GAETANI, Marzucco
Figlio, forse primogenito, di Gerardo detto Gaetano (donde il patronimico del G. e dei suoi fratelli e il cognome dei discendenti), e di Druda - della quale ignoriamo il casato -, apparteneva a una delle più rilevanti famiglie pisane. Discendente da Dodo di Teperto, vissuto nei decenni centrali dell'XI secolo, dovette nascere intorno agli anni Venti del sec. XII.
Il G., insieme con il fratello Ranieri, ebbe un ruolo di primo piano in quel periodo colmo di eventi favorevoli e di speranze, di successi e di affermazioni politiche e militari, quando la città di Pisa legò le proprie sorti a Federico I Barbarossa e parve dispiegare al massimo grado la propria potenza. Ma il ruolo del G., diversamente dal fratello Ranieri, non diminuì d'importanza negli anni Settanta del XII secolo, allorché si manifestò a Pisa un ripensamento della politica seguita nel decennio precedente e un ripiegamento su posizioni più consone ai reali interessi cittadini e meno entusiasticamente federiciane.
La prima notizia pervenutaci lo attesta come membro del Collegio consolare del 1153, che esentò il monastero cittadino di S. Vito dal pagamento del dazio (decatia) sulle merci transitanti sull'Arno. Il 28 ottobre di quell'anno i medesimi consoli emanarono la sentenza contro Alberto Visconti maggiore e i suoi figli, nobili pisani, che li escludeva per dieci anni da ogni ufficio pubblico e li privava di tutti i diritti.
Successivamente il G. compare in atti di particolare importanza relativi alla Chiesa pisana e ai legami politici instaurati dalla città con altre istituzioni straniere. Il 15 giugno 1157 è testimone della donazione di un'ampia porzione del castello maremmano di Segalari, compiuta da uno dei signori del luogo in favore di Villano, arcivescovo di Pisa. Il 31 ottobre successivo è presente in qualità di testimone alle nozze di Barisone, giudice d'Arborea, con la catalana Agalbursa di Bas, celebrate a Oristano. L'11 ag. 1159 sottoscrive la conferma, disposta dalla moglie del conte Ranieri di Gherardo Della Gherardesca, della donazione compiuta dal marito e dai cognati all'ospedale maremmano di Linaglia, dipendente dall'ospedale di Stagno, fondato presso Porto Pisano dall'arcivescovo Villano. Il 22 dicembre dello stesso anno, infine, è testimone nell'atto con cui Villano prende possesso della palude di Vecchiano.
Nel decennio successivo il G. appare impegnato nell'intensa attività diplomatica esplicata dalla città di Pisa nei confronti dell'imperatore Federico I. Partecipò alle ambascerie dirette al sovrano nell'ottobre 1161 e nell'agosto 1162 a Torino: a quest'ultima, che aveva lo scopo di esporre i motivi della guerra navale contro i Genovesi, prese parte anche il fratello del G., Ranieri. Nuovamente console nell'anno 1163, insieme con Villano Ricucchi e altri quattro eminenti concittadini, partì il 23 ottobre per la Dieta riunita da Federico a Lodi dove si discusse dell'appoggio navale richiesto dal sovrano ai Pisani e ai Genovesi contro il Regno di Sicilia. A tale scopo il G., rientrato da Lodi il 14 novembre, contrasse insieme con i suoi colleghi nel consolato un prestito per l'armamento della flotta.
Nel successivo anno fu senatore e in tale veste, il 20 agosto, sottoscrisse con i suoi colleghi l'atto con cui i consoli refutarono alla badessa del monastero cittadino di S. Matteo due appezzamenti di terreno; in settembre accompagnò in Sardegna il console Ildebrando Bambone che al comando di sei galee si recava in aiuto dei giudici di Cagliari e di Torres in guerra contro Barisone d'Arborea, alleatosi con i Genovesi.
