Studioso di scienze cognitive statunitense (New York 1927 - Boston 2016), docente al MIT (Massachusetts institute of technology), è considerato uno dei fondatori dell'intelligenza artificiale. Si è occupato in particolare di rappresentazione della conoscenza e di apprendimento automatico. Ideatore della microscopia confocale. Negli ultimi decenni del sec. 20° il nome di M. si è legato a un'efficace rappresentazione dei processi di strutturazione della conoscenza, ampiamente debitrice nei confronti della teoria di F. C. Bartlett, che ipotizza l'esistenza di frames ("schemi" o "scenari"), e cioè di insiemi relativamente stabili di aspettative, peraltro facilmente richiamabili in memoria proprio per il modo in cui vi sono immagazzinati, che guiderebbero la nostra esperienza e le nostre azioni quotidiane. L'esistenza dei frames verrebbe evidenziata dalla difficoltà che si prova a decodificare stimoli che siano fuori contesto; d'altra parte, la nozione di frames si mostra sufficientemente flessibile da render conto dell'acquisizione di nuovi dati e, in questo senso, diviene un punto di contatto e di implementazione reciproca tra teoria della mente e rappresentazione artificiale dei processi cognitivi attraverso un opportuno software; infine, i contenuti di un frame sarebbero organizzati secondo livelli gerarchici di astrazione, ai quali sarebbero assegnate caratteristiche diverse di fallibilità. In linea con questa visione dei processi mentali si colloca la proposta di M. di considerare la mente come la risultante di una "collettività" di agenti e processi cognitivi di diverso livello interagenti fra loro, secondo una visione che si contrappone al logicismo monolitico di precedenti rappresentazioni della mente. Tra le opere: Robotics (1985; trad. it. 1987); The society of minds (1986; trad. it. 1989); The Turing option. A novel (in collab. con H. Harrison, 1992; trad. it. 1994); The emotion machine (2006; trad. it. 2007).