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Marocco

Dizionario di Storia (2010)
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Marocco


Stato dell’Africa settentrionale. Il M. intrattenne dalla fine del 2° millennio a.C. rapporti con i navigatori fenici, intensificatisi dopo l’ascesa di Cartagine (6° sec.). Nel 4° sec. a.C. si formò il regno indigeno di Mauretania, che si estendeva dall’Oceano Atlantico al fiume Mulucha (Muluia) e si mantenne fino all’annessione romana in seguito all’uccisione dell’ultimo re Tolomeo (40 d.C.) divenendo, nel 42, la provincia della Mauretania Tingitana. Del dominio romano, durato quattro secoli, restano le rovine di Volubilis e Sala. Dopo l’invasione vandalica (5° sec.) e la parziale riconquista bizantina, il M. fu occupato dagli arabi (7°-8° sec.). Dopo una prima formazione statale autonoma sotto gli Idrisiti, seguì un periodo in cui il M. fu disputato fra Omayyadi di Spagna e Fatimidi di Tunisia ed Egitto. Si successero quindi i due grandi imperi berberi degli Almoravidi e Almohadi (11°-12° sec.) che rappresentarono il periodo di maggior potenza del Marocco. Alla caduta degli Almohadi la storia marocchina riprese una fisionomia regionale; vi regnarono i Merinidi (13°-15° sec.) e i Wattasidi (15°-16° sec.), soppiantati dalle due dinastie sceriffiane, i Sadiani e i Filali, sotto cui la penetrazione europea mise fermo piede nel Paese, con l’occupazione spagnola della striscia costiera lungo il Mediterraneo e l’Atlantico (1860, conquista di Tétouan) e con la graduale occupazione dei francesi, che imposero al M. (a eccezione della regione mediterranea del Rif, spagnola) un regime di protettorato (1912). Tangeri venne destinata a un regime di amministrazione internazionale. Il primo residente generale, gen. H. Lyautey (1912-25), proseguì l’occupazione del Paese e si scontrò con la resistenza guidata dall’emiro del Rif Abd al-Karim. Nel corso degli anni Trenta la Francia impose di fatto un’amministrazione diretta alla propria zona; contemporaneamente, si registrò la ripresa del movimento nazionalista sfociata (1943) nella costituzione del Partito dell’indipendenza (Istiqlal), filomonarchico, protagonista politico – accanto a una formazione militare, in parte repubblicana – della lotta per l’indipendenza.

L’indipendenza

Il 2 marzo 1956 venne proclamata l’indipendenza e in aprile il M. recuperò la sovranità anche sulla zona di occupazione spagnola nel Nord, a esclusione di Ceuta e Melilla; nell’ott. 1956 anche Tangeri veniva restituita al M., che a novembre fu ammesso all’ONU. Muhamad ibn Yusuf, sultano del M. dal 1927, assunse il titolo di re con il nome di Muhamad V nell’ag. 1957, dopo aver nominato nel marzo 1956 un governo guidato dall’Istiqlal. Morto nel 1961, Muhamad V (che aveva assunto anche la carica di primo ministro nel 1960) fu sostituito, al trono e a capo del governo, dal figlio Hasan II. Nel 1962 fu approvata, tramite referendum, una Costituzione che garantiva ampi poteri al re (capo religioso, capo dello Stato, capo delle forze armate e capo del governo – funzione esercitata attraverso un primo ministro); il potere legislativo era affidato a un Parlamento bicamerale (costituito da una Camera dei rappresentanti eletta a suffragio universale e una Camera dei consiglieri eletta da un collegio elettorale formato da membri dei consigli comunali e provinciali e di associazioni sindacali e professionali).

