MAROCCO (XII, p. 388; App. I, p. 825; II, 11, p. 269; III, 11, p. 39)
Nel giugno 1976, secondo una stima, la popolazione ammontava a 17.880.000 ab. distribuiti su di un'area di 458.730 km2 (esclusi i territori del Sahara Occidentale annessi nel 1976). Dei 395.883 stranieri presenti nel 1960, nel 1971 ne rimanevano soltanto 111.909, ma molti sono rimpatriati anche successivamente a causa della politica condotta nei loro confronti, culminata con l'esproprio dei terreni di loro appartenenza. Oltre ai residenti francesi sono partiti anche numerosi marocchini israeliti (che erano 162.420 nel 1960 e 31.119 nel 1971). Il tasso annuo d'incremento demografico (30‰) è tuttavia ancora troppo elevato in rapporto alle risorse disponibili. La popolazione urbana costituisce il 38% della totale (29% nel 1960). Due centri si sono distinti per la vistosa crescita verificatasi fra i censimenti del 1960 e 1971: Dar-el-Beida (Casablanca) da 965.277 a 1.506.373 ab., e la conurbazione di Rabat-Salé, aumentata da 303.244 a 530.366 ab. (di cui 367.620 a Rabat e 155.557 a Salé). In seguito all'accordo del 4 gennaio 1969, la Spagna ha ceduto al M. l'enclave di Ifni, mentre restano ancora soggette ad essa Ceuta e Melilla. Nel 1976, poi, il M. ha assunto l'amministrazione di parte del Sahara Occidentale, già provincia d'Oltremare spagnola. Negli anni successivi all'indipendenza molte città hanno cambiato l'antica denominazione coloniale: Alćazarquivir in Ksar-el-Kébir; Casablanca in Dar-el-Beida; Fédala in Mohammedia, Louis Gentil in Youssoufia, Mazagan in El-Jadida, Mogador in Essaouira, Petitjean in Sidi Kacem, Port Lyautey in Kénitra e Villa Sanjurjo in Al Hoceïma.
Condizioni economiche. - L'economia è governata da piani di sviluppo: dal 1960 al 1964 l'obiettivo era un aumento annuo del prodotto nazionale lordo del 6,2%; dal 1965 al 1967 del 3,5%. In realtà per l'intero periodo 1960-67 è stato raggiunto soltanto un incremento medio annuo del 3%. Il piano quinquennale 1968-72 ha previsto invece un ritmo di sviluppo pari al 4,3% annuo.
L'agricoltura assorbe il 61% circa della popolazione attiva e concorre con il 31% alla formazione del prodotto nazionale lordo.
Cereali, leguminose, vigneto e colture orticole forniscono i maggiori redditi, mentre meno importante risulta il contributo dell'allevamento e dell'attività forestale (159.960 t di sughero nel 1971 e 3.154.000 m3 di legname prodotti nel 1975). I cereali più diffusi (frumento, orzo e mais) hanno fornito nel 1975 un raccolto di 35.330.000 q, nettamente superiore a quello medio degli anni 1960-62 (21.689.000 q). Notevoli quantità di cereali vengono comunque importate (soprattutto dagli SUA) con evidenti riflessi negativi per la bilancia commerciale, anche se talvolta parte delle forniture giunge a titolo gratuito. Grande impegno viene posto dal M. nella produzione della barbabietola da zucchero, coltivata dagli anni Sessanta in poi con eccellenti risultati. Il settore vitivinicolo è in continu0 deterioramento (1.200.000 hl di vino nel 1975) a causa dell'esigua domanda interna di vino il cui consumo è vietato ai musulmani, e per l'affievolirsi delle esportazioni verso la Francia, un tempo molto elevate. Ne conseguono prezzi all'esportazione che, per risultare competitivi, non riescono a essere remunerativi.
