PINZÓN, Martín Alonzo e Vicente Yáñez
Piloti e navigatori di Palos de Moguer nell'Andalusia, che legarono il loro nome alla grande impresa di Colombo per avere efficacemente contribuito all'organizzazione e all'equipaggiamento della spedizione; durante la quale ebbero rispettivamente il comando della Pinta e della Niña.
Studî recenti hanno assodato che essi non furono armatori della flotta e neppure proprietarî delle navi, ma che il concorso pecuniario per l'allestimento di queste fu dato soprattutto da banchieri italiani. Essi furono senza dubbio esperti e valorosi marinai, ma non è per nulla giustificata la tendenza di qualche studioso spagnolo a volerne fare delle figure di prim'ordine, al punto da innalzarli dal grado di cooperatori sia pure utili o necessarî dell'ammiraglio a quello di consiglieri provvidenziali e persino di tutori del grande navigatore. È pura fantasia ch'essi abbiano esercitato una qualsiasi funzione direttiva o protettrice durante il viaggio, o sostenuto con audaci iniziative personali l'opera di Colombo. Anzi si dovrebbe rilevare che per essersi Colombo adattato, negli ultimi giorni della traversata, sebbene provvisoriamente, alle insistenze dei P. di piegare a SO., egli doveva fatalmente imbattersi nelle Bahama; mentre, se avesse proseguito nella rotta stabilita, egli sarebbe approdato, sia pure con qualche giorno di viaggio in più, nella Florida, raggiungendo subito il continente. Qualcuno ha persino favoleggiato di un'originaria concezione dell'impresa da parte di M. Alonzo: tesi che H. Harrisse ebbe facile giuoco a far cadere nel ridicolo. L'origine di tali rivendicazioni sta tutta in certe deposizioni incontrollabili dei discendenti dei P. nel famoso processo del Fisco, iniziatosi poco dopo la morte di Colombo, allorché la corona ricorse a ogni mezzo per disimpegnarsi di fronte agli eredi dell'ammiraglio dagli obblighi onerosi che si era assunti, e i P., materialmente rovinati, approfittarono dell'occasione per tentare di rifarsi inventando audacemente fatti e circostanze talvolta grottesche, destinati a mettere in rilievo i meriti della loro famiglia: fatti che, d'altronde, vengono smentiti dalle deposizioni stesse di altri compagni.
Dal Diario di Colombo risulta che il contegno di Martín Alonzo fu nei suoi riguardi tutt'altro che corretto; più di invidioso e interessato rivale, che di fido subalterno: così il 21 novembre 1492 il P. s'era staccato di nascosto da Colombo con la sua nave per andare alla ricerca dell'oro per conto suo, rimanendo lontano per parecchi giorni. Anche nel viaggio di ritorno, dopo che la tempesta lo aveva costretto a separarsi in prossimità delle coste iberiche, quando approdò in Spagna egli tenne un contegno tale da giustificare il sospetto che, ritenendo perduta la nave di Colombo, volesse arrogarsi il vanto della scoperta. La corte però non tenne nessun conto del tentativo e il P. morì deluso e avvilito nello stesso anno 1493.
Ben diverso nei rapporti con Colombo appare Vicente Yáñez; la cui figura, anche per il contributo recato o tentato di recare all'esplorazione delle terre americane, lascia in seconda linea quella del fratello. I suoi due viaggi attraverso l'Atlantico (1499-1500, 1508), anche se non molto ricchi di risultati, sono sempre una prova del suo ardimento.
Purtroppo se ne hanno notizie scarse e contraddittorie, che si fondano quasi esclusivamente sulle deposizioni del processo del Fisco sopra ricordato. Che nel primo viaggio egli si sia spinto di qualche grado a S. dell'Equatore risulta da un'iscrizione della carta famosa di J. de la Cosa, del 1500; e dalle deposizioni sopraddette sembra che il punto estremo raggiunto (C. de la Consolación; per i Portoghesi C. de S. Cruz) corrispondesse all'attuale Capo S. Agostino.
È da avere presente che per essersi il viaggio compiuto press'a poco nel tempo del primo viaggio di A. Vespucci, i risultati vennero confusi con quelli raggiunti da questo; ma è oggi accertato che fu Vespucci, e non Vicente Yáñez Pinzón, il primo ad attraversare l'Equatore dalla parte d'occidente, qualche mese prima del navigatore andaluso, e così pure ad approdare sulle coste della Guiana e del Brasile, e a scoprire, risalendo la corrente per decine di miglia, il Rio delle Amazzoni.
Quanto al secondo viaggio compiuto con J. Diez de Solis, si credette un pezzo, in seguito a uno strano errore dello storico Herrera, ch'esso fosse stato fatto a SO. lungo le coste del Brasile sino a 40° S.; ma studî recenti hanno assodato che i due navigatori esplorarono invece le coste del Mar Caraibico col solito intento di scoprire un passaggio attraverso la zona degl'istmi; e in sostanza non fecero che seguire le tracce del 4° viaggio di Colombo, ma senza raggiungere risultati notevoli. I discendenti dei P. ebbero nel 1519 patente di nobiltà.
Bibl.: Oltre, in genere, agli studî dedicati a Colombo e a Vespucci, cfr.: Duro Cesareo Fernández, Colón y Pinzón, in Mem. de la R. Acad. de la historia, Madrid 1889; id., Pinzón en el descubrimiento de las Indias, ivi 1892; J.M. Asensio, Martin Alonso Pinzón, ivi 1891; H. Harrisse, Chr. Colomb devant l'histoire, Parigi 1892; J. J. Valentini, Pinzon-Solis 1508, in Zeitschr d. Gesell. für Erdkunde zu Berlin, 1898.