CASENTINI, Marsilio
Nato a Trieste da Silao, musico e compositore lucchese, fu battezzato il 3 dicembre 1576. Ricevette la sua prima educazione musicale dal padre, dal quale tuttavia si staccò per tempo; il suo nome compare nel 1592 tra i chierici cantori della chiesa metropolitana di Aquileia, in un periodo in cui quella "Schola cantorum" era nel pieno dello splendore. Se dobbiamo credere alle note degli Atti capitolari, la sua diligenza e l'attaccamento al dovere dovevano essere rilevanti: gli vennero infatti assegnati più volte alcuni premi in ducati per i servizi "in choro" e perché "bene se gessit in serviendo in divinis officiis" (cfr. Vale, 1932). Lasciò Aquileia verso la fine del 1598, rientrando in famiglia a Gemona, dove, dopo la morte del padre, viveva la madre con due sorelle.
Per la sua straordinaria perizia, venne eletto maestro di cappella nel giugno del 1600. Per riconoscenza verso la comunità di Gemona, che lo aveva aiutato sin da ragazzo, il C., ricevuta nel 1602 l'ordinazione sacerdotale. non abbandonò più la cittadina friulana, neanche quando nel 1612 lo richiese la cattedrale di Capodistria, offrendogli uno stipendio più consistente. Il suo tempo era occupato nell'istruire la cappella, che doveva essere di buon livello e numerosa se gli riusciva di preparare musiche sino a 12 voci ed affrontare, nel campo profano, l'esecuzione dì madrigali a 5 voci. Buona fama godeva anche la sua scuola, cui accorrevano numerosi i giovani dell'aristocrazia friulana per apprendere l'arte vocale e strumentale. Fra i suoi allievi va ricordato particolarmente Gregorio Gallina, compositore di musiche concertate, che gli successe nella conduzione della cappella.
Il C. morì a Gemona il 16 giugno 1651.
La sua prima pubblicazione, non pervenuta, dovette essere un libro di madrigali, dedicat.i a G. A. Groplero, signore di Gemona, visto che nel dedicargli la Compieta nel 1608 scriveva: "havendo per il passato fatto dono à V. S. del primo parto del mio ingegno, uscito all'hora da Musa intenta solo ad esprimere musicalmente affetti amorosi". Questa prima pubblicazione fu seguita da altre dodici e forse più, sacre e profane, portando l'ultima del 1641 il numero 12 di opus. Tra le sue composizioni, tutte pubblicate a Venezia presso Giacomo Vincenti, si ricordano: Tirsi e Clori terzo libro de' madrigali a 5 voci (1607), comprendenti venti madrigali, dedicati a V. Prampero; Compieta a 3 cori [12 voci e basso continuo] (1607), vero capolavoro di euritmia e di chiarezza compositiva pur nella insolita vastità dell'organico corale; La Cieca. Madrigali a 5 voci libro quarto (1609).
È interessante la presentazione di quest'opera in cui l'autore chiarisce il suo Orientamento estetico, in un particolare momento storico, in cui C. Monteverdi aveva già abbozzato la Seconda pratica e pubblicato Il quinto libro dei madrigali (1606). Il titolo si spiega, perché "vedesi inserto il Gioco a punto della Cieca, descritto vagamente nel Pastor fido"; ed in secondo luogo, non potendo seguire più "le antiche Regole... confermate con la lunga pratica dalle penne di dotissimi uomini", e non riuscendo neanche ad accodarsi alle "licenze del moderno comporre... pigliai partito di chiudere gli occhi ad ambedue, et seguendo una strada di mezzo... alla cieca mi posi a comporre". Altri 21 madrigali del C. sono pubblicati in Il quinto libro de' madrigali a 5 voci (1611); il volume è dedicato alla comunità di Gemona con sentimenti di gratitudine per averlo "fin quasi dalla tenera età condotto a i termini che mi trovo nella mia professione". Fra gli altri lavori: Il settimo libro de' madrigali concertati a 2 e3 voci (s.n.t.); Cantica Salomonis [21 mottetti] a 8 voci (1615); Il terzo libro de' motetti in concerto a i e 2 voci op. 12 (1641); Salve Regina, antifona a 4 voci (manoscritto conservato a Gemona, nell'Arch. del duomo).
Infine tra le composizioni che sono citate da G. Vale, ma che non ci sono pervenute, si trovano cinque libri di musica, presentati alla comunità di Gemona il 26 maggio 1611; Deus misereatur nostri, Mottetto (1612); un sonetto in forma di madrigale, dedicato al conte O. di Colloredo (1620); Lamenti di Erminia, opera musicale (forse un libro di madrigali, dove "Il Casentin con crudeltà gentile / ha voluto eternare i tuoi Lamenti").
Più del padre, il C. fu uomo tranquillo, amante del lavoro metodico. Si rivelò un ottimo comipositore, non solo nella musica profana, dove seguì una via di mezzo tra la grande tradizione polifonica e le novità della mqnodia, ma specialmente nella composizione sacra, dove eccelse nel trattare le grandi masse sonore. Anche qui però, quando il testo gliene offriva la possibilità, non disdegnò di dare qualche pennellata madrigalistica. Di questo autore, di cui S. Cisilino ha trascritto la Compieta (ms., Venezia, Fondaz. G. Cini, Ist. per la musica), non esistono edizioni moderne.
Bibl.: G. Vale, La Schola cantorum del duomo di Gemona ed i suoi maestri, Gemona 1908, pp. 21-24; Id., Vita musicale nella chiesa metrop. di Aquileia, in Note d'arch. per la storia della musica, IX (1932), pp. 211 s.; G. Radole, M. C., lucchese, è nato a Trieste, in Musica sacra, s. 2, IV (1959), p. 53; si veda inoltre, in questo Dizionario, la bibl. alla voce Casentini, Silao.