CAGNATI, Marsilio
Medico, nato a Verona nel 1543. Compiuti i primi studi di umanità a Verona, si trasferì allo Studio di Padova, dove ebbe come maestri Giacomo Zabarella e Bernardino Paterno, laureandosi in filosofia e medicina con ogni probabilità intorno al 1565. Tornato nuovamente nella città natale per esercitarvi la professione di medico, andò poi a Roma dove, perfezionatosi per un quinquennio alla scuola di Alessandro Petronio, archiatra pontificio, ne divenne prima coadiutore e poi successore nella condotta dell'ospedale romano di S. Spirito in Sassia. Nel 1587 entrò nel collegio medico di Roma, nel 1588 fu promosso alla prima lettura di medicina teorica de mane alla Sapienza con 200 scudi, posto che conservò sino al 1603, allorché subentrò al Cesalpino nella prima cattedra pomeridiana di medicina pratica che conservò fino alla morte (con uno stipendio finale di 335 scudi). Nel 1578 doveva avere già contratto matrimonio con la nipote di G. Panfili, vescovo di Segni: in quell'anno infatti gli nacque l'unico figlio maschio, Lorenzo - anchegli laureatosi in filosofia e medicina - che morirà nell'ottobre del 1601 per una lue troppo tardi rivelata al padre. Per l'occasione fu pubblicato un Laurentii Cagnati M. F. Epitaphium (Roma, Zanetti, 1602), ove comparve un'elegia del C. ad Laurentium filium e, per l'anniversario, una pletorica raccolta di poesie (In funere L. Cagnati… flebiles amicorum Camoenae, Roma, Zanetti, 1602). Più volte il C. ricoperse la carica di protomedico. nel 1595, 1602 e 1610. Dotato di larga reputazione nell'alta società romana, fu ben presto medico di fiducia della Compagnia di Gesù ed ebbe in cura nobili, cardinali e papi. Fu medico ordinario del cardinale Anton Maria Salviati, che seguì anche nell'ultima malattia (dal 1º marzo al 15 apr. 1602) coadiuvato dal medico pontificio Giacomo Bonaventura. In proposito stilerà una Relatione dell'infermità del Cardinale Salviati (Roma 1603) al fine di fugare qualche "sinistro concetto" sulle cause della morte del cardinale. Dalla Relatione risulta come fossero stretti i legami del C. con la Curia romana e con lo stesso papa Clemente VIII. Fu medico ordinario anche del cardinale Agostino Valier, al cui seguito fu il figlio Lorenzo.
Di temperamento chiuso, uomo taciturno e umbratile, il C. è anche ricordato come brillante professore dotato di vasta cultura. In realtà, la puntigliosa erudizione, il gusto della notazione peregrina e della divagazione classica, come pure le convinzioni profondamente radicate nella lettura (peraltro perfettamente dominata) dell'antica medicina conservano alla sua figura le tipiche caratteristiche del medico cinquecentesco.
La prima opera del C. infatti (Variarum observationum libri duo seguita da una Disputatio de ordine in cibis servando, Romae 1581), raddoppiata nel giro di pochi anni (Variarum observationum libri quatuor, quorum duo posteriores nunc primum accessere… Disputatio de ordine in cibis servando, Romae 1587, riedita in J. Gruter, Thesaurus criticus, III, Francofurti, 1604, pp. 464-647), si presenta come un libro di occasioni erudite sorte dalla esegesi di opere mediche e classiche, una sylva di notazioni ed emendazioni su testi e termini greci e latini - soprattutto di medicina ed erboristeria - in cui alla discussione di luoghi di Ippocrate, Galeno, Aristotele, Teofrasto (o ancora di Plutarco, Cicerone, Gellio, Macrobio, ecc.) fa riscontro la convinzione nell'assetto unitario e definitivo della scienza medica, cui può metter capo come vero strumento di indagine "scientifica", la sola sagacia filologica. A quest'opera, cui non smise mai di metter mano, si aggiunse ben presto un Almanac overo Efemeridi de pianeti dal 1588 al 1606, con aggiunto un Trattato delle riforme dell'anno Romano (Roma 1588), dedicato a Sisto V, dove si conferma l'orientamento del C. per la medicina astrologica.
Nel 1591, a Roma, apparve ancora un opuscolo In Hippocratis Aphorismum secundae sectionis vigesimum quartum Commentarius, dedicato al cardinal Salviati, già definito come suo "patronus". La produzione seguente del C. si orienterà sempre più verso la trattatistica medicopratica. Nel 1603 pubblica un insieme di Opuscula varia (Roma, Zanetti), in cui rivedono la luce una serie di opuscoli già editi nel 1599 e 1602: una De Tiberis inundatione medica disputatio, sull'inondazione gravissima del Tevere del 1598 di cui dà una spiegazione essenzialmente astrologica; una Disputatio sudi una epidemia avutasi a Roma nel 1591 e 1593, ove considera con gravi limitazioni la teoria del contagio vivo; un commentario celebrativo sulla salubrità dell'aria di Roma (De romani aeris salubritate);un De urbana febre curandi ratione commentarius apologeticus, in cui il C. si difendeva dalle accuse mosse ai suoi criteri terapeutici; un De morte causa partus, discussione medico-legale per valutare la legittimità della clausola che prevedeva la morte per parto in caso di prestiti di danaro a donne; due discussioni sul legno di guaiaco (De ligno sancto prima e secunda disputatio), che sono due perizie legali su una partita di legno santo, oggetto di lite giudiziale tra due mercanti romani; infine un estratto del quinto libro dei Variarum observationum libri su alcuni termini tecnici dell'arte medica. Infine, nel 1605, facendo seguito alla pubblicazione del primo libro De continentia vel sanitate tuenda…(Romae 1591), pubblica a Padova l'intiera opera De sanitate tuenda libri duo. Primus de continentia, alter de arte gymnastica. L'edizione patavina va spiegata con l'aspirazione del C.d'entrare nel collegio medico di Verona, da cui era escluso per la sua residenza romana.
