MARSIA (Μαρσύας, Marsãas e Marsya)
Figura mitica originaria dell'Asia Minore, della cui leggenda i Greci s'impadronirono modificandola in vario modo. M. fu tanto un genio di sorgenti e fiumi, quanto un maestro nell'arte di sonare il flauto. Parecchi corsi d'acqua in Asia Minore portarono il nome di M.: famoso quello che nasceva presso Celene. M. è in Frigia in relazione col culto di Cibele. I Greci ne fecero ora un sileno ora un satiro, ora un pastore. Per effetto di studiate combinazioni genealogiche fu considerato ora figlio di un valente cantore o sonatore (Fagni, Olimpo, Eagro), ora di una ninfa o del fiume Meandro. Accanto al flauto talora gli è pure attribuita la zampogna. La leggenda greca lo mette in relazione con Apollo e Atena.
In Celcne sarebbe avvenuta la gara fra il citarista Apollo e il flautista M., che avrebbe avuto l'ardire di sfidare il nume: questi lo vinse, lo scorticò, e ne appese la pelle nella vicina grotta. Secondo una sfumatura della leggenda Apollo si sarebbe visto a mal partito e allora avrebbe vinto con l'astuzia; avrebbe cioè voltato la cetra e continuato a sonare, pretendendo da M. che facesse altrettanto col suo strumento. La cosa era naturalmente impossibile per M., il quale così risultò sconfitto. In Beozia si narrava che il flauto fosse stato inventato da Atena, la quale però, quando ebbe visto in uno specchio d'acqua come le si deturpavano le gote nel sonare lo strumento, lo buttò via. Gli Ateniesi aggiunsero che il flauto scagliato via da Atena sarebbe stato ritrovato da M. Un'altra complicazione della leggenda narrava che Atena buttando il flauto avrebbe maledetto chiunque l'avesse raccattato; di qui la grave disgrazia toccata a M. per opera d'Apollo.
L'arte figurata si occupò spesso delle vicende di M. prendendo a soggetto sia la sua gara con Apollo e la successiva punizione, sia il suo incontro con Atena. Quest'ultimo episodio diede il soggetto ad un famoso gruppo statuario di Mirone. La gara con Apollo alla presenza delle muse è rappresentata nella base scolpita di Mantinea; la punizione del sileno era raffigurata in un celebrato dipinto di Zeusi, trasportato più tardi nel tempio della Concordia a Roma. Dalla grande arte gli stessi soggetti passarono alle arti minori: li troviamo perciò frequentemente nei vasi italioti, nelle pitture pompeiane, nei sarcofagi romani, ecc.
Marsia in Roma. - M. penetrò in Roma intorno al 200 a. C. da Celene. Era rappresentato in figura di sileno con un otre sulla spalla. La sua popolarità, come simulacro lapideo (collocato nel Foro Romano, su di un plinto, presso la basilica Giulia) finì per farlo considerare quasi il simbolo del foro stesso; ed essendo questo la sintesi delle libertà cittadine e della vita pubblica, M. finì per esser considerato simbolo di libertà. Perciò le città che venivano dagl'imperatori dotate del privilegio dello ius italicum innalzavano a documento nel proprio foro la statua di Marsia.