Il settore della pesca fornisce annualmente 210.479 t circa di pescato (contro le 154.000 del periodo 1959-61), del quale oltre 50.000 t passano all'industria conserviera. Nel 1972, unilateralmente, il M. ha esteso il limite delle sue acque territoriali da 12 a 70 miglia dalla costa.
La produzione mineraria denuncia cedimenti, tranne che per i fosfati (Khouribga e Youssoufia) in continuo aumento, tanto che la produzione (19.749.000 t nel 1974) è quasi triplicata rispetto al 960, e per i quali il M. occupa la terza posizione nella graduatoria mondiale, alle spalle di SUA e URSS. Ad essi si deve in gran parte l'incremento progressivo dell'intera produzione industriale del M., che è aumentata del 90% circa rispetto al 1960. Il settore elettrico, con 2.775 milioni di kWh (per il 48% d'origine idrica) prodotti nel 1974 ha segnato a sua volta un netto miglioramento rispetto al passato (991 milioni di kWh prodotti nel 1960). L'attività di montaggio di autoveicoli, iniziata nel 1965, ha raggiunto nel 1975 le 24.336 unità. In progresso anche le industrie metallurgica, tessile e dei materiali da costruzione. Alterni risultati ha conseguito il settore alimentare, con l'eccezione del solo zuccherificio (2.620.000 q di prodotto nel 1975) in continua espansione. L'industria concorre con il 22% circa alla formazione del prodotto nazionale lordo.
Il grande centro manifatturiero è Dar-el-Beida (industria metallurgica, alimentare, della carta), che sviluppa almeno la metà dell'attività dell'intero paese e dispone del maggior scalo marittimo. Nel 1975 il movimento complessivo del porto è stato di 14.553.000 t di merci, delle quali 10.112.000 all'imbarco. Centri industriali di rilievo sono poi Safi, sede di impianti di lavorazione dei fosfati e di conserve di pesce e loro porto d'imbarco (4.270.000 t di merci manipolate nel 1975), e Mohammedia, satellite operativo di Dar-el-Beida nel settore della raffinazione.
Il commercio con l'estero soffre per una cronica posizione deficitaria: nel periodo 1971-75 le esportazioni hanno pagato soltanto il 75% delle importazioni. Nel 1976, in particolare, si sono acquistati beni per 2618 milioni di dollari contro vendite per soli 1262 milioni. Le maggiori spese riguardano i prodotti alimentari (frumento e zucchero) e quelli industriali semi-lavorati e finiti. Le esportazioni sono costituite per il 65% da fosfati, poi da prodotti agricoli (agrumi, ortaggi, vino, olio), pesce conservato e oggetti dell'artigianato. L'Europa negli ultimi anni ha assorbito mediamente l'85% delle esportazioni del M. (che è associato alla CEE) e ha fornito i tre quarti dei prodotti importati. Soprattutto europei sono i turisti (1.204.664 nel 1974 contro 202.016 nel 1962) richiamati dalla mitezza del clima oltre che da importanti itinerari culturali.
Bibl.: J. Despois, R. Raynal, Géographie de l'Afrique du Nord-ouest, Parigi 1967; D. Noin, La population rurale du Maroc, 2 voll., ivi 1970.
