MARTINICA (La Martinique; A. T., 153-154)
Isola delle Piccole Antille, colonia francese, situata a 14°30′ lat. N. e a 61° long. O.; dista 130 km. in direzione SSE. dalla Guadalupa, da cui però la separa la Dominica (britannica). Il suo nome è un'alterazione di Madinina, nome caribico dell'isola; ha una superficie di 1106 kmq. (secondo recenti levate fotogrammetriche), 65 km. di lunghezza da NO. a SE. per 31 di larghezza media.
L'isola presenta da sud a nord tre gruppi di formazioni vulcaniche sempre più recenti; la baia di Fort-de-France e il fiume Lézard separano dal resto della catena la parte più antica. Il punto culminante della parte meridionale è il Vauclin (505 m.); a NO. del Lézard i centri eruttivi si riconoscono più facilmente nel massiccio del Carbet e nella Montagne Pelée (1350 m.). Quest'ultimo vulcano ha avuto un periodo di parossismo tra il 1902 e il 1904: l'8 maggio 1902 un nembo di fuoco distrusse in pochi istanti la città di Saint-Pierre coi suoi 28.000 abitanti; si formarono in seguito nel cratere una cupola di lava e caratteristiche guglie che non tardarono a crollare.
Dalle montagne dell'isola scendono alcuni torrenti che hanno formato ai loro sbocchi pianure alluviali. Le coste sono generalmente elevate e frastagliate da numerose baie. Il clima della Martinica è umido e caldo, l'atmosfera è sempre carica di vapore acqueo; la temperatura al livello del mare si mantiene quasi costantemente sui 26°, con debolissima variazione annua (meno di 4°), più in alto diviene più sopportabile. La stagione secca va da ottobre a maggio, la stagione delle piogge da maggio a ottobre; si hanno piogge regolari in luglio e agosto, piogge temporalesche in settembre-ottobre, la stagione dei cicloni, durante la quale l'aliseo di NE. è spesso sostituito da venti di S. e di SO. Le parti settentrionale e orientale dell'isola ricevono in media 2 m. di pioggia all'anno; le parti meridionale e occidentale 1 metro e mezzo. La flora è rappresentata nelle parti basse dalla savana, o dalle associazioni palustri o dai boschi poco fitti, tra i 500 e i 1000 metri si trovano le lussureggianti foreste, la cui principale caratteristica è costituita dalla ricchezza di palme e di felci arborescenti.
Della popolazione indigena dei Caribi non rimane più traccia, e la Martinica è popolata di negri discendenti dagli schiavi ivi deportati in passato per la coltivazione delle derrate coloniali. Dall'unione di questi con i Bianchi sono nati i mulatti, i quali costituiscono ora la maggioranza della popolazione. Nel 1848 vi erano nell'isola 1500 Bianchi e 110.000 uomini di colore, da quell'epoca in poi nei censimenti non si fa più distinzione di razza. Tra il 1854 e il 1884 si introdussero nell'isola 25.000 coolies indù e qualche centinaio di Cinesi, ma furono quasi tutti rimpatriati. Nel 1931 la popolazione risultò di 234.000 ab. con la densità di 212 per kmq.
La quasi totalità della popolazione è cattolica e dipende dalla diocesi di Martinica, o Saint-Pierre e Fort-de-France, istituita il 27 settembre 1850, tuttora alla dipendenza della Propaganda Fide e affidata ai missionarî della congregazione dello Spirito Santo.
