Vedi MARZABOTTO dell'anno: 1961 - 1973 - 1995
MARZABOTTO (v. vol. iv, pp. 896-99)
Gli ultimi scavi nell'area della città etrusca di Pian di Misano hanno portato risultati di rilievo, come il rinvenimento di un cippo con decusse orientato, inciso alla sommità, all'incrocio fra la via principale SN (A) e la mediana delle tre EO (Γ).
Il cippo, indicativo del luogo assunto come centro della ripartizione dell'area urbana, stava al di sotto della massicciata stradale. Altri cippi, ma non seguati dal decusse, si sono rinvenuti ad altri incroci. L'esplorazione (1966) della porta orientale ha stabilito che i due muri di essa, già individuati dal Brizio, non erano che rivestimenti di un passaggio tagliato in pendenza nel conglomerato di base del terrazzo, con andamento sinuoso, tanto da far pensare ad un relitto della fase preurbana: il passaggio era stato infatti riempito nell'antichità stessa da scarichi la cui cronologia risultò dalle sezioni stratigrafiche. Una grande canalizzazione diagonale attraverso il tratto più orientale della strada è indicativo di un rimaneggiamento del primitivo sistema di scarichi, forse allo scopo di evitare il deflusso di acque sulla necropoli orientale. Altro risultato (1965) è dato dalla scoperta di una fornace figulina nella Reg. ii, is. 1; ad essa appartenevano i dischi fittili con iscrizioni etrusche. La fornace è periferica, come quelle che il Brizio esplorò nel settore di SO (Reg. iv, is. 4). Nella zona centrale invece, sul percorso della via NS (Reg. v, is. 4) si è scavato un impianto di fonderia di bronzo, interessante non solo per la conservazione dei canali di aereazione della camera di fusione e di altri dispositivi, ma anche per il rinvenimento di gran numero di frammenti di forme di fusione. Dall'esame di essi, in via preliminare, risulta che nell'officina si producevano, oltre a vasellame, anche bronzi figurati di notevole grandezza (altezza congetturale di una figura panneggiata: m 0,90 circa): si sono identificati frammenti di forme di una testa e di elementi di panneggio. Dalla zona provengono il notevole bronzetto figurante un sacerdote (?) e una testina, entrambi di rilevante arcaicità. La scoperta, avendo documentato che gli strati inferiori dell'impianto si estendevano sotto l'area stradale, permette di riconoscere resti di impianti analoghi nei cosiddetti fondi di capanna, esplorati dal Brizio, e nello strato con materiali arcaici e diversi livelli di focolari, riscontrato in uno sperone non franato sul ciglio meridionale (Reg. iv, is. 3) e non approfondito dagli scavi dell'8oo. Si può quindi oggi con buone ragioni ipotizzare una Marzabotto I, distinta per l'assenza di piano preordinato, dalla città regolare del V sec., che sarebbe di conseguenza Marzabotto II. Le testimonianze più antiche sono limitate alla parte meridionale del terrazzo. L'ulteriore esame dell'aspetto culturale della città, in conseguenza degli ultimi scavi presenta con aspetti di attendibilità l'interpretazione del centro come promanazione di elementi etrusco-centrali, forse in posizione concorrenziale rispetto al sistema economico Felsina-Spina; in tali elementi sono da riconoscere particolarmente forse i Chiusini.
Altri elementi si sono ricavati per quanto riguarda la tecnica edilizia, per cui si possono distinguere due sistemi nelle costruzioni in pietra (a ciottoli naturali e a ciottoli spianati); si è comprovata la costruzione degli elevati in grossi pani essiccati di argilla. Nella fornace della Reg. ii sono documentati per la prima volta elementi portanti in legno; una parte del coperto in tegole, coppi e kalypteres è stato ricostruito in museo. Nella zona si è pure scoperto un piccolo impianto con bacili e resti di graticciato ligneo nel pavimento.
Il rilievo completo della zona archeologica, eseguito nel 1966 in preparazione per il plastico esposto alla Mostra dell'Arte e Civiltà etrusca (Vienna-Torino 1967) ha consentito alcune importanti constatazioni riguardanti l'impianto urbano: le due strade EO, B e Γ risultarono tracciate nel fondo di leggeri avvallamenti, pur rimanendo esattamente parallele; invece la più meridionale di tali strade (Δ) è risultata leggermente divergente dal parallelismo, forse in considerazione della preesistenza della porta E, che però non è in asse con la via. Il sistema urbanistico va quindi sottoposto a nuovo esame. Tracce di un impianto rustico romano sono state rinvenute nella parte NE (Reg. iii). Ultimi rinvenimenti (1969) sono un piccolo santuario presso una fonte con sistemazione architettonica e resti di stipe nella parte N della città (VI-V sec.) e un vasto impianto, ancora indeterminato nella zona E.
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