Vedi MARSILIANA dell'anno: 1961 - 1995
MARSILIANA
Città dell'Etruria settentrionale, situata lungo la media valle del fiume Albegna (l'Albinia dei Romani) nell'alta Maremma grossetana.
Gli scavi fatti dal principe Corsini misero in luce una necropoli appartenente ad una città forse sorta dove ora è il castello di M., di cui non sappiamo il nome antico. É stato proposto il nome di Caletra, poiché il territorio tra la Fiora e l'Albegna, secondo Livio (xxxi, 55) e Plinio (Nat. hist., iii, 52) corrisponde all'ager Caletranus. Il nome di M. è infatti tardo, derivato forse da un gentilizio romano (ma nel Medioevo si ha nella maremma una famiglia Marsili).
Particolarmente frequente a M. è la tomba a fossa con circolo, cioè una tomba limitata da un grande circolo di lastre di travertino poste per ritto. È stato anche supposto che i circoli segnassero la periferia dei tumuli di terra innalzati sopra la tomba e ora scomparsi; ma tale ipotesi non sembra confermata dalle osservazioni sul luogo.
Tra i ritrovamenti speciale interesse presenta una tavoletta cerata, cioè una tavoletta su cui, dopo stesa la cera, si scriveva per mezzo dello stilo. Essa è in avorio ed ha un alfabeto arcaico-etrusco inciso sul bordo. Per la forma ed il materiale si possono fare dei confronti solo con l'Oriente, ma le dimensioni della tavoletta della M. (lunghezza cm 8,8, larghezza cm 5) ne fanno un oggetto in miniatura. Si può pensare ad un alfabeto modello, che serviva a suggerire la forma delle lettere a chi scriveva. Nel lato breve la tavoletta ha un'ansa forata a doppia protome di leone per cui si poteva anche portare appesa. A M. siamo agli inizi della scrittura in Etruria e probabilmente la tavoletta doveva mostrare che il defunto conosceva la scrittura. La tavoletta proviene dal Circolo degli Avorî e appare datata dagli altri oggetti nell'ultimo periodo del VII secolo.
La maggior parte delle tombe si sussegue in seriè, allineate tra la valletta del torrente Camarrone e lungo le avvallature che scendono verso l'Eisa. Si hanno cosi il sepoicreto di Poggio Volpaio con tombe a camere incavate nel tufo ed i tumuli di Macchiabuia.
Le più importanti necropoli sono però quelle della Banditella e di Perazzeta sulle due rive del Camarrone.
Le necropoli devono essere incominciate poco prima dell'inizio del VII sec. a. C. con tarde tombe di cremati contemporanee alle tombe a fossa. Le tombe di inumati possono essere a fossa oppure a camera, semplici oppure con i "circoli". Le tombe a fossa con i "circoli" sono le più ricche di suppellettili preziose: di solito si ha una fossa centrale che serviva per la deposizione ed un'altra per il corredo funebre.
L'uso di recingere l'area sepolcrale intorno alle fosse si ritrova a Vetulonia.
I cimeli più ricchi di M. sono il Circolo degli Avori e quello della Fibula alla Banditella e il circolo di Perazzeta. I corredi sono composti di avorî, di oreficerie, di bronzi, di uso personale e giornaliero, in ciò più vicini a quelli di Vetulonia che a quelli delle città dell'Etruria meridionale. Non si riesce a capire quale sia stata la causa che permise a M. tale brillante floridezza, poiché la città non aveva miniere vicine, nè era un emporio marittimo, come dimostra il fatto che non si è trovato nessun vaso greco nelle sue tombe.
