LANDRIANI, Marsilio
Nacque a Milano il 1° ott. 1751 (Milano, Arch. stor. civico, Fondo famiglie, c. 826), da Giuseppe, giureconsulto e patrizio milanese, e Barbara Teresa Tornielli. Le fonti tacciono sulla sua formazione e la prima gioventù. Dedicatosi precocemente allo studio delle scienze naturali, si occupò in particolare di fisica e di chimica; in seguito la sua vasta produzione, in forma di brevi memorie e lettere scientifiche, pubblicate nei rendiconti delle più note accademie, testimonierà interessi enciclopedici. Già nel 1775 pubblicò a Milano la prima opera (Ricerche fisiche intorno alla salubrità dell'aria), che rivela l'indirizzo priestleyano dei suoi studi. Essa ottenne consensi e suscitò discussioni in ambito internazionale, nello straordinario momento storico in cui si stavano ponendo le basi della costituzione della chimica moderna.
Le Ricerche contengono già tutti i temi del L.: lo studio chimico delle "arie" (i gas); l'importanza della strumentazione; l'intuizione illuministica della ricaduta sociale delle scoperte scientifiche, in un quadro di riferimento metodologico poco incline a teorizzazioni e sempre attento alla dimensione applicativa della scienza. Si deve a lui l'introduzione nel lessico della chimica dei gas, dei termini "eudiometria" ed "eudiometro", per indicare la disciplina applicata intesa a studiare la salubrità delle "arie" e lo strumento più idoneo a misurarla.
Dagli anni giovanili il L. intrattenne rapporti di amicizia anche con A. Volta. La loro corrispondenza testimonia l'intensità del dialogo intellettuale (una Lettera del sig. Marsilio Landriani al sig. d. Alessandro Volta, su un elettroforo costruito dal L., apparve in Scelta di opuscoli interessanti tradotti da varie lingue, Milano 1776). In particolare l'interesse di Volta fu per la strumentazione messa a punto dal Landriani. Le modifiche dell'eudiometro secondo le indicazioni voltiane fecero poi entrare questo strumento nell'apparato degli scienziati ottocenteschi destinato allo studio dei gas.
La notorietà acquisita con l'attività pubblicistica favorì la sua nomina (1776) a professore di fisica sperimentale nel ginnasio di Brera, nel quale erano state trasferite da poco le vecchie Scuole palatine, per volere del governo asburgico. Fu socio di molte accademie italiane ed estere, uno dei fondatori dell'Accademia dei Quaranta e della Società patriottica milanese, di cui fu presidente alla rinuncia del conte G. Mellerio nel 1781. La sua attività in questa travagliata istituzione, voluta da Vienna per promuovere "l'avanzamento dell'agricoltura delle arti e delle manifatture", è ben documentata nelle fonti. Durante la sua presidenza venne, tra l'altro, pubblicato il primo volume degli Atti.
In campo scientifico, pur criticando alcune posizioni di J. Priestley, il L. non abbandonò mai la tradizione flogistica né arrivò mai ad accettare la "rivoluzione" lavoisieriana che, a partire dagli anni Ottanta, cominciò a riscuotere sempre maggiori consensi. La sua produzione durante questo decennio, dopo la pubblicazione degli Opuscoli fisico-chimici (Milano 1781), vide rafforzarsi l'indirizzo applicativo degli studi e l'attenzione agli aspetti tecnici (Descrizione di una nuova macchina meteorologica colla quale si determina la durata della pioggia, in Opuscoli scelti sulle scienze e sulle arti, III [1780], pp. 273-276; Gli effetti del fulmine caduto la sera del 25 ag. 1780 nel campanile e monastero di S. Vincenzo al Castello in Milano, ibid., pp. 328-333; Description d'une machine propre à élever l'eau par la rotation d'une corde verticale, Genève 1782; Lettera sui vasi sanguigni. Milano 15 febbr. 1783, s.l. né d.). Fu amico e collaboratore di P. Moscati, con il quale sperimentò su diverse "arie", pubblicando poi i risultati in dissertazioni incluse negli Opuscoli fisico-chimici (Sperienze ed osservazioni sulle diverse specie d'arie fattizie, soprattutto sull'aria deflogisticata, detta poi ossigeno da A.-L. Lavoisier; Della formazione dell'aria deflogisticata cogli acidi minerali).
Con questi lavori il L. si inseriva a pieno titolo nel dibattito europeo sull'argomento, in particolare sulla controversia fra Priestley e Lavoisier sulla natura e sulle proprietà dei gas. Pubblicò, in periodici di L.V. Brugnatelli e C. Amoretti, resoconti di sperimentazioni indirizzate alla misurazione dei fenomeni meteorologici e alla comprensione di quelli elettrici connessi. Su questo argomento pubblicò poi, per ordine del governo, l'ultima memoria di ampio respiro che, come le precedenti, ebbe grande diffusione e consensi: Dell'utilità dei conduttori elettrici (Milano 1784). In essa trattò anche del volo aerostatico, del quale fu il pioniere in Italia (il 15 nov. 1783 aveva fatto alzare due palloni nel parco reale di Monza). Fu estimatore di B. Franklin, promosse la conoscenza del parafulmine e, per incarico del governo, ne curò la diffusione a Milano.
