MARZABOTTO
. Piccola località a 24 chilometri da Bologna, sulla riva sinistra del corso montano del Reno. Ivi il fiume forma un ampio gomito, che lambisce, anzi corrode, un pianoro, detto pian di Misano (lat. Misanum), su cui sorgeva una città etrusca (forse Misa). Il Reno ha sgretolato gran parte di questo pianoro, e perciò una porzione assai grande della città è andata distrutta.
I primi accenni di rinvenimenti a pian di Misano sono nell'opera di fra Leandro Alberti, Descrizione di tutta Italia, 1550, p. 326; da allora in poi furono frequenti le antichità venute alla luce; dal 1831, in cui il terreno passò alla famiglia comitale Aria, che ha recentemente ceduto allo Stato le antichità del luogo, gli oggetti rinvenuti vennero raccolti in un piccolo museo dentro l'ampia villa. Scavi regolari vi furono condotti, per invito di Pompeo Aria, nel 1862 dal conte G. Gozzadini (v.) e dal 1883 al 1889 da E. Brizio (v.); a questi spetta il merito di aver dimostrato l'esistenza a Marzabotto di una città fondata ex novo dagli Etruschi, discesi lungo la valle del Reno alla fine del sec. VI a. C., e distrutta dai Galli nei primi deannî del sec. IV, senza che al di sopra si stendesse uno strato romano.
In una piccola altura detta Misanello, compresa nel parco della villa Aria, si deve riconoscere l'acropoli con gli avanzi di cinque costruzioni sacre (v. pianta alla voce città, X, p. 480): la prima a è il rudere di un tempio a semplice cella, la seconda b è un podio-altare (m. 4,10 per 4,10) con un pozzo profondo di comunicazione simbolica con gl'Inferi; esso è un mundus e apparteneva come altare al tempio c, tripartito, come appare dalle sue sostruzioni (m. 19 per 22,80), ed evidentemente dedicato a una triade infernale corrispondente a Cerere, Libero, Libera; d è un secondo podio-altare (m. 9 per 9) di accuratissima esecuzione, con avancorpo a gradini e modanatura tufacea; era esso l'altare del tempio e, ora in gran parte diruto, più ampio del tempio c, tripartito anch'esso, e dedicato verosimilmente alla triade celeste Tinia, Uni, Menrva.
Ai piedi dell'acropoli si estendeva la città e, proprio alle falde, era una fontana che allacciava le acque filtranti da Misanello, e le distribuiva con condotti per la città. La quale era stata fondata secondo la scienza gromatica propria degli Etruschi, con un rigido reticolato di strade incrociantisi ad angolo retto; con le due vie principali, il decumano e il cardine, della larghezza, inusitata per una citti così antica, di ben quindici metri, di cui dieci destinati ai due marciapiedi, cinque alla carreggiata. I caseggiati erano vere insulae, con varie abitazioni di legno e di laterizio, riunite attorno a un cortile comune contenente un pozzo, e con botteghe sulle vie. La città intera era recinta di mura a grandi massi, di cui scarsi sono i residui; fuori delle porte erano i sepolcreti.
Due sono i sepolcreti rinvenuti, a est e a nord: sepolcreti ad arche di travertino, spesso di modiche proporzioni, per raccogliere solo le ceneri dei defunti; queste arche erano come nascoste da zolle, ma ne emergeva come segnacolo un cippo, o a pigna o anche informe, oppure una colonnetta o una stele. Purtroppo di questo centro etrusco, così importante per la conoscenza dell'Etruria circumpadana, specie di Felsina, l'odierna Bologna, ben poco è stato scavato per quanto concerne la città, ora nota solo nell'orlatura lungo la dirupata riva del Reno. Tra gli oggetti raccolti nel museo, notevoli alcuni bronzetti e vasi dipinti.
Bibl.: E. Brizio, Relazione sugli scavi eseguiti a Marzabotto presso Bologna, in Mon. Lincei,I (1889), col. 249 segg.; P. Ducati, Contributo allo studio dell'arte etrusca a Marzabotto, in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per la Romagna, 1923, p. 69 segg.; A. Grenier, Bologna villanovienne et étrusque, Parigi 1912, p. 96 segg.; O. Montelius, La civilisation primitive en Italie depuis l'introduction des métaux, I, Stoccolma 1895, p. 504 segg.