Scornigiani, Marzucco
Esponente della nobile famiglia pisana dei signori di Scorno, nacque dal giudice Scornigiano della cappella di Chinzica; egli stesso fu giudice (" cavalliere e dottor di legge " lo dice il Buti) e come tale ricoprì importanti uffici sia in Pisa che fuori; forse fu anche poeta.
Nel 1249 troviamo Marzucco giudice e assessore ad Arezzo ove conobbe Viva di Michele, padre del poeta fra' Guittone, che allora era camarlingo di quel comune, e lo stesso Guittone, in quel tempo " picciuol garzone " come ricorda egli stesso in una lettera al " nobile molto e magno seculare, d'amore e d'onore fabricatore messer Marzucco Iscornigiano ", con la quale chiede la restituzione di un prestito di cento libre fatto in altra epoca allo stesso Marzucco da Viva senza richiedere una scrittura legale a garanzia del credito. La questione del debito insoluto non guastò i rapporti di Marzucco con fra' Guittone il quale, in una lettera successiva, accompagnata dal sonetto Messer Marzucco Scornigian sovente, dimostra grande ammirazione verso lo S. e plaude alla sua decisione di dedicarsi alla vita religiosa.
Sull'attività politica svolta da Marzucco in Pisa dal 1253 è stata raccolta una ricca documentazione dal Luiso, e su queste basi possiamo tracciare un quadro piuttosto completo delle sue azioni. È menzionato infatti in un documento del 1253, e l'anno successivo fu nominato ambasciatore a Firenze, ma dovette declinare l'incarico per malattia. Nel 1256 fu arbitro in certe dispute di territorio fra Pisa e Firenze; il 16 maggio 1258 fu eletto dal podestà e consiglio di Pisa fra gli ambasciatori delegati a far la pace col comune di Genova, che era in lite col conte di Capraia, col giudice di Arborea e altri fautori del comune pisano. Dal 1258 al 1276 lo S. fu usato varie volte dal governo della sua città come ambasciatore. Nel maggio di quest'ultimo anno era infatti a Roma presso Carlo I d'Angiò, dal quale ottenne un salvacondotto per il suo rientro in patria. Nel giugno dello stesso anno Marzucco fu uno dei tre sindaci pisani che elessero un arbitro per alcune controversie con altre città toscane. Sappiamo inoltre sulla scorta del Davidsohn che nel dicembre del 1275, come sindaco della repubblica di Pisa, fu a Venezia per concludere una rinnovazione della lega del 18 luglio 1257 tra le due repubbliche marinare " ad destructionem et confusionem Ianuensium ". Nel 1282 fu infine podestà di Fabriano. Marzucco S., come i suoi antenati Pietro, Scornigiano e Sigieri, svolse un'intensa attività in Sardegna, non si sa se chiamatovi dalla corte arborense o inviatovi da Pisa; forse fu presente alla resa delle forze genovesi ai Pisani dopo l'assedio di Santa Gilla presso Cagliari (1258). Fu legato ai Visconti, consigliere di Mariano d'Arborea, e forse ebbe beni nella stessa capitale giudicale, se appartenne a lui la casa ricordata nel testamento che Ugone II redasse in favore di suo figlio Pietro. Nel 1266 comunque Marzucco fu procuratore di Mariano, allora domicello di Arborea, in una convenzione che quest'ultimo fece col comune di Pisa; nel 1273 (16 maggio), inoltre, riscosse in Pisa, per conto di Mariano giudice di Arborea, una certa somma di denaro.
Da una prima moglie di cui non conosciamo il nome, Marzucco ebbe almeno due figli, Gallo e Gano; nel 1258 sposò in seconde nozze Teodora di mescer Galgano Grossi dei Visconti dalla quale ebbe i figli Vanni e Parente. Quando, forse in seguito a un fatto eccezionale quale la vista di uno smisurato serpente nelle forre maremmane presso Scarlino (Buti) oppure in seguito a una crisi di misticismo, si decise a un passo di estrema gravità quale l'ingresso nell'ordine dei frati minori, egli si separò consensualmente dalla moglie, alla quale restituì la dote donandole un terreno a San Giusto di Cisanello. Teodora stessa entrò nel terz'ordine di s. Francesco come " soror penitentiae ". Il 18 aprile 1286 Marzucco era novizio nel convento francescano di Pisa, ove la sua cultura soprattutto giuridica dovette fargli completare alla svelta gli studi necessari per adire gli ordini maggiori. Ricevutili e divenuto sacerdote, fu addetto al convento di Santa Croce di Firenze. Fu spesso chiamato consultivamente, data la sua conoscenza del diritto e del mondo, a dare giudizi e pareri sia in questioni riguardanti il convento, sia in molte faccende private, fungendo spesso come testimone a testamenti e ad altri negozi giuridici, alla composizione di controversie e simili. Il Piattoli ha raccolto su Marzucco a Firenze un ricco materiale inedito, che si spinge cronologicamente sino al 7 novembre 1299, data che non sarà probabilmente lontana da quella della sua morte, dal momento che in un atto del 1301 Teodora appare come " uxor olim domini fratris Marzucchi Scornigiani ".
D. poté conoscere Marzucco, oltreché di fama, di persona, allorché si recava al convento di Santa Croce a far visita al giovanissimo frate Bernardo di Lapo Riccomanni, suo nipote ex sorore, e dovette essere particolarmente colpito da quest'uomo politico divenuto frate, sì da definirlo buon e forte (Pg VI 18). La ' forza ' di Marzucco si può intendere in relazione al dolore per l'uccisione del figlio Gano nelle lotte intestine a Pisa (v. SCORNIGIANI, Giano); o meglio, come ha ipotizzato il Dorini, per aver represso il proprio sdegno e il proprio grandissimo dolore in modo da frenare gli animi di partigiani e consorti, sì da non far precipitare la già instabile situazione della città.
Bibl. - A. Ferretto, Codice diplomatico delle relazioni fra la Liguria, la Toscana e la Lunigiana ai tempi di D. (1265-1321), in " Atti Soc. Ligure St. Patria " XXXI (1901) I 49, 302, 303; II 53, 69, 73; F.P. Luiso, Per un'allusione della D.C., in " Bull. " XIV (1907) 44-78; Davidsohn, Forschungen IV 372-373; G. Ferretti, Ancora di Marzucco S., in " Bull. " XVI (1909) 60-61; R. Davidsohn, Un'altra notizia su Marzucco S., ibid. XX (1913) 60-61; A. Ferretto, Personaggi della D.C. in Genova e nel Genovesato. Marzucco S. ambasciatore a Genova, in D. e la Liguria, Milano 1925; U. Dorini, Il tradimento del conte Ugolino, in " Studi d. " XII (1927) 31-64; D. Scano, Scritti inediti, Sassari 1962, 141-158.