Negli anni Ottanta il L. cominciò ad assumere incarichi governativi. Nel 1782, per disposizione del Consiglio di governo, compì un viaggio di studio, passando alcuni mesi a Torino e a Ginevra con lo scopo di approfondire la conoscenza delle manifatture locali (orologeria e lavorazione del cotone), in vista di una possibile promozione in Lombardia di iniziative analoghe (Vienna, Haus- Hof- und Staatsarchiv, Lombardei Korrespondenz, f. 178). In questa occasione rinsaldò le sue relazioni con l'ambiente scientifico internazionale facendo conoscenza, tra l'altro, con J. Senebier e H.-B. de Saussure.
Tra il 1787 e 1789 il L. viaggiò di nuovo per l'Europa con un incarico analogo al precedente e con l'obbligo di tenere costantemente al corrente Milano e Vienna delle sue osservazioni. Passò di nuovo per Ginevra, ma fu poi a Lione, Parigi, nel Palatinato, in Svizzera, Olanda e Inghilterra in un lungo giro testimoniato dalle relazioni che regolarmente inviò al governo.
Quest'ampia documentazione, pubblicata in parte nel 1900 a cura di A. Pantanelli (Frammenti delle relazioni circa gli stabilimenti e fabbriche di manifatture estere visitate in un viaggio fatto nel 1788, Modena) e interamente nel 1981 a cura di M. Pessina (Relazioni di Marsilio Landriani sui progressi delle manifatture in Europa alla fine del Settecento, Milano) è una fonte importante per lo studio della manifattura lombarda di fine Settecento, delle sue difficoltà, dell'interesse dei poteri pubblici per il suo miglioramento. Il "Progetto d'istruzioni per don Marsilio Landriani" (Arch. di Stato di Milano, Commercio, p.a., c. 32), documento che investe il L. della missione, è testimonianza sia di questo interesse, tanto sono dettagliate le istruzioni ivi contenute, sia della stima di cui il L. godette, tanto sono ampi gli ambiti di indagine sui quali egli fu chiamato a condurre ricerche e a esprimere opinioni. Gli aspetti tecnici legati alla produzione sono gli obiettivi principali della sua indagine. Il L. adotta un approccio comparativo; le sue osservazioni sono, di solito, competenti e articolate e offrono dati di prima mano sulle manifatture dei paesi visitati. Analisi tecniche, descrizioni di macchine, processi produttivi e organizzazione del lavoro sono al centro delle relazioni, anche se non mancano rendiconti articolati sui diversi sistemi commerciali, sulle istituzioni scolastiche e sociali, con giudizi personali sulla loro efficacia e funzionalità. Si tratta nel complesso di un esauriente lavoro di sintesi che avrebbe dovuto servire come base per interventi governativi in favore dell'incremento delle manifatture lombarde e come stimolo agli imprenditori locali. Tuttavia questo obiettivo non fu raggiunto per lo scarso interesse del capitale lombardo dell'epoca verso l'investimento a rischio e per la congiuntura storica legata alla morte di Giuseppe II e al successivo arrivo dei Francesi.
Durante il viaggio il L. non tralasciò però i suoi impegni scientifici ed ebbe modo di incontrarsi e discutere con alcuni dei suoi corrispondenti come Lavoisier e Priestley. Lavoisier in particolare organizzò per lui, a Parigi, una serie di esperimenti nel tentativo di convincerlo, senza successo, ad abbandonare le posizioni flogististe che pure sollevavano, ormai, nel L. critiche e perplessità.
Tornato in patria, percorse parte del cursushonorum nell'amministrazione, tipico degli esponenti della sua generazione e del suo ceto. Fu anche ben inserito nell'ambiente intellettuale della Lombardia teresiana, pur se non mancarono giudizi severi (P. Verri). Il suo ruolo di consigliere di governo nel III dipartimento e poi di magistrato politico camerale è documentato da alcune memorie sulle manifatture e dal sostegno a iniziative per la promozione della cultura scientifica e dell'istruzione tecnica a Milano.
Dall'inizio degli anni Novanta, pur non venendo meno l'interesse del L. per la scienza, la sua vita prese una nuova direzione. La stima di cui godette negli ambienti di corte e l'appoggio di personaggi influenti come L. Lambertenghi e il conte F. Colloredo, responsabile del dicastero degli Esteri a Vienna, gli procurarono incarichi diplomatici che lo trattennero all'estero (Vienna, Dresda 1793-94), fin quando l'arrivo dei Francesi a Milano lo indusse a restare definitivamente a Vienna. In seguito l'attività pubblicistica e i rapporti con i suoi corrispondenti scientifici si diradarono. Continuò a frequentare la corte e fu apprezzato per le sue doti letterarie e scientifiche, mentre la carriera politico-diplomatica alla quale aspirava non gli diede altrettante soddisfazioni. Giudizi molto negativi sulle sue capacità in questo campo si ritrovano nelle dichiarazioni di molti contemporanei.
