MARQUARDO di Grumbach
MARQUARDO (Marquardus, Marchoardus, Marcolaldo) di Grumbach. – Terzo di questo nome, figlio del comes Marquardo (II), membro di un certo rilievo della corte imperiale e signore di Grumbach, una piccola località non lontana da Magonza, nacque nella prima metà del XII secolo. La carriera di M. è strettamente legata alle vicende in Italia di Federico I Barbarossa, di cui M. fu un fidato funzionario.
La prima attestazione di M. risale all’autunno del 1161, quando il Barbarossa, dopo aver posto sotto assedio Milano, spostò i suoi quartieri invernali a Lodi e collocò suoi luogotenenti nei castelli intorno alla città. M., ricordato come «longus et bene formatus, nigris capillis et longis» (Otto Morena, p. 147), fu posto alla guida di un drappello di soldati nel castello di San Gervaso, presso Trezzo.
Trezzo dominava il territorio fra l’Adda e la Mormora che confinava con il contado della Martesana, al quale poi fu unito, e che verosimilmente è il contado detto della «Baziana». A M. e alle sue milizie fu affidato, tra l’altro, il compito di sorvegliare le strade tra Milano, Brescia e Piacenza, affinché nessuno, da queste due città, portasse cibo agli assediati.
Dopo la resa di Milano, avvenuta nel marzo del 1162, ai Milanesi fu imposto di lasciare la città. Alcuni cercarono asilo nelle città vicine, mentre altri si accamparono intorno ai monasteri suburbani; Enrico di Liegi fu nominato podestà e ai cittadini furono assegnati nuovi luoghi di residenza, prima che la stessa città fosse rasa al suolo. M., che continuava a presidiare il territorio di Trezzo, fu nominato podestà di Bergamo e di Brescia; nell’aprile del 1162 i consoli e alcuni milites di Brescia si presentarono in delegazione al cospetto di Federico per riconciliarsi. L’imperatore accettò, ponendo alcune condizioni: che le mura e le torri della città fossero abbattute e il fossato fosse colmato, che i Bresciani gli consegnassero il denaro ricevuto dai Milanesi per muovergli guerra, che restassero fedeli all’imperatore anche in caso di ostilità, che cedessero tutte le loro fortezze e che accettassero come podestà il comes Marquardo. Gli ordini di Federico non furono eseguiti senza danni e saccheggi: tra questi la distruzione del castello di Cemmo e la spedizione contro la rocca di Garda, da qualche anno in possesso di Turisendo, un feudatario del vescovo di Verona; la spedizione fu condotta da M. tra l’estate del 1162 e l’estate del 1163.
Nel 1164, anche a causa della condotta di molti funzionari come M., la situazione politica si fece particolarmente critica. Dopo la formazione di una lega antimperiale, i rappresentanti di Federico furono cacciati dalle città. Brescia, situata tra Verona e Milano, acquisì una nuova importanza strategica e subì pressioni sia da parte imperiale sia da parte della Lega. Federico sostituì M. con il conte Bertoldo di Schowenburg, ma ciò non impedì l’adesione di Brescia all’alleanza antimperiale. Nello stesso anno, dopo il ritorno di Federico in Germania, M., sostituito da un altro funzionario anche nella podesteria di Bergamo e nella Martesana, fu nominato luogotenente dell’imperatore in Italia, vicario di Federico e podestà di Milano. Egli tuttavia non visse nella città, ma nel borgo di Noceto, dove era stata portata anche la Zecca. I Milanesi, non appena giunse, gli offrirono un dono d’argento del valore di 14 imperiali, ma l’offerta non evitò la costituzione di una commissione destinata a esigere tributi e a disporre un ruolo nel quale dovevano essere elencati tutti i mansi, i focolari e le coppie di buoi, destinati a essere colpiti da imposta. L’elenco fu subito detto «Liber tristium sive doloris» (Sire Raul, p. 58).
Alla commissione parteciparono anche dei milanesi, tra cui Giordano Scaccabarozzi e Anselmo Dell’Orto, ex consoli di Milano, e l’abate di S. Pietro in Ciel d’Oro. I membri della commissione si isolarono dagli altri concittadini, riunendosi nell’inverno 1164-65 nel palazzo di Noceto, dove venivano raccolti i tributi (un quinto dei prodotti agricoli, un decimo delle pecore, 500 porci, 1000 carri di legna e fieno, polli, uova). Queste misure furono ancor più duramente sentite, perché la rigida stagione invernale aveva compromesso i raccolti.
Nell’estate del 1165 M. si trasferì a Monza e da lì intimò ai rappresentanti dei borghi di pagare altre 400 lire in otto giorni. Morì a Monza nel maggio 1166 e gli successe il conte Enrico di Dixe.
Fonti e Bibl.: Otto Morena, Historia Frederici I, a cura di F. Güterbock, in Mon. Germ. Hist., Scriptores rerum Germanic., n.s., VII, Berolini 1930, pp. 147, 161, 164, 170-172; Sire Raul sive Radulphus Mediolanensis, De rebus gestis Friderici I in Italia, in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., VI, Mediolani 1725, pp. 1174-1196; Memorie spettanti alla storia, al governo ed alla descrizione della città e campagna di Milano ne’ secoli bassi, a cura di G. Giulini, VI, Milano 1760, pp. 309; G.P. Bognetti, La condizione giuridica dei Milanesi dopo la distruzione di Milano, in Riv. di storia del diritto italiano, I (1928), pp. 3-27; F. Güterbock, Markward von Grumbach…, in Mitteilungen des Österreichischen Instituts für Geschichtsforschung, XXXXVIII (1934), pp. 22-45; B. Belotti, Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, I, Milano 1940, p. 350; G.L. Barni, La lotta contro il Barbarossa, in Storia di Milano, IV, Roma 1954, pp. 60, 69, 73, 78-80; A. Bosisio, Il Comune, in Storia di Brescia, I, Brescia 1963, pp. 613 s.; H. Ott, Die Marquarde von Grumbach, in Zeitschrift für die Geschichte des Oberrheins, CXIV (1966), pp. 351-359; F. Oppl, Das Itinerar Kaiser Friedrich Barbarossas (1152-1190), Wien-Köln-Graz 1978, pp. 80, 193; G. Constable, Monks, bishops and laymen in rural Lombardy in the twelfth century. The dispute between the bishop of Brescia and the abbot of Leno in 1194-1195, in Bull. dell’Ist. stor. italiano per il Medioevo e Arch. Muratoriano, LXXXXIX (1994), 2, p. 103.