Carol, Martine
Nome d'arte di Marie-Louise Mourer, attrice cinematografica francese, nata a Saint-Mandé (Val-de-Marne) il 16 maggio 1920 e morta a Montecarlo il 6 febbraio 1967. Bionda e spiritosa, diventò la prima diva sexy francese del dopoguerra, imponendo, prima di Brigitte Bardot, un modello di vamp che la imprigionò in ruoli limitati, mentre non era priva di talento, come seppe dimostrare quando le vennero offerti personaggi più significativi e complessi. Terminati gli studi secondari all'École nationale supérieure des Beaux-Arts, debuttò in teatro con lo pseudonimo di Maryse Arley. Dopo piccole parti nel cinema, insoddisfatta della sua vita professionale e sentimentale, con un gesto che le fece molta pubblicità, tentò il suicidio il 10 aprile 1947 con un tuffo nella Senna. Recitò poi nel ruolo di Bettina Verdi in Les amants de Vérone (1949; Gli amanti di Verona) di André Cayatte, ma il successo le arrise infine con il film Caroline chérie (1950) di Richard Pottier, tratto dal romanzo di C. Saint-Laurent, in cui è l'aristocratica protagonista di una storia d'amore e d'avventura ambientata nel periodo giacobino della Rivoluzione francese; ripropose lo stesso personaggio in Un caprice de Caroline chérie (1953; Un capriccio di Caroline chérie) di Jean Devaivre, ma intanto era apparsa al fianco di Gérard Philipe e Gina Lollobrigida in Les belles de nuit (1952; Le belle della notte) di René Clair. Interpretò in seguito, con un successo strepitoso, una serie di film storici (o in costume) diretti dal marito, il regista Christian-Jaque, soffusi di un lieve erotismo: Lucrèce Borgia (1953; Lucrezia Borgia), al fianco di Pedro Armendáriz nel ruolo di Cesare Borgia; Madame du Barry (1954), in cui è la favorita di Luigi XV; Nana (1955), ispirato al romanzo di É. Zola. In Italia delineò con finezza il personaggio di una prostituta in La spiaggia (1954) di Alberto Lattuada. La sua occasione più importante, benché legata a un insuccesso, fu Lola Montès (1955) di Max Ophuls, in cui è l'avventuriera che fece innamorare il re di Baviera, corpo esibito e ruolo giocato sul rapporto, sfruttato dal regista, tra le caratteristiche dell'attrice e quelle simili, ma estremizzate, del personaggio interpretato. Successivamente affiancò Jack Palance in un film statunitense, Ten seconds to hell (1959; Dieci secondi col diavolo) di Robert Aldrich, e poi fu Joséphine Beauharnais, moglie di Napoleone, in Austerlitz (1960; Napoleone ad Austerlitz) di Abel Gance. Recitò ancora in costume, nei panni della contessa Vitelleschi, in Vanina Vanini (1961) di Roberto Rossellini, dall'omonimo racconto di Stendhal. La sua intensa carriera (interpretò infatti oltre cinquanta film in venti anni) fu troncata da una fine prematura in circostanze poco chiare.
G. Debot, Martine Carol: ou la vie de Martine chérie, Paris 1979; A. Chapuy, Martine Carol filmée par Christian-Jaque: un phénomène du cinéma populaire, Paris 2001.