martirare (marturare; martoriare)
Come assoluto, nel senso proprio di " martirizzare " (cfr. Parodi, Lingua 268) e, nel caso specifico, ‛ dar de le pietre ' (Buti), nella duplice esclamazione con cui i Giudei si aizzavano l'un l'altro a colpire il giovinetto s. Stefano: Martira, martira! (Pg XV 108). I commentatori hanno osservato che " di queste parole il testo biblico [cfr. Act. Ap. 6, 5 ss.] non fa cenno. Sono una felice deduzione del poeta, la quale accresce drammaticità alla scena " (Scartazzini-Vandelli).
Come transitivo, nel senso più attenuato di " punire ", è detto, per sineddoche, della cornice che dopo giusto penter... martira, " purga con la pena " (Buti: cfr. Pg XVII 132), gli accidiosi; così anche in If XXVI 55 Là dentro si martira / Ulisse e Diomede, che viene comunemente interpretato come " sono tormentati " (Mattalia, come altri antichi e moderni; forse pronominale per Torraca: " si tormenta "); ma secondo Sapegno " è più probabile che abbia valore d'impersonale ".
Con valore figurato: Amore è definito colui / che per le gentil donne altrui martira (Rime LIX 4), " che dà altrui martirio per le donne gentili " (Barbi-Maggini; il Contini considera il per come strumentale).
Per If XIV 48 - martiri come variante di marturi - cfr. Petrocchi, ad locum.
La forma ‛ marturare ' presenta, con lo stesso valore, una sola occorrenza, in If XIV 48 sì che la pioggia non par che 'l marturi; è la lezione accettata dal Petrocchi invece di maturi, per la legge della lectio difficilior e perché " consente di restare più coerentemente al ritratto fisico di Capaneo e alla domanda di Dante " (Introduzione 177).
‛ Martoriare ' si registra in Fiore XCVI 4 in roba di color ciaschedun'era / il giorno ch'elle fur martoriate (cfr. Roman de la Rose 11114-15 " Furent es dras don siecle prises / Quant eus reçurent leur martires "), nel senso di " martirizzare ", " sottoporre a martirio ".