Risalgono a questi anni anche le poche notizie sulla vita privata e sulle attività economiche del Gaetani. Il 7 marzo 1166 i consoli di Pisa si dichiararono debitori di 106 lire ricevute dal G. e di 110 ricevute da Alberto del fu Bargiacco e dettero ai due creditori come garanzia quanto posseduto dall'arcivescovo Villano nel castello di Piombino. Il 14 giugno successivo il G. e Alberto prestarono, con la stessa garanzia, altre 200 lire ai medesimi consoli, che se ne servirono per rimborsare al pisano Tignoso, burgensis di Saint-Gilles (du-Gard), quanto costui aveva prestato al Comune l'anno precedente, in occasione di un prestito concesso in Provenza. Il danaro fu restituito soltanto tredici anni dopo, il 21 ott. 1179, allorché il rappresentante dell'arcivescovo di Pisa, Ubaldo, per tornare in possesso di quanto il Comune aveva dato come garanzia, versò al G., alla presenza del fratello di questo, Ranieri, la somma di 274 lire.
L'intera vicenda mostra come egli fosse coinvolto in attività economiche legate al commercio marittimo, ambito nel quale rientrava anche l'attenzione prestata dal G. alle vicende sarde: l'operazione finanziaria del 1166 riguardava infatti Piombino, uno dei porti sulla costa controllata dai Pisani, punto di passaggio obbligato per le rotte verso le maggiori isole tirreniche, sul quale perciò si appuntavano in modo particolare gli interessi del G. e dei suoi concittadini.
Al 5 febbr. 1167 risale l'unica notizia relativa a questioni economiche interne alla sua famiglia, allorché Ermellina di Asbergo, vedova di Pellegrino, fratello del G., rinunciò alla dote e a quanto le aveva lasciato il defunto marito a favore del proprio figlio Gaitanello e dello stesso G., che dette alla donna 50 lire.
Sempre in veste di senatore accompagnò a Roma, nei primi d'agosto del 1167, i consoli Teperto di Dodo e Bulgarino di Anfosso, che con otto galee si recavano in soccorso di Federico I. Un'ulteriore testimonianza dell'attività militare del G. è offerta dalla sua partecipazione tra i comandanti (vessilliferi) dell'esercito pisano che il 19 ag. 1172 sconfisse i Lucchesi al ponte di Fiesso. Le notizie successive hanno sempre attinenza con la vita pubblica del Gaetani. Nel settembre 1173 fu presente a Pisa al reciproco giuramento della pace tra i consoli pisani e i consoli di Corneto (odierna Tarquinia) e nel 1175 fu di nuovo console. Lo stesso anno, a capo di due ambascerie presso l'imperatore, prese parte attiva alle trattative della pace che Federico I cercava di imporre alle città toscane: dopo aver ordinato, nel mese di luglio di mantenere la tregua fino a Natale, l'imperatore consegnò, il 6 novembre, agli ambasciatori pisani, genovesi e lucchesi presenti a Roccanuova in Lombardia il testo del trattato di pace. In ottemperanza a quest'ultimo il G. e i suoi colleghi procedettero, il 27 novembre a Pisa, alla stipulazione della pace con Lucca.
Dopo aver ancora ricoperto l'incarico di console nell'anno 1178, il G. fu senatore nel 1181: il 5 marzo, insieme con il fratello Ranieri, fu presente a una sentenza dei giudici dei forestieri a favore dell'arcivescovo Ubaldo, mentre il 29 giugno assistette alla stipulazione di un nuovo trattato di pace con Lucca.
L'ultima notizia sul G. risale al 1182, allorché egli appare come il principale esponente dei Gaetani nella vertenza sorta per la costruzione di un ponte sull'Arno presso le case di abitazione della famiglia. I Gaetani e i Duodi, sostenuti dalle famiglie Gualandi Bocci e Casalei Galli, ottennero dall'arcivescovo e dai canonici della cattedrale il consenso alla costruzione del nuovo ponte, cui però si opposero i membri delle famiglie Casapieri, Casalberti, Pandolfi e Gontulini, che controllavano l'unico ponte fin allora esistente. Il contrasto degenerò in lotta aperta e impedì addirittura la regolare elezione dei consoli per l'anno successivo.
Il G. morì poco dopo: risulta già defunto nella primavera-estate del 1186, quando il figlio Gerardo era detto "quondam Marzucci Gaitani".
Non conosciamo il nome di sua moglie, ma le fonti ci hanno conservato il ricordo di sei figli maschi: Gaetano, Galgano, Gerardo, Bandino giudice, Gusmaro, Ranieri giudice.
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