Storia. - Nel novembre 1962 il re Ḥasan II, successore di Muḥammad V morto nel gennaio 1961, annunciò una nuova costituzione, che fu approvata nel dicembre con referendum popolare. Essa definiva il M. uno stato monarchico, costituzionale, democratico e sociale; il potere legislativo era affidato a una Camera dei rappresentanti eletta ogni 4 anni a suffragio universale e a una Camera dei consiglieri composta di rappresentanti dei consigli comunali e provinciali, delle associazioni sindacali e professionali e delle varie categorie imprenditoriali. Alle elezioni per la prima delle due Camere (maggio 1963) l'Istiqlāl (estromesso dal governo nel gennaio) ottenne 41 seggi; l'Unione Nazionale delle Forze Popolari, UNFP, formata da giovani politici guidati da Mahdī b. Barakah, e usciti nel 1958 dall'Istiqlāl (dal dicembre 1958 al maggio 1960 il partito aveva guidato, con 'Abdallāh Ibrāhīm, il governo) ebbe 28 seggi; 6 andarono a indipendenti, e 69 al Fronte per la Difesa delle Istituzioni Costituzionali (FDIC), formazione legata alla Corona costituita ad hoc nel marzo. Nel luglio esponenti dell'UNFP furono accusati di complotto contro lo stato (condannati poi a morte, la condanna fu nel 1965 mutata nel carcere a vita); nelle elezioni per la Camera dei consiglieri, nell'ottobre, il FDIC ebbe 107 seggi, l'Istiqlāl 11; 2 andarono a indipendenti. Nell'ottobre 1964 la formazione di un governo da parte di Aḥmad Bāhaninī, presidente di un nuovo Partito democratico socialista, fu interpretata come un tentativo della Corona di ottenere la collaborazione delle opposizioni; e infatti, benché nel febbraio 1965 il congresso dell'Istiqlāl si fosse pronunciato per nuove elezioni, nel maggio il re rivolse un inutile appello per un governo di unione nazionale che varasse un programma di sviluppo economico e di riforme amministrative. Scioperi di studenti e di lavoratori provocarono nel giugno la proclamazione dello stato di emergenza e la sospensione della costituzione; la situazione, sia interna sia internazionale, fu aggravata nell'ottobre dalla scomparsa, in Francia, dell'esponente dell'UNFP Ben Barakah, della quale la magistratura francese accusò il gen. Ufqīr, molto vicino al re Ḥasan. Un tentativo di ritorno alla normalità si ebbe nell'ottobre 1969, con elezioni comunali e provinciali che furono però boicottate dalle opposizioni. Comunque, nel luglio 1970, dopo referendum popolare, fu promulgata una nuova costituzione che prevedeva una sola Camera di 240 membri, 90 eletti a suffragio universale, 90 dai consigli comunali e provinciali, 60 da un collegio di rappresentanti delle associazioni professionali e sindacali. Le elezioni (agosto) dettero ai partiti dell'opposizione 22 seggi: il resto fu ripartito fra indipendenti, 158, e membri del governativo Movimento Popolare (MP), 60. Nel luglio 1971, cadetti della scuola militare, sembra ingannati dai loro comandanti, attaccarono il palazzo reale di Ṣkhīrāt nel corso di un ricevimento; il tentativo fu fortunosamente stroncato, e i responsabili condannati: responsabilità nel complotto furono addossate alla Libia. Nei mesi seguenti si ebbero nuovi contatti fra corona e opposizioni, nell'inutile ricerca di una possibile collaborazione: come atto di buona volontà, nel febbraio 1972 il re annunciò una nuova costituzione per la quale i due terzi della Camera sarebbero stati eletti a suffragio universale, ma nell'aprile fu comunicato che le elezioni erano rinviate in attesa della revisione e dell'aggiornamento delle liste elettorali. Un nuovo attentato alla vita del re, il cui aereo fu attaccato da caccia militari, ebbe luogo nell'agosto 1972: della sua organizzazione si confessò autore, suicidandosi