Dagli anni Sessanta agli anni Novanta

Sul piano internazionale il regno, che aveva mantenuto forti legami con Francia e USA, perseguì l’idea nazionalista del Grande M. avanzando rivendicazioni sulla Mauritania, oltre che su territori nell’Algeria sudoccidentale e sul Sahara Spagnolo. All’interno, la difficile situazione economica e l’ampia disoccupazione provocarono una crescente tensione e all’esplosione di disordini, nella prima metà del 1965, il re rispose con la proclamazione dello stato di emergenza; la tensione aumentò nell’ottobre dello stesso anno quando M. Ben Barka, leader dell’Union nationale des forces populaires (UNFP), fu rapito e presumibilmente assassinato in Francia. Il M. abbandonò ogni rivendicazione sulla Mauritania nel 1969 e raggiunse con l’Algeria un accordo sui confini nel 1970. Sul piano interno, una nuova Costituzione fu approvata nel luglio 1970, mentre veniva ritirato lo stato di emergenza. Nel 1971 e 1972 si verificarono due falliti attentati al re da parte di esponenti delle forze armate, e nel 1972 fu approvata una nuova Costituzione. Fu sui temi di politica estera che si costituì negli anni successivi un clima unitario all’interno del Paese (intervento militare nel conflitto arabo-israeliano del 1973, rivendicazione del Sahara spagnolo). Nel 1975 un accordo stabilì il ritiro spagnolo e il trasferimento del Sahara spagnolo, ribattezzato Sahara Occidentale, a un’auto­rità congiunta del M. e della Mauritania. L’Algeria si oppose duramente e rafforzò il proprio sostegno al movimento di liberazione del popolo Sahrawi organizzato nel Frente polisario (Frente popular para la liberación de Saguia el-Hamra y Río de Oro), mentre quest’ultimo contrastava l’occu­pazione marocchina in corso. Nel 1976 venne proclamata in esilio la Repubblica araba sahariana democratica (RASD), mentre M. e Mauritania si accordavano sulla spartizione del territorio. Nel 1979, la Mauritania firmò un trattato di pace con il Frente polisario e il M. dichiarò il settore precedentemente attribuito alla Mauritania propria provincia, provocando un’intensificazione degli scontri. La posizione intransigente del M. sfociò nel 1984 nella sua uscita dall’Organisation de l’unité africaine (OUA), mentre l’incontro di Hasan II con il primo ministro israeliano S. Peres (luglio 1986) aumentava l’isolamento del M. fra i Paesi arabi. Durante la seconda metà del decennio il M. uscì progressivamente dall’isolamento a livello regionale (Unione del Maghreb arabo, costituita nel 1989 da Algeria, Libia, M., Mauritania e Tunisia). Sul piano interno lo sforzo bellico aggravò le condizioni economiche. La politica liberista sostenuta dal governo creò ulteriori tensioni. Anche la partecipazione marocchina alla forza multinazionale guidata dagli USA nella guerra contro l’Iraq (1991) suscitò manifestazioni di protesta popolare. Scioperi e disordini si ripeterono nei primi anni Novanta, mentre il fondamentalismo islamico acquistava un ruolo crescente. La realizzazione di un piano di pace per il Sahara Occidentale, adottato nel 1991 dal Consiglio di sicurezza dell’ONU, si scontrò con l’atteggiamento intransigente del M., e il referendum di autodeterminazione previsto per il gennaio 1992 fu più volte rinviato. Tradizionalmente vicino ai Paesi occidentali, il M. fu il secondo Paese arabo, dopo l’Egitto, a stabilire relazioni dirette con Israele nel 1994. Nel 1996 furono approvati con referendum emendamenti costituzionali che prevedevano la creazione di un Parlamento bicamerale dotato di maggiori poteri di controllo sull’esecutivo. Nel marzo 1998, il socialista A. Yusuf fu chiamato a dirigere il primo governo di coalizione di centrosinistra del M., che concretizzava l’alternanza politica e un discreto rinnovamento nella classe dirigente, impegnandosi in un programma di riforme che mostravano in generale una maggiore sensibilità e attenzione ai diritti umani, nel tentativo di mitigare il tradizionale autoritarismo del regime.

Muhamad VI

Nel 1999 salì al trono Muhamad VI. I primi mesi del suo regno furono caratterizzati da gesti simbolici che sembravano indicare una certa liberalizzazione politica del regime (decreto di amnistia per i prigionieri politici, ritorno in patria dei dissidenti ecc.). La grande forza d’impatto degli islamisti nella società marocchina si manifestò in più occasioni nella primavera del 2000, quando alcune centinaia di migliaia di militanti scesero in piazza contro la proposta governativa di riformare in favore delle donne uno degli statuti più retrogradi del mondo arabo. Tra la fine del 2001 e i primi mesi del 2002, mentre crescevano nel Paese le manifestazioni di protesta contro Israele, tornarono a irrigidirsi le posizioni della monarchia verso le rivendicazioni del Frente polisario. Dopo gli attentati dell’11 sett. 2001 il M. diede il proprio appoggio alla strategia americana di lotta contro il fondamentalismo islamico. Nel maggio 2003 si verificarono gravissimi attentati suicidi a Casablanca, che provocarono decine di vittime e alimentarono il timore di una crisi del turismo, fattore chiave dell’economia nazionale. Le autorità risposero con una stretta repressiva, che parve mettere in dubbio il corso riformatore del nuovo sovrano. A ogni modo, venne proseguita la politica delle liberalizzazioni per favorire gli investimenti stranieri e furono aperti centri di assistenza sociale nelle aree più povere. Inoltre continuarono le inchieste della commissione nominata per accertare le violazioni dei diritti umani avvenute durante il regno di Hasan II. Si sono registrate nuove tensioni con la Spagna intorno all’isola contesa di Perejil e alle enclave spagnole di Ceuta e Melilla; il fatto che queste ultime siano diventate un punto di passaggio per molti migranti che dall’Africa subsahariana cercano di raggiungere l’Europa ha contribuito a rendere più difficili i rapporti tra Rabat e Madrid. Anche l’annosa controversia sull’assetto del Sahara Occidentale è rimasta irrisolta: nel 2007 è fallito l’ultimo tentativo di colloquio tra il governo marocchino e il Frente polisario.

Vedi anche
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maròcca
marocca maròcca s. f. [der. di marra2 «mucchio di sassi»], settentr. – Accumulo di detriti rocciosi di origine sedimentaria; rifiuto, scarto di una mercanzia qualsiasi
sceriffale²
sceriffale2 sceriffale2 (o sceriffiano) agg. [der. di sceriffo2]. – Che si riferisce all’autorità dello sceriffo, nel mondo musulmano: le monarchie sc. del Marocco; l’aristocrazia sceriffale.
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