Minsky, Marvin Lee
Studioso di scienze cognitive statunitense, nato a New York il 9 agosto 1927. Ideatore e fondatore (1957) del laboratorio di intelligenza artificiale del Massachusetts Institute of Technology (MIT), ne è stato direttore dal 1964 al 1974, anno in cui è divenuto professore di scienze informatiche presso lo stesso MIT.
Pioniere degli studi sull'intelligenza artificiale, ha accompagnato questa disciplina nei suoi primi sviluppi, contribuendo personalmente, negli anni Cinquanta, all'ideazione di dispositivi e linguaggi computazionali; a M. si deve, inoltre, la progettazione di uno strumento ottico di grande rilievo, il microscopio a scansione, che permette la messa a fuoco progressiva di strati successivi di un preparato, evitando di sottoporre quest'ultimo a complesse tecniche di sezionamento.
Più recentemente, il nome di M. si è legato a un'efficace rappresentazione dei processi di strutturazione della conoscenza, ampiamente debitrice nei confronti della teoria di F.C. Bartlett, che ipotizza l'esistenza di frames ('schemi' o 'scenari'), e cioè di insiemi relativamente stabili di aspettative, peraltro facilmente richiamabili in memoria proprio per il modo in cui vi sono immagazzinati, che guiderebbero la nostra esperienza e le nostre azioni quotidiane. L'esistenza dei frames verrebbe evidenziata dalla difficoltà che si prova a decodificare stimoli che siano fuori contesto; d'altra parte, la nozione di frame si mostra sufficientemente flessibile da render conto dell'acquisizione di nuovi dati e aspettative e, in questo senso, diviene un punto di contatto e di implementazione reciproca tra teoria della mente e rappresentazione artificiale dei processi cognitivi attraverso un opportuno software; infine, i contenuti di un frame sarebbero organizzati secondo livelli gerarchici di astrazione, cui sarebbero assegnate caratteristiche diverse di fallibilità (v. anche scienza cognitiva, in questa Appendice).
In linea con questa visione dei processi mentali si colloca la proposta di M. di considerare la mente come la risultante di una 'collettività' di agenti e processi cognitivi di diverso livello in interazione fra loro, secondo una visione che si contrappone al logicismo monolitico di precedenti rappresentazioni della mente.
Opere principali: Perceptrons. An introduction to computational geometry (1969); Artificial intelligence (in collab. con P. Seymurt, 1974); Robotics (1985; trad. it. 1987); The society of minds (1986; trad. it. 1989); The Turing option: a novel (in collab. con H. Harrison, 1992; trad it. L'uomo di Turing, 1994).
bibliografia
H. Gardner, The mind's new science. A history of the cognitive revolution, New York 1985 (trad. it. Milano 1988).
B. Bara, Scienza cognitiva. Un approccio evolutivo alla simulazione della mente, Torino 1990.
The cognitive neurosciences, ed. M.S. Gazzaniga, Cambridge (Mass.) 1995, 1999².