Essa rappresenta l'altra sua fatica più significativa, nella forma di uno studio sistematico della cultura fisica e della salvaguardia della salute del corpo. Le regole d'igiene e di vitto, connesse all'uso equilibrato di tutte le facoltà, costituiscono il fondamento del trattato che si apriva con una celebrazione della continenza, intesa come ciborum mediocritas, seguita da una minuta trattazione dietetica, intessuta di fonti classiche. Il secondo libro, sulla ginnastica, accoglieva un'ampio dialogo Fumanellus seu dialogus de Gymnastica, dedicato al celebre medico veronese del '500 A. Fumanelli, di cui il C. resuscitava una polemica col Fracastoro, e ne accettava la conclusione sulla sostanziale diversità e subordinazione della ginnastica alla medicina.
Il C. morì nel luglio 1612 in Roma.
Pochi anni dopo la morte del C., nel sett. 1619, il fedele discepolo Filandro Coluzza pubblicava un commento inedito del C. all'aforisma 22 del I lib. di Ippocrate (In Aphor. Hyppoc. XXII sectionis primae germana quamvis nova expositio…, Romae, Zanetti) che scatenò una furiosa polemica. L'esposizione del C. era una meticolosa e tendenziosa ricognizione filologica, volta a mostrare la bontà - discutibile - della sua interpretazione e, con essa, l'aderenza del suo metodo e della sua scuola al genuino insegnamento d'Ippocrate. Contro di essa, e contro la difesa della scuola del C. fatta anni prima dall'alunno di questo Ezio Cleto (Rei medicae commentarius apologeticus, Romae, Zanetti, 1611), insorsero più volte Prospero Marziani e suo figlio (v. la raccolta Apologeticus liber, Romae 1622), con l'appoggio di un altro alunno del C., Pietro Castelli (Epistula ad condiscipulos suos, Romae 1622); contro di loro scrisse un terzo alunno del C., Giovanni Manelfi (Responsio brevis, Romae, Zanetti, 1621; De helleboro disceptatio, ibid. 1622).
Ricorderemo, infine, un manoscritto parigino del V lib. dei Variarum observationum libri del C.(Catalogus codd. mss. Bibliothecae Regiae, III, Parisiis 1744, p. 448, cod. 3699 [31], che è forse lo stesso segnalato da Labbé (Nova bibliotheca mss. librorum, Parisiis 1653, p. 233) tra i mss. della biblioteca Naudé; altri manoscritti del C. dovevano esistere nella biblioteca di Réné Moreau (ivi, p. 219). Il Chiocci lasciò infine una testimonianza di un suo carteggio con il C., tuttora irreperibile.
Bibl.: Arch. di Stato di Roma, Università, 23, bandi 2-5; 24, bando 6; 49, ff. 56rv, 114, 124v, 126v, 188rv; 50, ff. 2v, 28v; 61, n. 7; 94, ff. 23r, 25r, 27v, 29v, 31r, 33r, 35v, 37r, 39r, 42r-443r, 307v; 217 (bandi sparsi del C.); Cartari-Febei, 63, ff. 7r-12v; Bibl. Apost. Vat., Vat. lat.9263: G. M. Mazzuchelli, Notizie relative agli Scrittori d'Italia, ff. 61v-63v; G. B. Ferrari, In funere M. Cagnati… Laudatio, Romae 1612; G. Ghilini, Teatro d'huomini letterati, II, Venezia 1647, p. 193; I. N. Eritraeus [G. V. Rossi], Pynac. imaginum illustrium… virorum, Lipsiae 1712, pp. 97 s.; N. C. Papadopoli, Hist. gymn. Patavini, II, Venetiis 1731, pp. 169 s.;S. Maffei, Verona illustrata, II, Verona 1731, coll. 198 s.;A. Chiocci, De Collegii Veronensis medicis et philosophis, III, 17, in J. G. Greve, Thesaurus antiquitatum et historiarum Italiae, IX, 7, Lugduni Batavortim 1732, coll. 49-53; G. Carafa, De gymnasio Romano, II, Romae 1751, p. 361; F. M. Renazzi, Storia dell'Univ. degli studi di Roma, III, Roma 1505, pp.41, 92; G. Amati, Bibliografia romana, I, Roma 1880, p. 46; G. Ghilini, Alcune biografie di veronesi illustri, Padova 1885, p. 33; P. A. Saccardo, La botanica in Italia, in Mem. del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, XXV(1895), 4, p. 25; XXVI (1901), 6, p. 41; Regesti di bandi… relativi alla città di Roma, II, Roma 1925, pp. 193, 245; III, ibid. 1930, p. 115; N. Spano, L'Univ. di Roma, Roma 19353, pp. 33, 43, 342; L. v.Pastor, Storia dei papi, XI, Roma 1958, p. 636; A. Cosatti, I periodici e gli atti accademici ital. dei secc. XVII e XVIII…, Roma 1962, pp. 16 s.