in circostanze non chiare, il gen. Ufqīr, ministro della Difesa e capo di Stato Maggiore: la posizione del re apparve in quel momento quanto mai precaria, perché all'isolamento politico si unì una reciproca diffidenza nei rapporti con le forze armate. Scioperi di studenti, che si scontrarono con la polizia, portarono nel febbraio 1973 allo scioglimento dell'Unione Nazionale degli Studenti Marocchini (UNEM); un'ondata di arresti si ebbe nel marzo in seguito alla cattura, sulle montagne dell'Atlante, di guerriglieri che si disse armati dalla Libia. Particolarmente colpiti furono gli esponenti della sezione di Rabat dell'UNFP (che fu sospesa nell'aprile): 157 persone furono deferite al tribunale di Qenīṭrah, accusate di complotto e attività terroristiche, e 15 furono nel novembre passate per le armi. Nel marzo, intanto, il re aveva annunciato un piano per la marocchizzazione dell'economia entro due anni e ordinato il sequestro di terre di proprietà di stranieri e la loro distribuzione a contadini: provvedimento che aveva generato tensione in particolare con la Francia. L'estensione delle acque territoriali da 12 a 70 miglia provocò difficoltà anche con la Spagna; in compenso, la nuova politica nazionalista riavvicinò il M. agli altri stati arabi. Nel 1974, benché continuassero i processi politici, un'attività politica di rivendicazione nei riguardi del Sahara spagnolo, e più tardi dei presidi, portò a un riavvicinamento fra Corona e opposizione almeno sui temi di politica estera: un sostanziale accordo si ebbe infatti sull'iniziativa, presa dal re per rimuovere i rischi di un referendum addomesticato dalle autorità spagnole, di chiedere il deferimento della questione alla Corte internazionale di giustizia dell'Aia, richiesta accettata nell'ottobre 1974 dalle Nazioni Unite. Difficili restarono invece i rapporti interni: nel settembre si ebbero nuove condanne a morte per i fatti del 1973, ma nel contempo vennero liberati numerosi esponenti della sezione di Rabāt dell'UNFP, partito che si riorganizzò assumendo il nome di Unione socialista delle forze popolari (abbreviato in Unione socialista). Nell'agosto l'estrema sinistra aveva intanto formato un nuovo Partito del Progresso e del Socialismo (PPS), definito "avanguardia rivoluzionaria della classe operaia marocchina". Elementi berberi favorevoli alla Corona fondarono nel novembre un Parito Liberale Progressista (PLP). Con la "Marcia verde" la Corona ottenne alla fine nel 1976 il recupero di parte del Sahara spagnolo, con favorevoli ripercussioni sulla situazione politica interna, anche per la reazione nazionalistica contro attacchi mossi dall'Algeria. Il 3 giugno 1977 si sono svolte le elezioni politiche, che hanno registrato la vittoria (44,6%) del partito degli "Indipendenti" fedele al re: 141 seggi contro 123 conquistati dagli altri partiti.
Bibl.: J. Waterbury, The commander of the faithful. The Moroccan élite, Londra 1970; R. Landau, W. Swann, Marokko, Colonia 1970; Oriente Moderno, voll. XL-LIV, Roma 1960-1974.
Archeologia. - L'intero territorio dell'odierno M. ha offerto negli ultimi anni testimonianze di tutte le principali ere preistoriche, eccettuata la singolare flessione registrata nel Mesolitico. Il diretto e fecondo contatto fra le coste marocchine e il territorio iberico, che conoscerà significative conferme fino in età moderna, risulta convalidato e ampliato nella natura e nell'incidenza. Rinnovato interesse scientifico hanno avuto anche in questi ultimi decenni le collezioni pubbliche del Marocco. In particolare, il Museo Louis Chatelain e il Museo Michaux-Bellaire di Tangeri offrono in sintesi un aggiornato panorama storico e archeologico dell'antico Marocco.
