mascella
Nei tre luoghi dell'Inferno in cui ricorre, il sostantivo è in senso proprio; ma mentre nel primo non ha particolare rilievo - Chirón prese uno strale, e con la cocca / fece la barba indietro a le mascelle. / Quando s'ebbe scoperta la gran bocca, / disse..., XII 78; nota il Bosco che " ogni gesto... è... visto al rallentatore; tre versi lenti e solenni per descrivere il liberarsi, che Chirone fa, della barba per parlare " (D. vicino, Caltanissetta-Roma 1966, 248) - evoca un'immagine drammatica nel gesto di Pier da Medicina, che puose la mano a la mascella / d'un suo compagno [Curio, impossibilitato a parlare perché mutilato della lingua] e la bocca li aperse, / gridando: " Questi è desso... " (XXVIII 94).
Pieno di scherno, accentuato dal successivo latri, il sonar con le mascelle (XXXII 107) con cui Buoso da Duera allude al fatto che Bocca degli Abati " resonabat dentibus, ex frigore, more ciconiae " (Benvenuto).