MARTINO
– Nacque probabilmente intorno al 730, se viene dato credito alla testimonianza del cronista Agnello Ravennate, che lo colloca alla guida dell’arcidiocesi ravennate nell’anno 810, quando aveva circa ottanta anni.
Lo stesso Agnello, suo contemporaneo, lo descrive uomo di alta statura, dalla testa grande, calvo e straordinariamente robusto. La prima notizia su M. risale agli ultimi mesi del 770 quando, sempre secondo Agnello (p. 381), l’arcivescovo di Ravenna Leone inviò in qualità di messo M., all’epoca semplice diacono, per indicare a Carlomagno il percorso più agevole per entrare in Italia al fine di aggirare lo schieramento difensivo realizzato alle Chiuse di Susa dai Longobardi.
Nell’810 M., all’epoca arcidiacono della chiesa di S. Andrea dei Goti, fu consacrato a Roma da papa Leone III arcivescovo della sede ravennate; succedette all’arcivescovo Valerio e sembra sia stato scelto su sua designazione. Tornato da Roma inviò dei messi a Carlomagno, il quale si rallegrò della sua elezione.
Risale a poco tempo dopo un diretto incontro di M. con Agnello: fu M., in qualità di arcivescovo, a consegnare al giovane presbitero Agnello il monastero di S. Maria «ad Blachernas».
Durante il suo episcopato alcune chiese dell’arcidiocesi furono restaurate; fra queste la chiesa di S. Eufemia, che era stata un tempo circondata dalle acque e allora invece era in secca. Papa Leone, nello stesso periodo, provvide a sue spese al restauro della basilica di S. Apollinare in Classe, con la collaborazione delle città soggette alla sede ravennate, che fornirono manodopera e materiali. Ma, «non post multum tempum» – come sottolinea Agnello (p. 387) – il pontefice, adirato, non si sa per quale motivo, contro M., mandò un legato in Francia presso Ludovico – succeduto a Carlomagno – per chiedergli di far prelevare M. e poi condurlo a Roma per sottoporlo al suo giudizio. Ludovico acconsentì e inviò a Ravenna Giovanni, arcivescovo di Arles (ma è dubbio se in quegli anni fosse proprio un Giovanni l’arcivescovo di Arles), il quale incontrò M. e si accordò con lui. Dopo dieci giorni M. partì, ma si fermò non molto lontano dalla sua città e mandò a dire al papa che non avrebbe potuto continuare il viaggio perché malato. Agnello sottolinea al riguardo che la sua infermità, almeno «ex parte» (ibid.), era simulata. Il papa se ne rammaricò e ordinò a M. di tornare, insieme con Giovanni, a Ravenna, dove l’arcivescovo di Arles fu accolto amichevolmente, con grande gioia e molti doni. Questi avvenimenti sarebbero accaduti poco prima della morte del pontefice, e forse non furono estranei, secondo Agnello, alla congiura romana ordita nei suoi confronti.
A Leone III successe, nel giugno 816, Stefano IV il quale, di ritorno da Reims, dove si era recato poco dopo l’ascesa al soglio pontificio per incontrare Ludovico il Pio e la sua corte, si fermò a Ravenna dove nell’autunno di quell’anno celebrò, in presenza dell’arcivescovo M., la messa nella basilica Ursiana, mostrando al popolo della città i sandali appartenuti a Gesù. Dopo aver elencato alcuni doni molto preziosi inviati da Ludovico alla Chiesa ravennate durante il vescovato di M., a testimonianza degli stretti rapporti intercorsi fra questo e la corte imperiale, la Vita Martini di Agnello si interrompe. M. morì probabilmente alla fine dell’816, perché all’inizio dell’817 fu eletto il suo successore, Petronace.
Fonti e Bibl.: Agnellus Ravennas, Liber pontificalis Ecclesiae Ravennatis, a cura di O. Holder-Egger, in Mon. Germ. Hist., Script. rer. Lang., I, Hannoverae 1878, pp. 381, 386-388; G. Fasoli, Il dominio territoriale degli arcivescovi di Ravenna fra l’VIII e l’XI secolo, in I poteri temporali dei vescovi in Italia e Germania nel Medioevo, a cura C.G. Mor - H. Schmidinger, Bologna 1979, pp. 99, 101; Storia di Ravenna, II, 2, Dall’età bizantina all’età ottoniana. Territori, economia e società, a cura di A. Carile, Ravenna 1991, ad indicem.