La Martinica è rappresentata al parlamento francese da un senatore e da due deputati; è amministrata da un governatore coadiuvato da un consiglio privato e da un consiglio generale eletto. Essa comprende due circondarî (arrondissements), Fort-de-France e Saint-Pierre, e venticinque comuni. Fort-de-France (47.000 ab.), capoluogo della colonia, è uno dei migliori porti delle Antille: la sua posizione sulla via da Gibilterra a Panamá, all'entrata del Mar Caribico, le conferisce grande importanza come stazione carboniera e come scalo; il porto è provvisto di un'ottima attrezzatura. Fort-de-France, che si è avvantaggiata della distruzione di Saint-Pierre, la quale era prima il centro economico dell'isola, ma si rialza molto lentamente dalle rovine (3000 ab.), è toccata da parecchie linee di navigazione. La Compagnie Transatlantique unisce la Martinica a Saint-Nazaire e a Bordeaux; le relazioni con gli Stati Uniti e il Canada sono mantenute da compagnie inglesi e americane.
La Martinica è soprattutto una "colonia da zucchero", anche se, per questo riguardo, è inferiore alla Guadalupa e alla Riunione; a questa coltura hanno dappertutto ceduto il posto caffè e tabacco, un tempo assai coltivati. Le grandi proprietà o habitations coprono circa i quattro quinti della superficie a coltura e di questa i tre quarti sono dedicati alla canna da zucchero. Però i sistemi di coltura sono troppo spesso antiquati e ne consegue un debole rendimento (40 a 45 tonn. per ettaro). L'industria dello zucchero è concentrata in importanti stabilimenti (21), mentre esistono 147 distillerie di rum. La canna da zucchero prima della guerra mondiale ebbe un periodo di crisi, a cui segui (1914-1919) un periodo di prosperità. Dal 1923 essa è protetta da una legge per la quale è permessa l'importazione in Francia di un forte contingente annuale in franchigia. Si cerca poi d'incoraggiare la coltivazione delle piante alimentari, troppo sacrificate alla canna da zucchero.
Il commercio della Martinica, che nel 1919 aveva raggiunto i 576 milioni di franchi, scese nel 1931 a circa 400 milioni (220 all'importazione e 180 all'esportazione); la Francia partecipa per il 6%, alle importazioni e per il 97% alle esportazioni. Lo zucchero (tonn. 40.000) e il rum (152.000 ettol.) rappresentano il 98% dell'esportazione. S'importano derrate alimentari (grano, riso, vino, merluzzo) e oggetti lavorati.
Storia. - Il 13 giugno 1502 Colombo, nel suo quarto viaggio, scoprì l'isola della Martinica, chiamata dagl'indigeni di Martinino; ma il cattivo stato delle sue navi lo costrinse ad abbandonare l'isola e muovere verso l'isola di Haiti (Ispaniola) per ripararle. Gl'indigeni della Martinica, che erano di razza caribica, rividero gli Europei solo nel 1635, quando i Francesi s'impossessarono dell'isola nominandone governatore Pietro Belain, signore di Esnambuc, al quale succedette nel 1637 suo nipote Dyel Duparquet. Questi, nel 1650, acquistò l'isola, divenendone signore, salvo la sovranità del re di Francia; nel 1665 però l'isola fu riscattata dalla corona, che la cedette alla compagnia delle Indie Orientali. I Francesi, dopo avere sterminato i Caribi in guerre sanguinose, v'introdussero un gran numero di Negri, e fecero sorgere estese piantagioni di canna da zucchero e di caffè. Durante il sec. XVII l'isola fu attaccata prima dagl'Inglesi e poi dagli Olandesi; ma né gli uni né gli altri poterono impossessarsene. Solo nel secolo seguente gli Inglesi riuscivano a conquistarla (1762), con una flotta al comando dell'ammiraglio Rodney; ma l'anno appresso la cedettero ai Francesi. Nuovamente occupata dagl'Inglesi dal 1809 al 1814, tornò alla Francia nel 1814, e da allora è rimasta dominio francese.
Bibl.: Servizio Idrografico della Marina, Carta della Martinica (n. 383); Annuaire de la Martinique; M. Sorre, Mexique et Amérique Centrale, Parigi 1928; Expos. Internat. de Paris, Martinique, Guadeloupe, Guyane, Parigi 1931.