È probabile che M. sia stata un insediamento agricolo etrusco, data la posizione che occupa nella valle dell'Albegna. È difficile anche giudicare quali siano gli oggetti fabbricati a M. e quali invece vi siano stati importati. Si possono considerare produzione locale gli oggetti di uso giornaliero come i numerosi vasi d'impasto e, tranne rare eccezioni, i pochi buccheri ed alcuni bronzi come gli alari e gli spiedi. Saranno invece importati da una città costiera, alla quale arrivavano i prodotti greci, gli unguentari che imitano i vasetti corinzî del VII sec. a. C., mentre alcuni bronzi, come gli incensieri ed i candelabri, saranno venuti da Vetulonia, dove li troviamo in gran numero. Un'ansa frammentaria bronzea con un busto virile con corona di petali sulla testa è della stessa fabbrica di quella trovata erratica a Fabbrecce in Umbria e probabilmente proviene dalla zona etrusco-laziale.
Nelle oreficerie si nota maggiormente il duplice influsso del N e del S che agisce su Marsiliana.
Quasi sicuramente di Vetulonia sono alcuni tipi di fibule che trovano riscontro in esemplari simili del Circolo degli Acquastrini di Vetulonia ed i braccialetti (armille) a filigrana, mentre sono considerati come peculiari del S (Preneste, Caere, Veio) i fermagli a pettine con tubo di raccordo. Anche la "fibula Corsini" del Circolo della Fibula di M., che è molto vicina ad una di Vulci, ha il tipo più carico delle oreficerie dell'Etruria meridionale. Gli avorî difficilmente saranno di fabbricazione locale, perché la tecnica dell'intaglio in avorio richiede una preparazione particolare. Per alcuni avorî i confronti ci riportano a Preneste (il leone con mezzo corpo umano che esce dalla bocca; il manico ed il disco piatto con due giovani che colpiscono un leone) ed in genere all'Etruria meridionale.
Una pisside in avorio ha motivi ed una tecnica di lavorazione estranei all' Oriente: la pisside, sia per la forma che per il fiore di loto sul coperchio, ricorda da vicino gli incensieri di Vetulonia (v.).
Il "Circolo degli Avori" deve verosimilmente essere datato nell'ultimo quarto del VII sec. a. C. seguendo il Pareti, che a questa epoca riporta anche le due tombe di Preneste (v. palestrina).
Contemporaneo è il Circolo della Fibula, da cui proviene una figurina muliebre in avorio, che porta una mano al seno sinistro mentre con l'altra tiene un vasetto rituale. La statuetta aveva un manto, di cui restano tracce di sottile foglia d'oro, che scendeva dalla testa lungo il dorso, senza nascondere la resa dei capelli che, secondo la moda orientale, scendono oltre la vita raccolti in un'unica grossa treccia (v. Vol. I, fig. 1179, s. v. avorio). Sempre in ambiente etrusco si può citare, per confronto, un guerriero in avorio con armatura in oro appartenente alla facies Arnoaldi.
M. terminò verso il 6oo a. C., quando era in piena fioritura; si pensa perciò ad una guerra che abbia distrutto la città. Forse la fine di M. può essere messa in relazione al sorgere di un nuovo centro a Magliano (v.), nel bacino stesso dell'Albegna.
Gli abitanti di M. possono essersi trasferiti nel nuovo centro che incominciò nell'inizio del VI sec. a. C., a giudicare dal materiale delle sue tombe.
Bibl.: A. François, in Bull. Inst., 1851, p. 6; G. Dennis, The Cities and Cemeteries of Etruria, II, Londra 1883, p. 263; A. Minto, Marsiliana d'Albegna, Firenze 1921; M. Ebert, Reallexikon der Vorgeschichte, Berlino 1924, s. v.; A. Mazzolai, Mostra Archeologica del Museo Civico di Grosseto, Grosseto 1959; L. Banti, Il mondo degli Etruschi, Roma 1960, pp. 76-79. Per gli avorî: Y. Huls, Ivoires d'Étrurie, Bruxelles-Roma, 1957. Per la figuretta di guerriero in avorio e oro: Mostra dell'Etruria Padana, Bologna 1960, scheda 669.