MARTINO
– Nacque nei primi anni del X secolo; eletto probabilmente in giovane età, M. è il primo dei vescovi ferraresi di cui sia possibile ricostruire, almeno parzialmente, l’attività attraverso documenti. Il più antico in cui compare il suo nome risale al 14 giugno 936: un contratto di enfiteusi di alcuni fondi della Chiesa ferrarese in favore di Guarino e di Pietro (cfr. Bocchi, pp. 179-181), il quale più tardi fu probabilmente insignito del titolo di comes.
Le terre della diocesi ferrarese si trovavano in un’intricata posizione politica, poiché avrebbero dovuto far parte delle terre esarcali donate da Pipino alla Chiesa di Roma; per i pontefici era tuttavia molto difficile tenere sotto controllo un territorio così periferico, che invece poteva essere dominato molto più facilmente da Ravenna. Gli arcivescovi di Ravenna infatti tentarono di sottomettere quel territorio anche con «un graduale processo di penetrazione patrimoniale» (ibid., p. 159), realizzato attraverso donazioni di privati e concessioni papali. Se fino alla metà del X secolo non sembra che la Chiesa di Ferrara si sia opposta con energia all’espansione della Chiesa ravennate, proprio nelle testimonianze dell’attività di M. è possibile individuare «un primo segno di azione vigorosa, anche se sfortunata» (ibid., p. 171) di rivendicazione della propria autonomia nei riguardi dell’arcivescovato ravennate.
Dopo questa data M. compare nuovamente nel testamento del marchese Almerico e della moglie di questo, Franca, che nel 948 nominarono la Chiesa di Ferrara erede dei loro beni, e di quelli che erano stati dati loro dalla stessa Chiesa ferrarese perché li amministrassero (Muratori).
Sull’autenticità di questo documento, come su altri attribuiti ai due personaggi, sono stati espressi dei dubbi; qualora lo si accettasse come autentico, se ne potrebbe trarre l’indicazione dei confini della diocesi ferrarese, di cui il testamento, appunto, costituirebbe la più antica testimonianza.
Nel novembre del 955 M. partecipò al sinodo convocato dall’arcivescovo Pietro di Ravenna: secondo gli atti la riunione fu convocata perché Pietro aveva avuto notizia che M. aveva invaso abusivamente parte della «massa» di Copparo, che la Chiesa di Ravenna riteneva un suo possesso. Mentre Pietro presentò documenti che confermavano la sua posizione – o meglio, dimostravano il possesso di fatto ma non di diritto del territorio occupato dalla Chiesa ferrarese –, M. non ne trovò e dovette quindi restituire la «massa» e riconoscere l’errore commesso.
Una concessione di enfiteusi da parte di un vescovo Martino a Guido, a sua moglie Rocia e al loro figlio, nel 966, e un atto riguardante sempre tale negozio dell’anno successivo (Manini Ferranti) hanno fatto ipotizzare l’esistenza di due vescovi con lo stesso nome succedutisi sulla cattedra ferrarese; ma il confronto delle sottoscrizioni dei due atti, nonché la corretta definizione del secondo dei due – come un acceptum del canone dovuto e non come una conferma dell’enfiteusi – hanno invece consentito di stabilire l’identità dei due autori. Ulteriore conferma a tale tesi è stata fornita anche dal confronto tra queste sottoscrizioni e quella di M., datata 22 nov. 955, al sinodo (cfr. Fantuzzi). L’episcopato di M. durò quindi un trentennio.
Nell’aprile 967 l’imperatore Ottone I sottopose a giudizio il diacono Rainerio per insubordinazione nei confronti dell’arcivescovo Pietro, in un placito tenutosi a Ravenna (cfr. Mansi). La riunione si svolse in due sessioni, la seconda delle quali prese la forma di un sinodo, durante il quale M. chiese al pontefice, Giovanni XIII, la conferma dei privilegi concessi dai predecessori di questo – Vitaliano, Adriano I e Leone III – alla Chiesa ferrarese. Il papa concesse il privilegio, confermando che M. era stato consacrato a Roma, affermando inoltre che solo il pontefice aveva il diritto di consacrare il vescovo di Ferrara, stabilendo così la diretta dipendenza della diocesi ferrarese dalla S. Sede.
Alcuni studiosi considerano il documento falso, altri lo considerano per lo meno interpolato quanto alla frase relativa alla consacrazione romana di M. e a ciò che segue, non però quanto alle concessioni. Se l’atto fosse nella sostanza genuino, per M. e la Chiesa ferrarese quel privilegio dovette essere un risultato molto importante.
Forse fu proprio nel corso di questo sinodo che il vescovo di Verona Raterio incontrò M., al quale scrisse una lettera, datata 1° dic. 967, in cui, dopo averlo informato del disprezzo che il suo comportamento suscitava nei chierici della sua diocesi, lo scongiurava di non commettere più il peccato di simonia consacrando dei fanciulli in cambio di denaro.
Non sono note altre testimonianze su M. e ignoti sono il luogo e l’anno della sua morte.
I documenti relativi alla sua vita, le concessioni in enfiteusi dei beni della Chiesa ferrarese a laici potenti, le richieste di conferma di privilegi papali, gli atti che testimoniano il tentativo di contendere un possesso alla Chiesa ravennate, perfino la lettera in cui si accenna alle ordinazioni simoniache, benché non siano numerosi, sembrano delineare la figura di un vescovo la cui attività fu rivolta, in gran parte, «ad assicurare alla mensa vescovile ricchezza ed autonomia e la conferma di vecchi possessi» (Bocchi, p. 165).
Fonti e Bibl.: Ferrara, Biblioteca comunale Ariostea, Mss. ferraresi, cl. I, 459: G.A. Scalabrini, Scritture del capitolo, c. 4v (enfiteusi, a. 950); L.A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, II, Mediolani 1739, coll. 173-178; Die Briefe des Bischofs Rather von Verona, a cura di F. Weigle, in Mon. Germ. Hist., Die Briefe der deutschen Kaiserzeit, I, Weimar 1949, pp. 155 s.; G. Rossi, Historiarum Ravennatum libri decem, Venetiis 1590, p. 257; G.D. Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, XIX, Venetiis 1774, coll. 1-4; L. Barotti, Serie de’ vescovi ed arcivescovi di Ferrara, Ferrara 1781, pp. 6 s.; M. Fantuzzi, Monumenti ravennati de’ secoli di mezzo per la maggior parte inediti, III, Venezia 1802, pp. 1-5; G. Manini Ferranti, Compendio della storia sacra e politica di Ferrara, I, Ferrara 1808, pp. 235-241; O. Vehse, Ferrareser Fälschungen, in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, XXVII (1936-37), pp. 63-67, 73-75; A. Vasina, La Chiesa ravennate e il Ferrarese attorno al Mille, in Romagna medievale, Ravenna 1970, pp. 55, 65-68; F. Bocchi, Per la storia della Chiesa di Ferrara nel secolo X: il vescovo M. (936-967), in Riv. di storia della Chiesa in Italia, XXXI (1977), pp. 157-181.