MARMITTE DEI GIGANTI
. Incavature subcilindriche (dette anche caldaie) scavate nelle rocce dall'acqua in movimento vorticoso; si trovano nel letto di fiumi e torrenti, sul suolo già occupato da ghiacciai, e lungo le coste marine e lacustri.
Le marmitte fluviali o torrentizie sono le più comuni. L'acqua prende facilmente moto rotatorio, formando vortici, specialmente dove l'alveo è irregolare o molto inclinato (ai piedi delle cascate si formano sempre vortici). Lo scavo è operato dai materiali detritici che l'acqua trasporta e sfrega contro la roccia: sabbie, anche fini, e ciottoli, che si ritrovano di frequente nel fondo delle marmitte. Queste hanno asse subverticale e forma assai prossima alla cilindrica; spesso però il diametro s'allarga un po' verso l'alto e non mancano marmitte a sezione ellittica od ovoidale. Il fondo è in genere regolarmente concavo, talvolta presenta invece una eminenza conica, circondata da una depressione anulare. J. Brunhes considera questa seconda forma come tipica delle marmitte incompiute. Le pareti sono levigate e presentano talora solchi elicoidali, dovuti allo sfregamento di ciottoli trasportati dal vortice. Le dimensioni massime delle marmitte sono di pochi metri, sia per diametro sia per profondità.
Le marmitte sono distrutte dalla stessa azione erosiva delle acque (sempre, s'intende, con l'aiuto dei materiali solidi che trasportano): allargandosi, le marmitte vicine finiscono per fondersi, oppure viene direttamente erosa la soglia della parete posta verso valle. Ne resultano marmitte sventrate, semicilindriche. Secondo il Brunhes, con il continuo formarsi e rinnovarsi di marmitte (particolare processo di erosione detto evorsione) si compirebbe l'approfondimento del letto dei torrenti, con formazione di gole; G. Rovereto ritiene invece che l'incavatura semicilindrica non risulti generalmente dallo sventramento di una marmitta. Le marmitte possono anche estinguersi per riemprimento con materiali detritici (sabbie, ciottoli).
L'azione trapanante dei vortici acquei è efficace anche sulle rocce più dure. Le marmitte si formano in un tempo assai breve: ad esempio, è stata notata, in un caso particolarmente favorevole, la formazione di marmitte larghe fino a 3 m. e profonde 1 m., in soli 18 anni.
Si trovano marmitte, in tutto simili alle precedenti, anche al di fuori di letti torrentizî, anzi in posizione tale da escludere che la loro formazione sia avvenuta per opera di un normale corso d'acqua. Esse sono assai frequenti nelle regioni già occupate dai ghiacciai quaternarî, con i quali sono in qualche modo connesse. Si è molto discusso se la loro formazione sia dovuta a torrenti sottoglaciali, o a quelle speciali cascate (in un crepaccio del ghiacciaio) note col nome di molini glaciali: è però da ritenere che per entrambe queste vie possano originarsi marmitte.
Alle marmitte fluviali o torrentizie, e a quelle glaciali, sono da aggiungere le marmitte costiere scavate, in modo analogo, da vortici dell'acqua del mare (o più eccezionalmente di laghi) sulle piattaforme costiere; lungo i litorali italiani sono state segnalate in varî punti (ad es., a Pianosa, presso il Capo di Leuca, ecc.). Anche le marmitte costiere hanno caratteri morfologici simili a quelle torrentizie.
Bibl.: F. Salmoiraghi, Il pozzo glaciale di Tavernola B., in Boll. Soc. geol. it., XXI (1902), con ricca bibliografia; J. Brunhes, Le travail des eaux courantes. La tactique des tourbillons, in Mém. Soc. Fribouregeoise des Sciences Nat., II (1902); G. Rovereto, Trattato di geol. morf., I, pp. 94, 113, 126-29, 613.