Marzagaia di ser Careto di Lavagno
Umanista veronese, nato verso la metà del 1300 e morto fra il 1430 e il 1433, notaio e maestro di grammatica di Antonio della Scala, ultimo signore di Verona; autore di una cronaca latina in quattro libri (De modernis gestis) scritta a imitazione dell'opera di Valerio Massimo.
In essa figurano due aneddoti danteschi. Il primo, riferito anche da un altro umanista veronese contemporaneo del M., Taddeo Branca (v.), riguarda il protervo pedagogo umiliato nell'orgoglio della sua stessa sapienza con la perdita della memoria (" Quis autem in tam procaci et importuno impetu pertinax prior occurreret, quam pedagogus infelici protervitate correptus, cui adolescentem sillabas obtusum ingenio docenti per superos obtestari libuit se despectis docturum numinibus quod nec ingenium puerile capere poterat? Vi febris insana validissime captus, tam longe limphatus est, ut et litteras simul et illarum memoriam perderet. Sic deorum potentiam noverit diligentius iratam coli "). Il secondo narra la previsione di una prossima rovina di Firenze fatta dal poeta (che però non è nominato direttamente, ma solo come " quidam florentinus "), come viene a sapere dello stato di floridezza della città.
Bibl. - C. Cipolla, Antiche cronache veronesi, Verona 1890, 30, 151; G. Biadego, Cattedra dantesca in Verona nel '400, ibid. 1905.