GABRIELLI, Martino
Nacque a Moena, nel Trentino, il 27 ott. 1681 da Gian Giacomo, di professione fabbro ferraio, e da una Maria. Avviato agli studi ecclesiastici, svolse contemporaneamente la sua formazione artistica presso un altro prete-pittore, Giuseppe Alberti, il quale sul finire del sec. XVII aveva aperto a Cavalese una bottega di pittura rinomata in tutta la regione atesina. Ma accanto alla lezione albertiana il G. dimostra di assimilare anche gli spunti stilistici e iconografici di matrice emiliana, introdotti agli inizi del secolo successivo dal conterraneo G. Felicetti, tornato a operare stabilmente a Moena.
Mentre non trova conferma, sul piano stilistico, l'ipotesi della partecipazione del G. alle imprese tarde dell'Alberti, è invece certo che l'allievo sia subentrato all'anziano maestro nel completamento della decorazione del nuovo tempio agostiniano di San Michele all'Adige. Vanno infatti confermati al G., dopo i recenti restauri (1996 e 1998), alcuni dipinti già ritenuti dell'Alberti: l'Adorazione dei pastori (1712), l'Adorazione dei magi, la Resurrezione e l'Assunzione, che compongono la decorazione absidale della chiesa, la pala dell'altar maggiore, con la Ss. Trinità, la Vergine e s. Michele Arcangelo e s. Agostino consacrato vescovo. In queste grandi tele, in cui predomina il carattere non finito e la totale assenza di un impianto disegnativo, sono evidenti le consonanze stilistiche sia con i giovanili dipinti del pulpito della parrocchiale di Fiera di Primiero (Predica del Battista, Gesù fra i dottori, Gesù e i fanciulli), eseguiti nel 1706, sia con le opere tarde di Moena e Peniola, nelle quali si manifesta il comune ricorso al repertorio figurativo veneto del Cinquecento, veicolato dalle incisioni da dipinti dei Bassano, del Veronese, I. Tintoretto, B. D'Angolo.
Già nel 1704-05 il G. aveva iniziato una propria attività autonoma, documentata da pagamenti, nelle decorazioni sulla volta e all'esterno della cappella della Regola Feudale di Predazzo (demolita nel 1872). Negli anni successivi, tra il 1709 e il 1714, operò con una certa assiduità a Tesero, come attestano i lavori documentati per la parrocchiale di S. Eliseo, tra i quali la pala della Madonna del Rosario (1714 circa), nonché dalla concessione di un beneficio ecclesiastico disposta da don Andrea Iellici di Tesero nel dicembre del 1714 a favore del "chierico" G., nell'imminenza della sua ordinazione sacerdotale. A partire dal 1720 a Moena è registrata la presenza costante del G., la cui attività cominciò a restringersi progressivamente all'ambiente locale. Oltre ai lavori documentati, ma non pervenuti, per Panchià (1720) e Siror (1724), e al gonfalone dipinto nel 1731 per la chiesa di S. Giuliana a Vigo di Fassa, ora di proprietà della Cassa rurale Alta Val di Fiemme di Tesero, il G. lasciò, infatti, a Moena il maggior numero di testimonianze della sua attività. Nella parrocchiale si conservano la giovanile pala del Carmine, di diretta ascendenza albertiana, l'Annunciazione (circa 1730) per l'antipendio dell'altare del Rosario, l'Adorazione dei pastori, donata dal pittore nel 1742, e altre opere a lui attribuibili: l'Incoronazione di spine, l'Innalzamento della croce e il Crocifisso e santi. Il 17 apr. 1732 il G. ottenne l'autorizzazione vescovile a erigere una cappella a Peniola, presso Moena, costruita entro l'anno e dedicata alla Madonna e a s. Giovanni Nepomuceno. Alle decorazioni provvide il pittore stesso, il quale su tela, tavola e ad affresco illustrò i cinque Misteri gaudiosi, due Episodi della vita di s. Giovanni Nepomuceno e altre figurazioni che, insieme con la pala d'altare con la Madonna, il Bambino e i ss. Giovanni Nepomuceno, Martino, Bartolomeo e Giovanni Battista, formano un ciclo decorativo dei più unitari e stilisticamente elevati della scuola pittorica di Fiemme del secolo XVIII.
Il G. morì a Sorte, presso Moena, il 29 apr. 1742.
Fonti e Bibl.: G.B. Emert, Il manoscritto tovazziano "De Pictoribus", in Studi trentini di scienze storiche, XX (1939), pp. 222, 229; H. Schmölzer, Kunst-topographisches aus Süd-Tyrol, in Mitteilungen der k.k. Central-Commission zur Erforschung und Erhaltung der Kunst- und historischen Denkmale, n.s. LXVI (1900), p. 11; L. Felicetti - V. Canal, Memorie storiche di Tesero, Panchià e Ziano, Cavalese 1912, pp. 127 s.; S. Weber, Artisti trentini e artisti che operarono nel Trentino (1933), a cura di N. Rasmo, Trento 1977, p. 158; N. Rasmo, Pittori di Fiemme, in Le tre Venezie, XV (1940), 12, p. 53; Id., Per una biografia del pittore Giuseppe Alberti (1640-1716), in Cultura atesina, I (1947), pp. 88, 105; G. Morandini, La cappella e il "capitello" della Regola Feudale di Predazzo, ibid., VII (1953), pp. 50 s., 59 s.; N. Rasmo, Artisti a Predazzo nel XVII e XVIII secolo, ibid., pp. 71, 74-76; S. Fontana, La chiesa arcipretale di Primiero, in Studi trentini di scienze storiche, XXXVIII (1959), pp. 132 s., 141; F. Bernard, Un pittore tiepolesco, Valentino Rovisi (Moena 1715-1783), Trento 1968, pp. 27-31, 48, 51, 90; Don M. G. pittore, in L'Adige (Trento), 8 marzo 1968; F. Bernard, Una puntualizzazione biografica sul pittore don M. G., in Cultura atesina, XX (1966), pp. 50-56; N. Rasmo, Nuovi contributi a Valentino Rovisi, ibid., pp. 64 s., 67; G.B. C., Un vescovo di Trento si rifugia a Moena, in Strenna trentina, XLV (1970), pp. 113-115; N. Rasmo, Tesero, immagini del passato, Calliano 1979, pp. 42 (fig.), 50; Id., Dizionario biografico degli artisti atesini, I, Bolzano 1980, p. 60 (sub voceGiuseppe Alberti); Id., Giuseppe Alberti pittore 1640-1716 (catal., Tesero-Cavalese-Trento), Trento 1981, pp. 17, 20, 26, 29, figg. 54, 56; Id., Storia dell'arte nel Trentino, Trento 1982, pp. 316, 318, tav. XCII; Id., Note d'arte sulla chiesa di S. Antonio a Verla, in R. Stenico, La chiesa della Madonna dell'Aiuto in Verla, Trento 1985, p. 19; E. Chini, La pittura del Settecento in Trentino, in La pittura in Italia. Il Settecento, Milano 1990, I, p. 120; E. Mich, ibid., II, p. 722.