Paredes, Marisa (propr. Paredes Bartolomé, Maria Luisa)
Attrice cinematografica e teatrale spagnola, nata a Madrid il 3 aprile 1946. Attiva fin dagli anni Sessanta, ha raggiunto la notorietà grazie a Pedro Almodóvar, con il quale ha cominciato a collaborare nel 1983 con Entre tinieblas (L'indiscreto fascino del peccato), per affermarsi pienamente in campo internazionale negli anni Novanta con altre due opere del regista spagnolo, La flor de mi secreto (1995; Il fiore del mio segreto) e Todo sobre mi madre (1999; Tutto su mia madre).
Cresciuta in una famiglia di modesta estrazione sociale, non terminò gli studi e lavorò come apprendista presso una sarta. La passione per la recitazione la spinse, all'inizio degli anni Sessanta, a intraprendere giovanissima la carriera teatrale e, nel corso degli anni, a portare sulle scene opere di H. Ibsen, W. Shakespeare, A. Čechov e A. Camus. Parallelamente cominciò anche l'attività televisiva e cinematografica comparendo sul grande schermo in ruoli secondari nei film Gritos en la noche (1961; Il diabolico dottor Satana) di Jesús Franco, El mundo sigue (1963) di Fernando Fernán Gómez e La revoltosa (1969) di Juan de Orduña. Nel decennio successivo ha ottenuto ancora parti di secondo piano (Goya, historia de una soledad, 1971, di Nino Quevedo; El perro, 1976, di Antonio Isasi-Isasmendi; Ópera prima, 1980, di Fernando Trueba) fino a quando è stata scritturata da Almodóvar, allora all'inizio della carriera, per Entre tinieblas, dove impersona suor Estiercól, una religiosa drogata e allucinata che vive nel convento delle 'redentrici umiliate'. Successivamente ha interpretato numerosi film, tra cui l'horror Tras el cristal (1985) di Agustín Villaronga e il thriller Continental (1989) di Xavier Villaverde, prima di mettersi in luce nel ruolo di una celebre cantante pop in Tacones lejanos (1991; Tacchi a spillo) ancora di Almodóvar. È stata poi la maestra di cerimonie in Golem ‒ L'esprit de l'exil (1992; Golem ‒ Lo spirito dell'esilio) di Amos Gitai e Sarah Bernhardt in Zwischensaison (1992) di Daniel Schmid, prima che Almodóvar le ritagliasse in La flor de mi secreto uno dei personaggi femminili più intensi, complessi e dolorosi del suo cinema, quello di un'affermata scrittrice di romanzi rosa in crisi sentimentale con il marito. Riconosciuta ormai a livello internazionale all'età di quasi 50 anni, ha cominciato a essere chiamata anche da cineasti non spagnoli. Ha così interpretato la madre del giovane stupratore in Cronaca di un amore violato (1995) di Giacomo Battiato prima di essere diretta dal cileno Raúl Ruiz in Trois vies et une seule mort (1996; Tre vite e una sola morte), dal messicano Arturo Ripstein in Profundo carmesí (1996) e in El coronel no tiene quien le escriba (1999; Nessuno scrive al colonnello) e da Roberto Benigni in La vita è bella (1997). Ha poi nuovamente collaborato con Almodóvar in Todo sobre mi madre nel ruolo della popolare attrice teatrale che recita sul palcoscenico Un tram che si chiama desiderio. È stata successivamente protagonista di Salvajes (2001) di Carlos Molinero e Afrodita, el sabor del amor (2002) di Fernando E. Solanas.