Vedi MARSIGLIA dell'anno: 1961 - 1973 - 1995
MARSIGLIA (v. vol. IV, p. 880 e s 1970, p. 461)
Età greco-ellenistica e romana: ν. Provincie romane: Gallia Narbonensis.
Età tardo-antica. - Le ricerche più recenti consentono di formulare ima migliore valutazione dell'importanza della città alla fine dell'età antica e di conoscere in forma più precisa il volto monumentale da essa assunto con l'avvento dei Christiana tempora. I recenti lavori di rinnovamento urbanistico nel quartiere del Panier (nel cuore della città antica) hanno dato luogo a scavi, per lo più inediti, i quali attestano la continuità dell'occupazione nel corso della tarda antichità. Parimenti, la definitiva sistemazione del «Jardin des Vestiges», nel Centre Bourse, ha consentito di evidenziare l'importanza dei lavori intrapresi in questo settore posto all'esterno delle mura urbiche. Il primo intervento dovette consistere nella costruzione, davanti alla cinta ellenistica ancora conservata, di un altro muro, realizzato intorno al 400. Vennero quindi approntate due banchine, che subirono in seguito interventi di riparazione e restarono in funzione sino al VI sec. avanzato, mentre opere di dragaggio permisero di mantenere un pescaggio, anche se ridotto, nel «corno del porto» soggetto a interramento.
Dopo l'abbandono della seconda banchina, sulla spiaggia che si era riformata al suo posto, si insediò un abitato piuttosto rudimentale, consistente in tre o quattro ambienti con pavimenti in terra battuta, muri legati con argilla e verosimilmente coperti da tetti di tegole. L'insieme sembra essere stato distrutto alla fine del VII sec., e la prima rioccupazione degna di nota del sito, a partire dall'XI sec., è attestata soltanto da alcune fosse e da silos.
L'importanza del materiale ceramico dimostra la persistenza dell'approvvigionamento dei prodotti orientali da parte del mercato gallico nel corso del V sec. e la continuità degli scambi con l'Africa nel VI e nel VII secolo.
Parimenti, le ricerche nel loro complesso permettono di correggere la desolante impressione che desta la narrazione di Gregorio di Tours sulle epidemie di peste della fine del VI secolo. Se è forse eccessivo concludere che tutta l'area compresa all'interno delle mura greche fosse abitata in tale periodo (e a maggior ragione che la città si estendesse all'esterno delle mura), è ormai certo che M. continuò a essere, nel corso dell'Alto Medioevo, una città importante.
Non meno importanti sono i dati sullo sviluppo di M. cristiana, che si ritiene, per quanto riguarda l'area di S. Vittore, sia avvenuto sulla riva opposta del vecchio porto. Gli scavi di F. Benoit (1963-1965) e successivamente del Laboratoire d'archéologie médiévale méditerranéenne (1970-1978) forniscono un'idea più precisa dei monumenti antichi, che i monaci riutilizzarono, nel corso del XII sec., nelle cripte della chiesa abbaziale, e soprattutto della vasta necropoli antica che si era sviluppata, a partire dal III sec. d.C., in un'area precedentemente occupata da un'antica cava, sommariamente ripianata, caratterizzata in un primo momento da tombe rupestri e in seguito da sepolture di vario tipo (tombe con copertura a cappuccina, casseforme, sarcofagi).
Di tutto il complesso di recinti e di costruzioni diverse, i monaci di fatto non mantennero che due soli edifici: a Ν un elemento che venne trasformato in una cappella, detta di S. Andrea, forse inizîalmente l'accesso monumentale all'edificio ubicato più a S e incassato entro la fronte di taglio dell'antica cava di calcare.
La complessità della pianta di quest'ultimo edificio è con ogni probabilità dovuta a ripensamenti e riprese nella costruzione. Nella sua ultima fase esso era composto a Ν da un ambiente tripartito, formato da una navata centrale e da due navate laterali, chiamato cappella della Nostra Signora della Confessione in età medievale. Tale ambiente comunica a S con un'area quadrata della medesima larghezza, alla quale dobbiamo attribuire un alzato tale da essere visibile al di sopra del ripiano di calcare che circondava il monumento.
Di fatto i due ambienti annessi, non ancora chiaramente interpretati, che fiancheggiano questa parte dell'edificio, erano accessibili dal pianoro, e da qui si scorgeva l'interno sottostante. Il complesso è caratterizzato da un'architettura monumentale assai accurata, dotata di un raffinato apparato decorativo di cui non rimangono che pochi resti (mosaici e stucchi). Immediatamente più a E, nella massa calcarea è ricavato un piccolo cubiculum, originariamente dotato di un accesso a Ν e in un secondo tempo, forse non prima del Medioevo, contemporaneamente alla ristrutturazione della cappella di S. Lazzaro, messo in comunicazione con il resto dell'edificio.
Le altre costruzioni del sito vengono datate al V secolo. Durante tale periodo e nel corso del VI sec. vengono collocati tutt'intorno, tra i muri e le pareti calcaree, una gran quantità di sarcofagi, anche su file sovrapposte fino a sette livelli (l'unico esemplare decorato, che conteneva una donna sepolta con le sue vesti, è databile intorno al 500). L'abbondanza delle inumazioni testimonia l'importanza della necropoli, ma non fornisce alcun dato conclusivo sulla funzione dell'edificio maggiore conservato nelle cripte di S. Vittore: è possibile che esso fosse un luogo di culto, o una memoria di martiri più o meno anonimi, oppure semplicemente un monumento funerario e trionfale. La questione resta dunque aperta, anche in considerazione del fatto che le tombe si susseguono con la stessa densità accanto alla cappella di S. Andrea, che non sembrerebbe aver mai ospitato sepolture a inumazione particolarmente importanti.
Per la documentazione delle nuove testimonianze relative alla M. cristiana è previsto l'allestimento di alcune sale dedicate all'Alto Medioevo nel Museo di Storia della città, al Centre Bourse, nelle quali saranno esposti anche gli elementi architettonici dell'antico battistero, scavato nel 1854 e distrutto o reinterrato in occasione della costruzione della nuova Cattedrale de la Major.
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