966; Storia diplomatica della questione dell’Alto Adige, Bari 1967.
Fonti e Bibl.: L. Monzali, M. T. e la politica estera italiana nell’era atomica, Firenze 2011; Pour l’histoire des relations internationales, Paris 2012; A. Varsori, Dalla storia delle relazioni internazionali alla storia globale? Il caso italiano fra tradizione e cauta innovazione, in Ricerche di storia politica, XIX (2016), 3, pp. 269-283.