HEIDEGGER, Martin
Filosofo tedesco, nato a Messkirch (Baden) il 26 settembre 1889. Libero docente nel 1915 all'università di Friburgo in B., e dal 1923 professore in quella di Marburgo, è dal 1927 il successore, sulla cattedra di Friburgo, di E. Husserl.
L'opera finora più importante del H. è Sein und Zeit (I, 1927). Prima d'allora egli aveva scritto: Die Lehre vom Urteil im Psychologismus (1914); Die Kategorien- und Bedeutungslehre des Duns Scotus (1916). Altri scritti più recenti: Vom Wesen des Grundes (1929); Kant und das Problem der Metaphysik (1929); Was ist Metaphysik? (1929). Scolaro del Husserl, il H. ha sviluppato in complesso sistema il "fenomenologismo" del maestro. Per metodo "fenomenologico" il Husserl intendeva la ricerca e la determinazione dei contenuti di coscienza logicamente e idealmente validi, che si potessero astrarre e isolare dal complesso psicologico: una ricerca, insomma, di elementi teoretici a priori, che non doveva però interferire nel problema del rapporto tra conoscenza e realtà. Con intonazione più ontologica, il H. ha voluto attuare in tal modo un'analisi metafisica della coscienza dell'uomo e del suo rapporto col mondo. Nonostante la gran nebulosità dell'esposizione e della terminologia (e forse, anzi, a causa di essa), Sein und Zeit ha avuto largo successo fra i lettori tedeschi, che hanno salutato nel H. il nuovo astro della filosofia contemporanea.
Bibl.: G. Grasselli, La fenomenologia di Husserl e l'ontologia di M. Heidegger, in Rivista di filosofia, 1928; E. Grassi, Sviluppo e significato della scuola fenomenologica nella filosofia tedesca contemporanea, ivi, 1929; G. de Ruggiero, in Critica, XXIX (1931), pp. 100-09.