Archeologia punica. - La presenza fenicia e punica, che s'inserisce di fatto nelle vie commerciali preistoriche, ha conosciuto di recente significative precisazioni cronologiche e culturali. Procedendo da oriente verso occidente, il centro di Melilla, l'antica Rusaddir, ha dato una necropoli risalente al 4°-3° secolo a. Cristo. I resti edilizi e ceramici di Emsa risultano di poco posteriori all'insediamento di Rusaddir. Anteriori, invece, sono i resti di Sidi Abdeslam del Bhar, databili fino al 5° secolo a. Cristo. A Tamuda è stata posta in luce una città dalle strutture tarde, che non consentono per ora di risalire oltre il 2° secolo a. Cristo. Scavi sistematici condotti nella regione di Tangeri hanno posto in luce necropoli databili tra l'8° e il 5° secolo a. Cristo. Ancora verso oriente è stato individuato a Kouass uno stabilimento di officine ceramiche di tradizione punica. Permane a Lixus, attuale Arcila, la mancata corrispondenza fra l'alta cronologia delle fonti classiche e i dati archeologici, che non risalgono oltre il 7° secolo a. Cristo. Nell'interno, gioielli, ceramiche e un'iscrizione documentano gli antecedenti punici della romana Banasa. Presso la costa, il centro di Sala ha dato materiale del 7° secolo a. Cristo. Infine Mogador, estremo centro dell'irradiazione fenicia sulla costa atlantica, ha dato materiale mobile e graffiti databili al 7° secolo a. Cristo.
Archeologia romana. - La mancanza di fonti storiche sugl'inizi dell'occupazione romana in M. dà particolare valore ai dati archeologici. Strutture edilizie e reperti mobili, che si datano ai primi anni dell'Impero, documentano l'avvenuta provincializzazione della regione e il suo inserimento attivo nell'economia romana. Le più recenti raccolte dei dati pervenutici sono orientate a porre in evidenza il nuovo impulso che la cerealicoltura ebbe in tutta la Mauritania, con notevoli apporti etnici colonizzatori. Il 3° secolo d.C. segna un netto ridimensionamento delle piccole industrie della salatura, tipiche dell'economia mauritana antica e di sicuro retaggio punico: ne è prova la ristrutturazione degli edifici a esse destinati in frantoi o in case d'abitazione. La rete stradale si differenzia nettamente in tronchi maggiori e minori, dando più sicuro prestigio e incidenza economica e monumentale alla litoranea che unisce Tangeri a Lixus e alla Mauritania meridionale. La successiva crisi dell'Impero romano trova conferma nella Tingitania con il ritiro delle guarnigioni romane dall'interno. Le grandi città costiere, da Mogador a Tangeri e a Sala, sono protette da campi trincerati autonomi; resti di tali campi sono stati rilevati soprattutto intorno a Tangeri e al suo territorio, nelle località di Babba Campestris, Oppidum Novum, Tabernae e Tamuda.
Archeologia cristiana. - Le testimonianze archeologiche della penetrazione del cristianesimo in Mauritania permangono scarse e sporadiche, in contrapposizione con le fonti martiriologiche. Poche iscrizioni tombali e alcune lampade con figurazioni e simboli cristiani non autorizzano infatti, almeno per il momento, a ritenere profonda la penetrazione del cristianesimo nella regione.
Bibl.: In generale: J. Carcopino, Le Maroc antique, Parigi 19482; M. Tarradell, Guía arqueológica del Marruecos español, Tetuán 1953; Bulletin d'archéologie marocaine, 1-4 (1956-1960); M. Ponsich, Recherches archéologiques à Tanger et dans sa région, Parigi 1970. Per il periodo punico: P. Cintas, Contribution à l'étude de l'expansion carthaginoise au Maroc, Parigi 1954; M. Tarradell, Lixus, Tetuán 1959; id., Marruecos púnico, ivi 1960; M. Jodin, Mogador, comptoir phénicien du Maroc atlantique, Tangeri 1966; M. Bekkari, in L'espansione fenicia nel Mediterraneo, Roma 1971, pp. 29-46, con la bibliografia ivi raccolta. Per il periodo romano: M. Tarradell, in Il Congreso nacional arqueológico, Zaragoza 1953, Saragozza 1955, pp. 213-20; A. Jodin, M. Ponsich, in Bulletin d'archéologie marocaine, 4 (1960), pp. 287-318; R. Étienne, Le quartier nord-est de Volubilis, Parigi 1960; Ch. Boube-Piccot, Les bronzes antiques du Maroc, I: La statuaire, Rabat 1969.