Morì a Vienna il 13 marzo 1815 (Amburger).
Dopo la sua morte la posizione di rilievo occupata dal L. nel dibattito internazionale degli anni Settanta del Settecento venne dimenticata, superata dalla rivoluzione in chimica che egli non aveva saputo comprendere a fondo. Durante l'Ottocento e il Novecento il suo nome quasi scomparve dai repertori di storia della scienza e solo in anni recenti il suo contributo al progresso della chimica è stato ristudiato e rivalutato (Abbri; Beretta).
Fonti e Bibl.: Le principali fonti archivistiche e bibliografiche sono indicate puntualmente da M. Pessina, Nota del curatore, in Relazioni di Marsilio Landriani…, cit., pp. XLII-LXIX. Sulla produzione scientifica integrazioni in M. Beretta, Introduzione a M. Landriani, Ricerche fisiche intorno alla salubrità dell'aria, Firenze 1995, pp. 5-51; Arch. di Stato di Milano, Censo, p.a., c. 233; Commercio, p.a., c. 3. Corrispondenza con il L. e relativa al suo lavoro si trova nei carteggi dei più noti esponenti del mondo scientifico internazionale e della Milano settecentesca, tra cui: P. e A. Verri, A. Volta, L. Spallanzani, F. Fontana, A.M. Lorgna, A.-L. Lavoisier, J. Priestley, L.-B. Guyton de Morveau, J. Senebier; cfr. inoltre Milano, Biblioteca Ambrosiana, G. Bossi, Carteggio, ff. a, b, c; Bergamo, Biblioteca G.M. Radini Tedeschi, Carteggio di A. Barca, 207. A. Foresti, Il Parini nelle lettere di G. de Necchi Aquila al conte G.B. Corniani, in Arch. stor. lombardo, LXII (1935), pp. 196, 199, 202, 212 s.; La prima Repubblica italiana in un carteggio diplomatico inedito. Corrispondenza L. Cobenzl - S. Moll de Mollemberg, a cura di P. Pedrotti, Roma 1937, pp. 39, 41-43, 172-175, 178-183, 193 s.; G. Provenzal, I primi soci dell'Accademia dei Quaranta, in Memorie della Società italiana delle scienze detta dei XL, s. 3, XXVI (1947), pp. 46 s.; E. Amburger, Die Mitglieder der Deutschen Akademie der Wissenschaften zu Berlin (1700-1850), Berlin 1950, ad nomen; A. Pace, Benjamin Franklin and Italy, Philadelphia 1958, pp. 39-41 e passim; L. Belloni, M. L. e la sua "Relazione sopra Basilea, Aarau e Bienne", in P. Moscati, Dei vantaggi della educazione filosofica nello studio della chimica - M. Landriani, Relazione sopra Basilea, Aarau e Bienne, a cura di L. Belloni, Milano 1961, pp. 77-97; J.R. Partington, A history of chemistry, London 1962, III-IV, ad indices; A. Vicinelli, Il Parini e Brera, Milano 1963, pp. 87, 95, 338; L. Belloni, La scuola veterinaria di Milano. Discorso celebrativo del 175° anniversario di fondazione della scuola, parte I, Milano 1969, pp. 9 s., 15; A. Scotti, Brera1776-1815. Nascita e sviluppo di una istituzione culturale, Firenze 1979, pp. 34, 38, 44; L. Belloni, L'insegnamento delle scienze sperimentali a Milano, in A. De Maddalena - E. Rotelli - G. Barbarisi, Economia, istituzioni, cultura in Lombardia nell'età di Maria Teresa, Bologna 1982, II, pp. 441-449; S. Escobar, I viaggi di informazione tecnico scientifica di M. L.: un caso di spionaggio industriale, ibid., pp. 533-542; F. Abbri, Le terre, l'acqua, le arie: la rivoluzione chimica delSettecento, Bologna 1984, pp. 201-204, 238-241, 263-267 e passim; G.F. Frigo, Il "modello tedesco" nelle Relazioni sui progressi delle manifatture in Europa alla fine del Settecento di M. L., in Viaggiare per sapere. Percorsi scientifici tra Italia e Germania nel XVIII e XIX secolo, suppl. a Il Confronto letterario, XXV (1997), pp. 129-147; S. Casati, Storie di folgori: il dibattito sui conduttori elettrici nel Settecento, in Nuncius, XII (1998), 2, pp. 496, 498-500, 502 s., 505, 507; G. Polvani, Alessandro Volta, Pisa 1999, pp. 93 s., 101, 103, 155, 157, 168, 175, 180, 219, 227, 350; T.H. Levere, Measuring gases and measuring goodness, in F. Holmes - T.H. Levere, Instruments and experimentation in the history of chemistry, Cambridge, MA, 2000, pp. 105-135.